Catanzaro, il dibattito dell'Ucgi su "Femminicidio: dalla prevenzione alla radice culturale"

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  17 dicembre 2025 20:55

di GAETANO MARCO GIAIMO

"La violenza di genere è un atto di supremazia, la negazione radicale di ciò che fonda il vivere civile e costituzionale, che colpisce una donna ma ferisce mortalmente la nostra coscienza collettiva". Con queste parole l’avvocato Pantaleone Pallone, presidente della sezione di Catanzaro-Squillace dell'Unione Giuristi Cattolici, ha aperto i lavori del convegno “Femminicidio: dalla prevenzione giuridica alla radice sociologica e culturale della violenza”, svoltosi oggi pomeriggio nell’Aula Sancti Petri del Palazzo Arcivescovile del capoluogo. Un appuntamento che cade in un giorno non casuale: proprio in data odierna, infatti, entra in vigore la legge 181 sul femminicidio, un passo normativo che ha acceso un vivace dibattito tra gli esperti presenti.

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Ad accogliere i relatori è stato l'Arcivescovo della Diocesi di Catanzaro-Squillace, Mons. Claudio Maniago, che ha legato il tema al mistero del Natale ormai prossimo: "C’è bisogno di riflessioni che non si fermino solo al fatto eclatante di cronaca ma che cerchino una cultura diversa che abbia a cuore la dignità della persona. Il messaggio del Vangelo ci dice quanto sia importante la nostra natura umana: la diversità è una ricchezza da moltiplicare, non una classifica di potere". Altri saluti sono giunti anche dal segretario Francesco Sacchi a nome del presidente nazionale UGCI, Damiano Nocilla, dall'avv. Elvira Iaccino, Componente della Commissione formazione ed eventi del Cpo Catanzaro, e dall'avv. Danilo Iannello, in rappresentanza della Scuola Forense.

La prima sessione di giornata ha scavato nel profondo delle dinamiche psicologiche che portano a un femminicidio. La criminologa, psicologa e psicoterapeuta Valentina Pirrò ha spostato l’attenzione sui primi anni di vita: "L’educazione affettiva va fatta dall'asilo. Se chiamo amore ciò che amore non è, è perché in fase evolutiva ho appreso questo dall'ambiente circostante". A farle seguito è stata la collega Alessandra Transtevere che, attraverso immagini e testimonianze dirette tratte da colloqui con le sue pazienti, ha mostrato come la violenza sia "l’arma di un uomo che non accetta l’evoluzione del ruolo della donna". Un intervento toccante che ha messo in risalto la problematica al centro del dibattito, rimarcando che "l'amore è l'espressione del potere di non esercitare nessun potere".

Il cuore tecnico dell’incontro ha riguardato l'entrata in vigore della nuova normativa. L’avv. Danila Scicchitano, Responsabile dell'Osservatorio Giustizia Riparativa Camera Penale di Catanzaro, ha sollevato dubbi sulle criticità interpretative e sui rischi di incostituzionalità legati al bilanciamento delle attenuanti. Anche la Dott.ssa Marisa Manzini, Sostituto Procuratore Generale della Repubblica, ha espresso cautela: "Parlare oggi di questa legge significa riflettere su una norma che deve ancora dimostrare la sua utilità. Il legislatore ha voluto rendere chiaro che l’uccisione di una donna in quanto tale merita una punizione precisa: la formulazione tecnica, però, presenta diverse perplessità". Dubbi condivisi dalla Dott.ssa Graziella Viscomi, Sostituto Procuratore della Repubblica: "Si rischia di far cadere nel diritto penale il rimedio a ciò che non va nella società. Non basta parlare alla pancia dell’elettorato per migliorare l'approccio culturale del Paese". Durissimo l'intervento dell'avv. Settimio Ioppoli, responsabile Osservatorio Corte d'Appello ed Errore giudiziario Camera Penale di Catanzaro, che ha definito la norma "populista" e "crisantemo sulle garanzie dell'imputato", lamentando un vulnus ai principi di uguaglianza e rieducazione della pena. 

Gli interventi delle avvocate Angela La Gamma (Consigliera Direttivo Camera Penale di Catanzaro) e Maria Jiritano (responsabile Osservatorio d.lgs 231/2001 Camera Penale di Catanzaro) hanno invece ricordato l'importanza della tutela della persona offesa e dei minori che assistono alle violenze. In chiusura, l'assistente sociale Rossella Loprete ha riportato il dibattito sul piano pratico, parlando dell'attività con i soggetti maltrattanti: "Le donne fragili spesso non denunciano per paura o mancanza di supporto. Ma non si può fermare la violenza senza considerare chi la commette. Bisogna investire maggiori risorse sulla prevenzione". Le conclusioni sono state affidate alla prof.ssa Valentina Pupo, docente di Diritto costituzionale e pubblico dell'Università Magna Graecia, che, dopo una disamina partita dalla prospettiva del diritto costituzionale, ha richiamato la necessità di decostruire i modelli culturali: "Il diritto penale arriva alla fine, quando il danno è fatto. Serve potenziare il tessuto sociale per sconfiggere la violenza di genere". L'obiettivo dell'Unione Giuristi Cattolici è stato quello di fornire strumenti concreti per orientare l'opinione pubblica verso una maggiore consapevolezza, scardinando quei modelli che rendono il femminicidio un fenomeno così tragicamente peculiare: la prevenzione giuridica è importante ma ciò che resta fondamentale è una rivoluzione del modo di pensare collettivo.


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