Catanzaro, il dibattito "Etica della cura" ed il rapporto medico-paziente ai tempi dell'IA

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  29 maggio 2025 22:16

di GAETANO MARCO GIAIMO

Un confronto profondo e attualissimo sul futuro della medicina si è svolto questo pomeriggio nell’aula Sancti Petri dell’Arcivescovado di Catanzaro. Al centro del convegno — promosso dall’Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) in collaborazione con l’Unione Giuristi Cattolici Italiani (UGCI) — il tema “Etica della cura. La relazione medico-paziente al tempo dell’Intelligenza Artificiale”. Un titolo che racchiude una domanda cruciale per il nostro tempo: quale spazio resta per l’umanità, l’ascolto e la narrazione nella pratica clinica, ora che la tecnologia rischia di ridurre la cura a un algoritmo? Un dibattito ricco di spunti, che ha coinvolto professionisti della sanità, giuristi e accademici, tutti concordi sulla necessità di ripensare la relazione medico-paziente rimettendo al centro la persona.

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A introdurre la discussione, il Dott. Federico Bonacci, Presidente AMCI Calabria: "La relazione medico-paziente è in crisi al giorno d'oggi per una serie di concause. Sicuramente, maggiore burocratizzazione della professione ha fatto sì che da un'etica ippocratica si sia passati a un'etica economica. I legislatori si sono accorti della necessita di un approccio diverso e con il Patto per la salute 2014-2016 hanno anche loro richiamato alla necessità di umanizzare la medicina". La moderazione è stata affidata al Dott. Francesco A. Daffinà, Presidente AMCI Catanzaro, che ha introdotto i tre relatori.

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Il primo a prendere la parola è stato Don Domenico Concolino, Professore e Assistente Spirituale AMCI Catanzaro: "L'etica della cura sta entrando pian piano a far parte delle discipline studiate nelle università di tutta Europa, la locuzione nasce però in un contesto femminista e americano come rivoluzione culturale. Curare significa toccare l'interezza dell'uomo, bisogna valorizzare l'elemento dell'equipe e agire con una risposta sinfonica alle necessità della persona: più il medico delega le cose che può delegare, trattenendo per sé ciò che è indelegabile, più l'atto curativo si arricchisce. In questo si può inserire anche l'IA; dobbiamo, però, dare un di più rispetto alla macchina, tenendo in considerazione l'etica della parola: essa è un prolungamento di noi stessi, è creativa, apre orizzonti, dona luce, dà significato. La parola della scienza nomina, cataloga, mette in ordine; la parola della vita guarda l'interiorità, scrive nell'anima".

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È poi intervenuta l'avvocato Elisabetta Chiriano, Vice presidente UGCI Catanzaro, che ha evidenziato come nel mondo il Diritto alla Salute, che dovrebbe essere universale, spesso non è rispettato: "L'obiettivo dovrebbe essere promuovere una medicina sostenibile, che sia accessibile a tutti e assicuri un livello di prestazioni adeguate alla salute di ogni individuo. Il legislatore, in una società moderna, dovrebbe dare indicazioni chiare su tematiche che toccano la sensibilità di tutti quali aborto e fine vita, ma per me interviene solo dando contentini che mancano di visione globale. Sono scettica sull'IA ma so che in campo medico può essere utile anche negli aspetti legati alla prevenzione".

Interessantissimo il contributo dato dalla Dott.ssa Isolina Mantelli, Presidente del Centro calabrese di Solidarietà: "Ho vissuto in un'epoca interessante e ricca: nasco come sessantottina e noi eravamo tanti giovani che volevano cambiare il mondo, avevamo un senso di collettività molto forte. Il consenso informato poteva migliorare il rapporto medico-paziente, creando un momento condiviso di conoscenza della malattia, ma è non è stato utilizzato così. Al Centro di Solidarietà la relazione con la persona sofferente è diventata parte quotidiana della mia vita: noi affianchiamo ciò che è povero, ne prendiamo la ricchezza e non lo emarginiamo, questa esperienza ha formato anche Don Mimmo Battaglia e il suo lavoro è stato riconosciuto fino a farlo diventare cardinale. Penso che l'IA sia affascinante perché è più veloce e precisa dell'uomo, permettendoci di risparmiare tempo che possiamo donare al paziente". Dopo una serie di interventi dal pubblico, Daffinà ha concluso affermando: "L'Intelligenza Artificiale ha un nome improprio, non si tratta che di sistemi informatici che gestiscono e confrontano dati in modo rapido, dandoci maggior tempo da sfruttare per fare del bene, altrimenti non ce ne facciamo nulla: la nostra parte emozionale, però, è insostituibile".

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