di MARCO VALLONE
Un incontro con i fari accesi sull'eolico, in cui si è discusso di come sia possibile armonizzare la transizione ecologica con il paesaggio. Il contemperamento di interessi così rilevanti risulta essere tema di non poco conto, al punto da accendere riflessioni di rilievo non solo nell'ambito strettamente istituzionale, ma anche nella società civile, ed in particolar modo tra i professionisti attenti a questo genere di dinamiche.
Questo il focus su cui si è incentrato l'appuntamento odierno “Il vento e la bellezza: alla ricerca dell'armonia tra transizione ecologica e paesaggio”, organizzato dall'Ordine degli Architetti di Catanzaro, andato in scena questo pomeriggio presso la Casa delle Culture della Provincia di Catanzaro.
Hanno portato i loro saluti istituzionali Eros Corapi, Presidente dell'Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Catanzaro; Francesco Livadoti, Presidente dell'Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Crotone; Filippo Mancuso, Presidente del Consiglio Regionale della Calabria; Stefania Argenti, Soprintendente archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone; Giusy Iemma, Vicesindaco di Catanzaro.
L'evento si è inoltre avvalso degli interventi tecnici apportati da Alessandro Mazzitelli, docente di istituzioni di diritto pubblico e diritto dell'ambiente presso l'UNICAL; Nicola Sorrentino, docente di sistemi elettrici per l'energia presso l'UNICAL; Francesco Calabrò, docente di estimo e valutazione economica dei progetti presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria. La moderazione dell'incontro è stata curata dall'architetto Alessandra Pasqua.
Il Presidente dell'Ordine degli Architetti di Catanzaro, Eros Corapi, ha sottolineato come questo appuntamento sia stato “molto importante, poiché ci sono evoluzioni normative recentissime e cogenti: intendo dire che a Luglio il Ministero dell'Ambiente ha prodotto il decreto 'Aree idonee' per la produzione di circa 80 GW nel giro di n anni (entro il 2030, da fonti rinnovabili, aggiuntivi rispetto al 31 Dicembre 2020 ndr.), demandando alle Regioni la parte di propria competenza. La Regione entro il 31 dicembre mi pare, entro l'anno, dovrà in proposito legiferare. Ora, è chiaro che nessuno di noi è contro la transizione ecologica, nessuno di noi è contro la produzione di energia pulita e ci mancherebbe altro. Riteniamo però sia necessario – ha affermato Eros Corapi – armonizzare degli aspetti che in particolare in Calabria sono estremamente rilevanti. Sotto questo profilo penso al paesaggio, alle ricadute sul turismo e su quelli che sono una serie di aspetti che in Calabria devono essere necessariamente contemperati. Quindi andiamo proprio alla ricerca di questa armonizzazione attraverso una giornata che ci consenta di indagare quegli aspetti tecnici, e quindi nulla di opinabile, e normativi, attraverso esperti, docenti universitari, che ci portano il punto di vista oggettivo della norma e dei parametri tecnici su cui si fonda questo nostro incontro. Cerchiamo di fare informazione, cerchiamo di dare al pubblico degli strumenti per poter fare serenamente e in assoluta autonomia le proprie valutazioni”.
A questo proposito, uno degli esperti protagonisti della giornata, il professore Nicola Sorrentino, ha evidenziato come tema centrale di giornata sia stato quello della “transizione energetica, di cui bisogna inevitabilmente parlare. Siamo tutti coinvolti nel cambiare il nostro modo di consumare l'energia elettrica, e il modo di produrre l'energia elettrica, come ci è tante volte capitato nel corso dell'umanità. Ora il discorso è quello per cui bisogna vedere se riusciamo a dominare questa transizione. Ogni fonte deve essere valutata nei suoi pro e contro, e sicuramente un mix tra le diverse fonti rinnovabili risulta essere la scelta vincente per questa transizione. Dobbiamo tener conto del fatto che noi abbiamo tante risorse naturali – ha proseguito Nicola Sorrentino -, ed abbiamo tra le risorse naturali proprio le risorse rinnovabili. Spetta a noi valorizzarle, cercando di non venderci neanche il vento come purtroppo è successo in passato. Quindi dobbiamo diventare attori protagonisti della transizione: solo se lo diventiamo non avremo paura delle pale eoliche, non avremo paura degli impianti fotovoltaici e di tutti i sistemi di produzione da fonte rinnovabile. Se li subiamo, avremo tanta paura. Come tutte le tecnologie a nostra disposizione, hanno dei pro e dei contro: sarà fondamentale andare a valorizzare i pro e minimizzare i contro”.
La riflessione, a questo punto, si è spostata su come concretamente sia possibile realizzare questi ambiziosi obiettivi: “Come si può fare? Abbiamo degli strumenti che ci sono stati dati dalla Commissione Europea – ha detto il prof. Nicola Sorrentino -. Sono le comunità energetiche rinnovabili e le comunità energetiche di cittadini: questi sono strumenti istituiti proprio per coinvolgere le comunità locali nello sviluppo delle fonti rinnovabili e far massimizzare il ritorno della produzione di energia da fonte rinnovabile sul territorio. Questo è lo scopo delle comunità: favorire il sociale. E allora bisogna impegnarsi nello sviluppare questi strumenti, in modo tale che tutti questi progetti vengano convogliati secondo una finalità sociale. Ci sono degli strumenti, che non è semplice utilizzare come tutte le cose, ma impegnandoci, probabilmente, riusciremo a traghettare la nostra regione verso un futuro sostenibile da tutti i punti di vista: economico, sociale e quindi anche dell'energia”. Relativamente a quale possa essere la ricaduta economica sui cittadini del territorio, Sorrentino ha sottolineato come questa conseguenza è necessario che ci sia: “Deve esserci una ricaduta economica: si parla della famosa accettabilità sociale. Bisogna sviluppare modelli di business che siano in grado di realizzare questo genere di vantaggi per le comunità locali. Attualmente ci sono queste possibilità, c'è la possibilità appunto di creare comunità energetiche di cittadini, soprattutto per quanto riguarda le pale eoliche e i grandi impianti eolici. La Calabria è zona di mercato, e quindi può essere, tra virgolette facilmente, un ponte di sviluppo delle comunità energetiche di cittadini e quindi coinvolgere anche i grandi produttori in una ricaduta sociale sul territorio. E' un modello, chiaramente bisogna lavorarci su, e devono essere le autorità locali a dare il La a questi strumenti, a dominarli, e farli diventare veri mezzi di sviluppo sociale, economico ed energetico”.
Nicola Sorrentino ha poi fornito alcune indicazioni relativamente a come la Regione dovrebbe muoversi per questo scopo: “C'è un fatto tecnico vero e proprio, che è quello delle autorizzazioni ambientali: queste sono ben definite e bisogna seguire quello che è l'iter, perché ovviamente la legge lo prevede. Come si è discusso molte volte anche in sede di Ministero, ahimè c'è un proliferare di progetti che vengono presentati con grossissime lacune: questi vanno ad intasare quello che è l'iter autorizzativo. Ci sono infatti iter autorizzativi che durano decenni, causati anche e soprattutto da progetti poco accurati da alcuni punti di vista. Esaurita la fase di tipo autorizzativo, c'è una fase successiva, che è quella di coinvolgimento dei produttori in modelli di business nel quale entrano a far parte un modello più ampio della gestione dell'energia all'interno della Regione Calabria, Questo deve fare la Regione: si stanno facendo piccoli passi per quanto riguarda la definizione delle comunità energetiche rinnovabili, pochissimo relativamente alle comunità energetiche di cittadini, che sono sicuramente un sistema complesso. Il percorso non è semplice, per carità, perché nulla è semplice in un contesto così articolato. Però probabilmente iniziare il cammino potrebbe portare a dei benefici, e ad una maggiore accettabilità e ricaduta sociale degli impianti all'interno del sistema. Ne dico solo una – si è accinto a concludere il prof. Sorrentino -: più produciamo energia da fonte rinnovabile, più il prezzo dell'energia si abbassa. La nostra Regione è zona di mercato: quindi più produciamo energia da fonte rinnovabile, più il prezzo dell'energia per i cittadini calabresi dovrebbe essere più basso. Se magari iniziamo a fare un percorso da questo punto di vista, potrebbe aumentare quella che è l'accettabilità sociale e il vantaggio economico dalla produzione di energia da fonte rinnovabile”.
La soprintendente archeologica belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro e Crotone, Stefania Argenti, ha affermato da parte sua come la situazione relativa al dibattito in essere sui parchi eolici off-shore sia “molto complessa, in quanto noi dobbiamo rispondere a delle esigenze primarie: quelle sicuramente di favorire la produzione di energia pulita. Siamo ad bivio, e quindi dobbiamo essere consapevoli che bisogna trovare una giusta via. Dall'altra parte dobbiamo essere altrettanto consapevoli del fatto che la giusta via si debba trovare senza togliere delle risorse preziose, come quelle paesaggistiche, quelle monumentali, quelle storico artistiche piuttosto che quelle archeologiche. Quindi si deve trovare quel giusto connubio, quella giusta saggezza, quella giusta capacità di individuare aree idonee, che è poi quello che chiede il legislatore. Ecco, su questo si sta lavorando, cercando di dare il contributo dovuto. Ripeto, secondo me siamo arrivati a un punto di non ritorno: abbiamo inquinato troppo. Dall'altro bisogna farlo in modo saggio, in modo consapevole, sapendo quali sono i grandi patrimoni del territorio”. La ricerca dell'armonia tra transizione ecologica e paesaggio va ricercata, secondo Stefania Argenti, “cercando di dare indirizzi intelligenti, e cercando di capire quali siano le peculiarità che non devono essere intaccate. E' un lavoro molto difficile che nasce da un presupposto: quello della piena consapevolezza dei valori identitari, dei valori paesaggistici del territorio. Noi stiamo cercando di capire quali siano queste valenze proprio per poter dare delle giuste indicazioni”.
Francesco Livadoti, Presidente dell'Ordine degli architetti di Crotone ha infine evidenziato come l'ordine da lui rappresentato sia “favorevole a qualsiasi forma di sviluppo che possa presentarsi nei nostri territori. Siamo contrari invece quando queste forme di sviluppo sono realizzate senza il rispetto delle regole. Quindi insistiamo nel dire che qualsiasi attività realizzata nei nostri territori debba essere sottoposta al vaglio delle regole. In questo periodo storico, come comuni capoluoghi della Calabria (sia Crotone che Catanzaro), abbiamo accumulato un ritardo atavico, per esempio nella stesura dei piani strutturali comunali. All'interno avremmo dovuto mettere ad esempio le strategie di sviluppo, strategie anche che prevedevano l'installazione di parchi eolici, di impianti di fonti rinnovabili. E invece non l'abbiamo ancora fatto. Quindi questa responsabilità abbraccia tutti: dalla politica, ai cittadini, agli ordini professionali che evidentemente non riescono a farsi sentire abbastanza, non dicendo, sempre con più forza, quello che oggi invece proviamo a dire anche con questo convegno”.
Relativamente ai parchi eolici, Livadoti ha evidenziato come ve ne siano “più di 400 in Calabria, già realizzati. Più 350 in attesa di valutazione, tra cui 12 parchi off-shore. Il 70% è tra le province di Crotone e Catanzaro: questo è un dato importantissimo, e stando a questo potremmo dire che in Calabria si produce più energia di quanto si consuma. Senza alcuna ricaduta sui territori. Anzi, è una ricaduta al contrario perché ci vengono deturpate le bellezze paesaggistiche e naturalistiche. Mi riferisco a quelli che già vediamo e conosciamo, perché quelli a mare ancora dobbiamo sperimentarli. Negli allegati pubblicati sul sito del Ministero, più di 100 allegati per il parco off-shore del Golfo di Squillace (che comprende più Comuni: Squillace, Catanzaro, Botricello fino ad arrivare a Crotone), si vede come questi parchi dovrebbero essere realizzati a una distanza che va da 22 a 33 km dalle coste. Diciamo che la risposta, in termini di visibilità e di fastidi, che ci viene data è che non sono visibili alla costa. Però il concetto di bellezza che viene affrontato oggi non si misura solo con la visibilità, ma anche con la percezione di sapere che ci sono dei sistemi che sono innaturali, e molto vicini alle vite dei nostri concittadini, dei nostri figli e delle nostre famiglie”.
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