Catanzaro. Gettonopoli, 18 consiglieri comunali pagano il “conto”: in arrivo l’archiviazione per tenuità del fatto (I NOMI)

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Catanzaro. Gettonopoli, 18 consiglieri comunali pagano il “conto”: in arrivo l’archiviazione per tenuità del fatto (I NOMI)
La Corte d' Appello di Catanzaro
  15 dicembre 2020 09:25

Truffa “semplice”. E’ l’ipotesi di reato formulata contro ventinove consiglieri comunali di Catanzaro e cinque amministratori di ditte private che hanno ricevuto i rimborsi di danaro pubblico e che a dicembre del 2019 ha colpito la politica catanzarese.

Dopo l’alleggerimento delle accuse registrato ad agosto (da truffa aggravata a semplice) in questi giorni si è mosso un nuovo capitolo della vicenda: oltre 9mila euro versati nelle casse del Comune di Catanzaro. A pagare nel bilancio di Palazzo De Nobili sono 18 consiglieri comunali indagati proprio in “Gettonopoli”. I versamenti si spiegano così: chi paga può accedere all’archiviazione per tenuità del fatto, soluzione già paventata nei mesi scorsi e che a questo punto dovrebbe essere imminente.

Banner

Hanno pagato il conto:

Banner

Roberta Gallo (372.92€)

Banner

Francesco Gironda (407.18€)

Cristina Rotundo (542.90€)

Fabio Talarico (380.07€)

Agazio Praticò (772,44€)

Filippo Mancuso (462,24€)

Antonio Ursino (399,56)

Luigi Levato (526,88€)

Francesca Carlotta Celi (430.29€)

Fabio Celia (190,02€)

Antonio Angotti (710.14€)

Antonio Mirarchi (664.33€)

Manuela Costanzo (844.38€)

Rosario Lostumbo (797.17€)

Giulia Procopi (246.11€)

Rosario Mancuso (585.97€)

Lorenzo Costa (401.60€)

Giuseppe Pisano (300€ su 1004€)

CHE COS’È LA PARTICOLARE TENUITÀ DEL FATTO. 
Introdotto nel 2015, l’articolo 131 bis codice penale è una clausola di esenzione dalla pena, applicabile entro il limite esterno dato dalla pena edittale massima dei cinque anni di detenzione. 
L’offesa deve risultare di particolare tenuità ed il comportamento non deve essere abituale. 
L’articolo 131-bis evidenzia in sostanza la sussistenza di un reato, ma che risulti non meritevole di punibilità a causa dello scarso disvalore che lo contrassegna. In questo caso, inoltre, gli indagati hanno risarcito (riparato) la porte offesa: il Comune.
Il provvedimento di archiviazione per particolare tenuità del fatto deve essere iscritto nel casellario giudiziale ma non è menzionato nei certificati rilasciati a richiesta dell'interessato, del datore di lavoro e della Pubblica Amministrazione, a differenza dell’archiviazione “piena” per infondatezza della notizia di reato.

L’elenco degli indagati in Gettonopoli è ancora più lungo. Ci sono anche Gianmichele Bosco (dimesso), Nicola Fiorita (dimesso), Giovanni Merante, Libero Notarangelo (dimesso), Eugenio Riccio, Antonio Triffiletti, Demetrio Battaglia. E poi un altro gruppo: Andrea Amendola, Enrico Consolante, Sergio Costanzo, Tommaso Brutto. Il primo assimilabile e riconducibile al resto dei consiglieri per il quadro indiziario a loro carico: secondo le contestazioni, tutti si sarebbero messi d’accordo per far risultare nei verbali riunioni in realtà svolte in modo fittizio, o presenze “saltuarie” (una firma e via) giusto per accaparrarsi il gettone di presenza.

Alcuni di questi però puntano all’archiviazione completa per infondatezza dell’accusa o, eventualmente, a dimostrare la propria innocenza in giudizio.

Il secondo, come ricorda la Gazzetta del Sud questa mattina, è collegato alla questione più delicata dei rimborsi alle ditte private. L’azienda chiede al Comune di essere pagato perché il consigliere ha dovuto svolgere mansioni istituzionali invece della normale attività lavorativa. Il dipendente dimostra di essersi dedicato all’Ente pubblico e la ditta presenta al Comune (in questo) caso la fattura a titolo di rimborso. Secondo la Procura i quattro consiglieri comunali accusati di truffa aggravata per quest capo di imputazione non avrebbero svolto le professioni indicate ma avrebbero ricevuto  ugualmente il rimborso (per Brutto 103mila euro, Amendola 46mila; Consolante 23mila; Costanzo 78mila).

Compaiono nel collegio difensivo gli avvocati Vincenzo Ioppoli, Danilo Iannello, Adolfo Larussa, Antonio Ludovico, Giuseppe Pitaro, Amedeo Bianco, Stefania Caiazza, Sergio Rotundo, Maria Antonietta Iorfida, Antonio Lomonaco, Eugenio Felice Perrone, Giovanni Merante, Gregorio Viscomi, Helenio Cartaginese, Francesco Iacopino, Michel De Cillis, Gemma Alfieri, Saverio Nicola Loiero, Enzo De Caro, Danila Gullì, Marco Reina, Flavio Pirrò, Rosario Montesanti, Maurizio Belmonte e Luca De Munda (ed.cor.)

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner