Il Sant’Anna Hospital deve continuare la sua attività di presidio sanitario regionale e cittadino. Gli eventi degli ultimi giorni hanno fatto emergere in tutta la sua gravità gli effetti dell’assenza di una politica sanitaria regionale. Non dimentichiamo che quanto sta accadendo al Sant’Anna è solo l’ennesimo di una serie di “crisi” o peggio ancora fallimenti di strutture sanitarie importanti che nel tempo, nonostante le professionalità e il buon lavoro svolto, finiscono per chiudere i battenti da un giorno all’altro. L’elenco di episodi simili è lungo e le cause “reali” vanno ricercate nell’incapacità di gestione del rapporto tra sanità pubblica e privata. Il caso Sant’Anna Hospital si colloca proprio all’interno di questo rapporto “malato” che spesso utilizza proprio i lavoratori come strumento di ricatto per difendere interessi di carattere privatistico. Questo circolo vizioso in base al quale si privatizzato gli utili e si socializzano le perdite va interrotto per evitare che si ripresentino situazioni simili.
Gli errori fatti dai management e dai responsabili delle istituzioni non possono essere pagati dai cittadini e dai lavoratori e a poco servono le “classiche” scorciatoie che già in passato non hanno fatto che peggiorare i problemi piuttosto che risolverli. Non c’è dubbio che l’attività della struttura sanitaria catanzarese deve continuare ad operare nell’interesse della salute pubblica, ma per far ciò è necessario che le istituzioni si attivino immediatamente (già a partire dalla commissione sanità del consiglio regionale prevista per martedì prossimo), anche con procedure d’urgenza, per definire con chiarezza le reali posizioni debitorie rispetto alla struttura ospedaliera, in modo che la stessa possa avere le risorse finanziarie per portare avanti l’attività e mantenere intatti i livelli occupazionali (che non possono essere in alcun modo oggetto di contrattazione). Nello stesso tempo il management dia seguito immediato alle 6 prescrizioni richieste dall’Azienda Sanitaria Provinciale impegnandosi ad escludere qualsiasi riduzione del personale dipendente.
La politica dal canto suo (commissario alla sanità in primis) si impegni a mettere in campo un nuovo piano sanitario regionale che metta al centro la trasparenza delle regole e la rapidità delle procedure, rivedendo il ruolo delle strutture private solo in un’ottica di servizio ausiliario alla sanità pubblica e non il contrario come accade dalle nostre parti.
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