Catanzaro. Il consigliere comunale Mirarchi: "Abramo ha smesso di fare il sindaco"

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Antonio Mirarchi
  14 agosto 2021 15:14

«Un percorso che poteva essere virtuoso e nuovo, malgrado fosse stato avviato da una figura istituzionale come il sindaco Sergio Abramo ormai all'ennesimo mandato di una brillante carriera, quello iniziato dall'amministrazione comunale di centrodestra ancora una volta uscita vittoriosa nel delicato appuntamento elettorale del 2017. Un successo contro ogni pronostico della vigilia, ottenuto grazie all'impegno e al sostegno dei grandi partiti tradizionali dello schieramento quali Forza Italia e a realtà locali dalla solida struttura come la mia Catanzaro da Vivere. Una macchina perfetta, insomma. Che, sebbene la presenza di molti neofiti in squadra, tra Consiglio e Giunta, si apprestava a governare la città magari con un pizzico di inesperienza, però con tanto entusiasmo e voglia di far bene. Un viatico più che positivo, in sostanza, che ci avrebbe permesso di ottenere risultati incoraggianti, come stava in effetti succedendo nei primi mesi e anni della consiliatura adesso al termine. Peccato, però, che Abramo e i suoi più stretti collaboratori invece di ingranare la quarta, da fine 2018, nel periodo delle maggiori potenzialità anche in virtù della contestuale elezione a presidente della Provincia del nostro sindaco, hanno innestato la retromarcia fino a trascinarsi stancamente in folle. Il capoluogo, infatti, è scomparso in modo inesorabile dall'agenda del primo cittadino, se non per aspetti a mio avviso marginali, sacrificato da una caccia a oltranza a un posto al sole in Cittadella». 

Caustico, al solito, l'incipit del consigliere comunale Antonio Mirarchi, che in un comunicato stampa ha stigmatizzato un'asserita distrazione dello stesso Abramo il quale avrebbe smesso di fare il sindaco a tempo pieno, dedicando la maggior parte delle energie a inseguire con irriducibile frenesia la designazione alla carica di governatore. «Io - ha proseguito il membro del civico consesso - sono il primo tifoso di Abramo, a cui riconosco eccellenti doti amministrative, dichiarandomi pubblicamente pronto ad appoggiarlo nel tentativo attuale di essere nominato assessore esterno ma, perché no, addirittura vicepresidente. A patto, però, che abbia un sussulto d'orgoglio e ponga fine a questa consiliatura. Che, ribadisco, si sta trascinando stancamente per inerzia e soprattutto in virtù della ferrea volontà del 99% dei colleghi di non andare a casa in anticipo. Parlo di elementi come qualcuno che ronza intorno all'amico Sergio al pari di un adulatore con pochissimi voti da offrire e dunque sempre in cerca del migliore offerente nella cui scia continuare a sopravvivere. Qualcuno che, avendo irrimediabilmente perso l'appoggio del vero detentore del pacchetto di preferenze ottenute alla scorsa tornata passando dall'estrema  sinistra a destra e viceversa con proverbiale disinvoltura in base alla convenienza del momento, spera di trovare un altro munifico protettore in grado di garantirgli un futuro non avendo, ahilui, arte né parte. Uno scenario triste, un vile mercimonio sotto il profilo politico che si tenta di camuffare avendo l'impudenza e l'insolenza di fare la morale a chi invece non solo vive di luce propria, e non riflessa, ma è sempre stato coerente e, piaccia o meno, ha conservato negli anni la fiducia dei catanzaresi, centinaia e centinaia, per aver dimostrato impegno e coerenza in ogni occasione. Ma il punto focale non è certo questo. Semmai è un'ulteriore ragione per andarsene via alla svelta».

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Mirarchi, tuttavia, subito dopo entra nel cuore della discussione e chiosa con la motivazione per la quale chiede l'eutanasia dell'amministrazione Abramo: «A cosa serve restare incollati alla poltrona, quando non si riesce più a garantire l'esclusivo interesse della città? E a chi mi chiede perché faccia un'affermazione di tale gravità, rispondo scegliendo il primo biglietto da visita, girato al contrario però, di Catanzaro: il verde pubblico. Il colore è puramente indicativo, peraltro, considerato come sia diventato più che altro giallo a causa dell'incuria. Parlo di alberi e aiuole, spesso ricettacolo di una crescente sporcizia, spelacchiati o viceversa sovrabbondanti di rami, fogliame e propaggini, non tagliati. Ma non importa. Tanto a nessuno di quelli che "contano" interessa. Rileva semmai per esasperati abitanti dei vari quartieri che pagano le tasse utili esclusivamente a mantenere contratti molto onerosi per il Comune con ditte quali Sieco e Verde Idea, mai sanzionate per il mancato rispetto dei capitolati d'appalto in spregio di quanto previsto dai bandi di gara aggiudicati dalle due ditte. Vuoti documenti, se non se ne fanno rispettare i criteri imposti. Ma, lo ripeto con forza, è soltanto uno degli emblemi di tutto ciò che non va. A cui bisogna aggiungere, come premesso, la sporcizia, fonte di lamentela quotidiana da parte dei cittadini. E che dire, infine, delle imprese che interrompono i lavori a metà o a un passo dalla conclusione perché non gli vengono saldati gli stati di avanzamento e sarebbe interessante capirne i motivi ? Accade così che parecchi interventi pubblici non centrino l'obiettivo prefissato e a risentirne è naturalmente l'intera comunità. Che non riesce ad avere l'acqua in casa con continuità e ha problemi anche quando si reca al cimitero per via di una serie di problemi da me reiteratamente messe in rilievo. A mio avviso quindi, quanto riepilogato dal sottoscritto, sembra sufficiente per far optare il nostro stimato sindaco per un dignitoso game over come peraltro pure da lui stesso suggerito nell'ultimo Consiglio e da me consigliato in seguito alle tante richieste che la gente mi fa non esaudite sebbene le ripetute sollecitazioni»

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