di GIORGIO VENTURA
L’amministrazione comunale di Catanzaro, che ha sempre dimostrato attenzione al centro cittadino, se non altro per la periodica inversione del senso di marcia delle auto, che non si è mai capito a chi giova, ha pensato bene di trasferire l’inutile gazebo, collocato a suo tempo adiacente alla Chiesa di San Giovanni, per spostarlo all’innesto della tangenziale con il viadotto Kennedy, nel bel mezzo di un incrocio dove dovrebbe servire a scopi di pubblica utilità (!!??).
Fare e disfare è tutto un lavorare, recita un italico proverbio con il significato che quando si lavora male si lavora il doppio. A proposito di centro storico, sempre rimarcando l’attenzione dell’amministrazione comunale per il salotto buono della città, un interrogativo sorge spontaneo: ma gli arredi urbani, disposti con lo scopo di decorare il centro e anche per ragioni di sicurezza visto che sul corso i marciapiedi sono stati, a suo tempo, livellati, in base a quale criterio vengono destinati?
Un nostro socio ha giustamente ricordato che, sino agli anni 2000, l’arredo urbano era di competenza dell’assessorato urbanistica, che, considerando la sua funzione prevalentemente tecnica, si occupava di arredare le strade cittadine, dopo un’accurata progettazione, che tenesse conto degli aspetti estetici e del rispetto normativo e anche delle distanze stradali in modo che l’arredo non creasse ostacolo alla circolazione delle auto e dei pedoni.
Oggi, invece, l’impressione è che la scelta degli arredi e la loro collocazione venga effettuata con superficialità e senza alcuno studio specifico. Come non sottolineare quanto accaduto ai paletti collocati all’imbocco di Corso Mazzini (Lato San Giovanni), posti, all’inizio, in maniera tale da restringere inspiegabilmente la carreggiata e poi rimossi e ricollocati, più all’interno, dopo le critiche e le proteste social di centinaia di cittadini. Fare e disfare appunto!
Un’altra critica che molti rivolgono, a questo riguardo, è proprio sulla tipologia dei paletti, davvero variopinta, da far pensare che, come consulente, sia stato scelto il buon Arlecchino. A proposito che fine hanno fatto i paletti di bronzo con le catene che un tempo delimitavano le aree riservate ai pedoni? Ricordiamo che sono stati rimossi e rimpiazzati dalle fioriere. Una scelta sicuramente più adeguata all’estetica ma che, ahimè, ha consentito anche la mobilità degli arredi. Infatti capita spesso di notare, passeggiando sul corso, degli spazi vuoti con il segno circolare lasciato dal pesante vaso.
Probabilmente, complice il vento, la fioriera, alcune volte, si muove e si sposta più in là, dove forse da meno fastidio ,altre volte invece sparisce senza lasciare traccia alcuna. In quest’ultimo caso dove vanno a finire le fioriere? Nei magazzini comunali, nei giardini pubblici, o si perdono nei meandri cittadini?
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