di MARCO VALLONE
Sono passati 30 anni dalla morte di Nicholas Green, bambino statunitense di 7 anni assassinato nel settembre 1994 sull'autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, nei pressi dell'uscita di Soriano Calabro. Il piccolo fu vittima di un errore commesso da alcuni 'ndranghetisti, che scambiarono la macchina su cui viaggiava la sua famiglia per quella di un gioielliere locale, crivellandola di colpi.
7 erano gli anni del bambino, e 7 furono i suoi organi donati grazie alla volontà dei genitori, che ne autorizzarono il prelievo. La vicenda suscitò all'epoca dei fatti grande clamore, visto che in Italia fino a quel momento non si parlava granché di questo genere di possibilità: lo scuotimento dell'opinione pubblica fu tale da fare aumentare le donazioni di organi nel Paese, molto colpito e sensibilizzato non solo dalla tragedia, ma anche dalle conseguenze di impatto sanitario che ne sono derivate.
Lo ha ricordato questo pomeriggio Barbara Lucia, socia della sezione Fidapa BPW Italy di Catanzaro e responsabile “Task Force Salute”, che ha coordinato l'iniziativa promossa da Fidapa al fine di accendere i fari dell'opinione pubblica sul rilevante tema della donazione degli organi. L'iniziativa, svoltasi presso la sala concerti del Comune di Catanzaro, è stata patrocinata dal Comune, rappresentato per l'occasione dall'assessore alla Pubblica Istruzione, Nunzio Belcaro, presente all'evento. La presidente della sezione Fidapa di Catanzaro, Rossella Barillari, ha inoltre tenuto a portare i propri saluti istituzionali ai lavori, impreziositi dall'importante contributo della dott.ssa. Anna Grande, responsabile del reparto di terapia intensiva (donazione e trapianti) presso l'A.O.U. Renato Dulbecco di Catanzaro.
La responsabile “Task Force Salute” della sezione Fidapa di Catanzaro, Barbara Lucia, ha affermato come quella di oggi sia stata “una serata che la Fidapa ha pensato da tanti mesi per la sensibilizzazione su questo tema così importante. Ancora oggi abbiamo un grande cammino da fare, e uno grande alle spalle perché 30 anni fa moriva Nicholas Green, dando una svolta importantissima alla cultura della donazione, che in Italia era quasi del tutto sconosciuta. Abbiamo ancora tanta strada da fare perché, soprattutto nel momento del nostro assenso alla donazione degli organi, abbiamo secondo dei dati nazionali ancora un 30% di popolazione che dice no alla donazione degli organi. Dice no per dubbi, per perplessità, per paure. E stasera insieme alla dottoressa Grande e agli altri ospiti abbiamo voluto chiarire questi dubbi e queste perplessità”.
La presidente della sezione Fidapa di Catanzaro, Rossella Barillari, ha da parte sua sottolineato come, con questa iniziativa, obiettivo dell'associazione sia quello di “dare un segno importante, come movimento di opinioni, e dimostrare che da un evento tragico ci può essere la vita e una rinascita. 30 anni dalla scomparsa di quel meraviglioso fanciullo, che è stato Nicholas Green, con quel gesto straordinario di generosità che ha segnato il mondo e non soltanto l'Italia. Non poteva che essere commemorato dalla Fidapa. E quindi noi, che ci occupiamo anche di salute, abbiamo ritenuto di dare un piccolo contributo con questo incontro di natura strettamente pratica. I nostri relatori oggi hanno portato delle testimonianze, e la dottoressa Grande, che è la responsabile della terapia intensiva e, in quanto tale, si occupa anche degli espianti e del coordinamento di tutta l'attività della nostra azienda ospedaliera unica, ha potuto sfatare tutti quei dubbi, in modo che le persone comprendano quanto sia importante dare un proprio contributo in tante cose, in tanti settori. Noi diciamo 'ah, non posso fare niente. Non posso intervenire'. Qui il nostro contributo è determinante, e quindi Fidapa lo ha chiesto a tutto l'auditorio e a chi ha potuto assistere a questo incontro”.
L'assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Catanzaro, Nunzio Belcaro, ha evidenziato come dire sì alla donazione degli organi voglia significare “scegliere. Scegliere vuol dire avere una struttura di consapevolezza. E, sembrerà strano, ma ancora in questo Paese il 30% delle persone alla domanda 'Vuoi donare gli organi?' risponde no. Il 30% vuol dire milioni e milioni di persone: io sono convinto che questo accade perché questa cultura, questa consapevolezza, non ha avuto modo di essere costruita. Quindi è importantissimo quello che accade oggi nella sala concerti del nostro Comune, messo in piedi dalla Fidapa. Siamo abituati a questa eccellenza di loro produzione di sensibilizzazione, di approfondimento, e sempre con tantissima validità di contenuti. Quindi sono qui per sottolineare assolutamente questo. E so che accadranno, attraverso la nostra vicesindaca Giusy Iemma, che ha anche la delega all'anagrafe, attività in tal senso, che poi sono anche più tecniche e operative, per far sì che questa cosa acceleri e che il nostro Comune su questo argomento sia all'avanguardia e in cima alla lista dei numeri nazionali”.
Infine la dott.ssa Anna Grande, responsabile del reparto di terapia intensiva (donazione e trapianti) dell'A.O.U. Renato Dulbecco di Catanzaro, si è dapprima soffermata sulla tendenza attuale nelle donazioni di organo: “Nell'ultimo anno devo dire che, mentre avevamo avuto un fermo subito dopo il Covid, c'è stata una ripresa. Il problema continuano ad essere le opposizioni perché, da parte nostra, le diagnosi in rianimazione si fanno. Però basti pensare che su 30 diagnosi che abbiamo fatto, solamente 12 di queste famiglie hanno detto sì alla donazione. Quindi il problema rimane sempre quello dell'opposizione, per cui bisognerebbe cercare di far capire alla popolazione che intanto donare è un atto di assoluta libertà d'animo anche, no? Ma soprattutto di grande socialità – ha sottolineato la dott.ssa Anna Grande -. Perché chi decide di donare vuol dire che nella propria vita ha sempre donato: quindi si continua a fare quello che è tutto il percorso. E poi, con l'atto di donazione, è come se noi riuscissimo a combattere quella che è la morte. E comunque a noi rianimatori, che siamo sempre sul fronte per salvare le vite, ci capita che, quando non riusciamo a far questo, purtroppo dobbiamo fermarci, perché il traumatismo, l'emorragia, è stata più devastante di quello che ci aspettavamo. E allora cerchiamo di superare anche noi questa morte con la proposta di donazione”.
Questa proposta “è un obbligo di legge da parte delle rianimazioni – ha evidenziato la dottoressa -. Sia fare la diagnosi e sia fare la proposta di donazione”. La volontà del donatore prevale su quella della famiglia: “Bisognerebbe infatti decidere in vita, non lasciando mai ai parenti l'incombenza di decidere per gli altri perché comunque, quando si dà la comunicazione di morte, è un momento in cui la famiglia non vuole sentire nulla, perché comunque la morte, quando arriva, sia che lo faccia a 90 anni che a 30, è sempre un momento inaspettato di grande dolore. Per cui dare alla famiglia da una parte la comunicazione di morte, e poi dire se c'è la volontà per la donazione, capite bene che ha un grosso impatto. E tante volte i no sono dovuti probabilmente proprio all'impreparazione, al fatto che la gente non si aspetta questo tipo di domande. Siccome ormai tramite l'A.I.D.O., tramite tutte le associazioni, il Comune, il tesserino blu, c'è la possibilità di decidere in vita, allora decidiamo noi cosa vogliamo fare dei nostri organi. Non lasciamo questa incombenza agli altri”.
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