Il sorriso mite con cui don Francesco Brancaccio ci ha sempre accolto sulla soglia della chiesa del San Giovanni resta per noi indimenticabile, un dono e un insegnamento con cui affrontare i piccoli e grandi cimenti quotidiani. Umanità, garbo e dolcezza sono stati i tratti distintivi della sua guida spirituale per una comunità che con la forza della fede è riuscito a comporre pezzo dopo pezzo, anno dopo anno grazie al supporto dei catechisti, del diacono e di tutti gli operatori parrocchiali.
In questo tempo di profondo disincanto, don Francesco è riuscito nella missione di seminare i germogli della spiritualità e dei valori evangelici, di coltivarli e farli sbocciare nell’animo di ognuno di noi. A partire dai bambini e dai ragazzi, che con gioia e passione hanno animato le navate della chiesa in un cammino di crescita sana e di entusiasta partecipazione e, ancora, di incontro tra generazioni che hanno convissuto diventando non solo comunità ma famiglia.
“Né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere”. Tutto è racchiuso nel ripetersi di quel gesto antico: la manciata di semi gettata con abbondanza e caduta in terreni diversi, diventa gesto di coraggio, di fiducia e di speranza. Questo ci ha insegnato don Francesco, che è stato esempio di accoglienza, del fare comunità, dello svolgere la missione pastorale pienamente con amore. Ha riavvicinato diverse generazioni alla chiesa, alla parrocchia nel senso storico del termine, rendendo il linguaggio della Bibbia un racconto universale. Ciò che prima risultava inaccessibile è stato delicatamente adagiato sulle menti dei bambini e dei ragazzi andando a smuovere le loro coscienze ed illuminando le loro anime ancora acerbe. Rimarranno nei cuori e nei ricordi più cari di tutti noi le splendide gite parrocchiali organizzate magistralmente da don Francesco, che hanno cementato ancor di più il legame tra di noi ed il senso di comunità.
Sarebbe un vero peccato disperdere un tale patrimonio di amore e di valori cristiani, troncando un percorso di crescita spirituale ma soprattutto sociale per tanti bambini che si trovano in una fase importante della loro formazione.
Per questo motivo facciamo appello al buon senso ed alle coscienze di coloro che governano la Curia, affinché tale patrimonio venga preservato, che Don Francesco possa proseguire nella missione intrapresa e portare a compimento la maturazione spirituale di questi ragazzi che lo adorano e vorrebbero continuare con lui il loro percorso.
Ci rivolgiamo oggi a don Francesco con un sentimento carico di riconoscenza, gratitudine e anche malinconia. Ci ha trasmesso il valore della preghiera e della speranza e con quest’ultimo e prezioso insegnamento non possiamo che augurarci che non tutto sia perduto ed egli possa restare nella famiglia che ha costruito, qui nella chiesa del San Giovanni.
Un gruppo di famiglie e fedeli della Basilica del San Giovanni
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