di EDOARDO CORASANITI
Tentata violenza privata, truffa, falsità ideologica e materiale. Sono le accuse mosse dalla Procura della Repubblica di Catanzaro contro un medico e un poliziotto di Catanzaro.
Il pubblico ministero Graziella Viscomi, finita la fase delle indagini, ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Antonio Riga, 62 anni, medico, e Francesco Rotella, 58 anni, poliziotto: oggi il Giudice dell’udienza preliminare ha fissato l’inizio del processo per il 7 giugno 2021.
Discussa udienza preliminare, i legali hanno sollevato questione di nullità e inutilizzabilità dell’intercettazioni telefoniche.
Inizialmente Rotella era stato colpito dalla misura della interdizione per un anno. Il suo legale, Antonella Canino, pone la questione davanti al Tribunale della Libertà che le dà ragione, annullando così gli effetti della inibizione che lo costringeva a stare lontano dal posto di lavoro. Secondo il Tdl, non c'erano le ragioni cautelari per adottare la misura poi annullata.
La vicenda ruota attorno alle due condotte degli imputati. Il poliziotto, delegato dalla magistratura inquirente, finge di poter alterare a suo piacimento l’esito di alcune indagini penali, sollecitando poi una determinata parte offesa a ritirare una denuncia. Dall'altra parte, altrimenti, ci sarebbe stata una contro denuncia con rischio di sanzioni economiche.
Il medico (difeso dall’avvocato Francesco Iacopino) è invece accusato di aver realizzato dei certificati medici per giustificare le assenze del poliziotto dal lavoro. Anche se, in realtà, lo stesso membro delle forze dell'ordine è affetto realmente da una patologia.
Assenze dal lavoro che, dunque, producono anche una presunta truffa ai danni dello Stato, che ammonta a circa 1400 euro.
“Nella odierna fase dell’udienza preliminare, tenuto conto della peculiarità della stessa, era da attendersi come “fisiologica” la transizione davanti al giudice del dibattimento, sebbene nel processo si agitino questioni tecniche di inutilizzabiltà patologica delle intercettazioni telefoniche, per violazione dei canoni di legalità costituzionale e processuale, che il Tribunale dovrà prima poi affrontare, confrontandosi con il plurimi profili di censura articolati dalle difese- scrivono gli avvocati Iacopino e Canino- In disparte la questione processuale, che pure continueremo a coltivare nel prosieguo, nel merito della regiudicanda siamo fiduciosi che nel dibattimento – sede naturale di formazione della prova, nel contraddittorio delle parti – i nostri assistiti riusciranno a chiarire gli addebiti loro ascritti e a pervenire ad un esito decisorio favorevole e pienamente liberatorio”.
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