Catanzaro, "Gettonopoli". L'astensione degli avvocati fa slittare l'udienza preliminare: rinvio a ottobre

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  24 giugno 2021 11:04

di EDOARDO CORASANITI

Nessun colpo di scena alla prima udienza preliminare del processo "Gettonopoli": gli avvocati di Catanzaro aderiscono all'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 24 e 25 giugno 2021 proclamata dall'Unione delle Camere Penali Italiane e il giudice rinvia al prossimo 28 ottobre.  

L'astensione è stata proclamata dalla Giunta delle Camere Penali, presieduta da Gian Domenico Caiazza, per i fatti di Verbania e per il rilancio della riforma costituzionale della separazione delle carriere. 

Il processo è noto nel capoluogo di Regione. Sul banco degli imputati 12 persone, chiamate a rispondere di falso e truffa nell’ambito del caso giudiziario che a dicembre 2019 ha investito Palazzo de Nobili e che ha spedito Catanzaro all'attenzione dei media nazionali. Al centro dell'inchiesta, i gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali durante le commissioni consiliari nel periodo che va da novembre a dicembre del 2018 e assunzioni fittizie per ottenere rimborsi dal Palazzo de Nobili.

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Nella richiesta di rinvio a giudizio, i consiglieri comunali di Catanzaro Giovanni Merante, Libero Notarangelo (dimesso), Andrea Amendola, Enrico ConsolanteSergio Costanzo, Tommaso Brutto (dimesso), Antonio Triffiletti. Ma anche per Antonio Amendola (in concorso con Andrea Amendola),  Carmelo Coluccio e Musielak Elzibieta (in concorso con Tommaso Brutto),  Salvatore Larosa (in concorso con Sergio Costanzo), Sabrina Scarfone (in concorso con Enrico Consolante)

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Nel collegio difensivo, gli avvocati Gregorio Viscomi, Giuseppe Pitaro, Adolfo Larussa, Antonio Ludovico, Antonio Lomonaco, Luca De Munda, Flavio Pirrò, Gemma Alfieri.

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E a proposito di palazzi e manovre politiche, nei giorni scorsi l'amministrazione comunale ha scricchiolato sulla costituzione di parte civile. Forza Italia non ha partecipato alla deliberazione in giunta preferendo aspettare una condanna prima di esprimersi, ma alla fine la delibera è stata partorita dall'esecutivo guidato da Sergio Abramo. Con una soluzione tecnica che si traduce così: distinguere le posizioni fra "l’ipotesi della percezione del cosiddetto gettone di presenza per la partecipazione alle commissioni consiliari permanenti dall’altra ipotesi, pure oggetto di indagine, concernente i rimborsi ai datori di lavoro dei consiglieri medesimi e che occorreva tenere conto anche del danno all’immagine avente anch’esso natura patrimoniale". Questa impostazione esclude quindi i consiglieri (Giovanni Merante, Libero Notarangelo e Antonio Triffiletti) la cui posizione sarà esaminata domani ma per contestazioni legate appunto ai gettoni, mentre tiene dentro quattro consiglieri: Andrea Amendola, Tommaso Brutto, Enrico Consolante e Sergio Costanzo accusati di truffa aggravata assieme ai titolari delle ditte che li avrebbero, secondo l'accusa, assunti 'fittiziamente', ossia Salvatore La Rosa, Sabrina Scarfone, Antonio Amendola, Carmelo Coluccio ed Elzbieta Musielak. 
Oggi l'avvocato nominato dal Comune ha preannunciato la volontà di costituirsi ma la procedura verrà formalizzata a ottobre. 


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Il meccanismo contestato dalle accuse per la truffa. L’azienda chiede al Comune di essere pagata perché il consigliere ha dovuto svolgere mansioni istituzionali invece della normale attività lavorativa. Il dipendente dimostra di essersi dedicato all’Ente pubblico e la ditta presenta al Comune (in questo) caso la fattura a titolo di rimborso. Dunque, i consiglieri comunali accusati di truffa aggravata per questo capo di imputazione non avrebbero svolto le professioni indicate ma avrebbero ricevuto ugualmente il rimborso (per Brutto 103mila euro, Amendola 46mila; Consolante 23mila; Costanzo 78mila).

Triffiletti, Merante e Notarangelo appartengono esclusivamente al filone relativo ai gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali durante le commissioni consiliari.  Secondo le contestazioni, si sarebbero messi d’accordo per far risultare nei verbali riunioni in realtà svolte in modo fittizio, o presenze “saltuarie” (una firma e via) giusto per accaparrarsi il gettone di presenza.

Per lo stesso troncone, sono state completamente archiviate le accuse nei confronti di Gianmichele Bosco (difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Mariantonietta Iorfida) Nicola Fiorita (difeso dall'avvocato Danilo Iannello), Eugenio Riccio (difeso dall'avvocato Antonio Lomonaco) e Demetrio Battaglia (difeso dall'avvocato Amedeo Bianco). 

LEGGI QUI L'ARCHIVIAZIONE PER BOSCO, FIORITA, RICCIO E BATTAGLIA

Su un altro binario viaggia invece il treno che porta gli indagati con l'archiviazione per tenuità del fatto. Il pm Pasquale Mandolfino ha chiesto l'archiviazione 19 indagati; sei si sono opposti, andando alla ricerca di un'assoluzione più ampia: Filippo Mancuso (difeso da Francesco Iacopino), Agazio Praticò (difeso da Antonio Lomonaco), Antonio Mirarchi (difeso da Eugenio Perrone), Fabio Celia (difeso da Eugenio Perrone), Antonio Angotti (difeso da Eugenio Perrone), Manuela Costanzo (difesa da Giuseppe Pitaro). Il giudice ha fissato per il 6 ottobre l'udienza in cui compiranno anche gli altri indagati, secondo cui però "ad un primo esame proprio in questa fase ed impregiudicata ogni ulteriore valutazione, le considerazioni poste a fondamento della richiesta di archiviazione medesima non appaiono condivisibili”. Ai sei che si sono opposti si aggiungono Roberta Gallo (difesa da Amedeo Bianco), Francesco Gironda (difeso da Amedeo Bianco), Cristina Rotundo (difesa da Amedeo Bianco), Fabio Talarico (difeso da Amedeo Bianco), Antonio Ursino (difeso da Danila Gullì), Luigi Levato (difeso da Helenio Cartaginese), Francesca Carlotta Celi (difeso da Marco Reina), Rosario Lostumbo (difeso da Vincenzo Ioppoli), Giulia Procopi (difesa da Enzo De Caro), Rosario Mancuso (difeso da Michele De Cillis), Lorenzo Costa (difeso da Maurizio Belmonte), Giuseppe Pisano (difeso da Pisano Giuseppe), Enrico Consolante (difeso da Flavio Pirrò e Rosario Montesanti).

CHE COS’È LA TENUITÀ DEL FATTO: Introdotto nel 2015, è una clausola di esenzione dalla pena, applicabile entro il limite esterno dato dalla pena edittale massima dei cinque anni di detenzione.  L’offesa deve risultare di particolare tenuità ed il comportamento non deve essere abituale. L’articolo 131-bis evidenzia in sostanza la sussistenza di un reato, ma che risulti non meritevole di punibilità a causa dello scarso disvalore che lo contrassegna. Inoltre, gli indagati hanno risarcito (riparato) la parte offesa: il Comune. 

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