Catanzaro, l’associazione “Le Città Visibili” in visita nel centro storico

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  22 dicembre 2025 10:41

"Accolti dal sorriso della storica dell’arte Linda Verre, guida di cui apprezziamo la cultura e la chiarezza con cui ci racconta i luoghi che ci fa visitare (la rivediamo sempre con grande piacere), Catanzaro si presenta, per l’occasione, senza vento e in una giornata tersa e soleggiata.  Ci incontriamo di fronte all’imponente monumento, simbolo del lavoro, “Il Cavatore”, opera del maestro Giuseppe Rito, in quella che un tempo era chiamata area “fuori le porte” e che nel 1900 assiste al rifiorire della città", scrivono dall'Associazione Le Città Visibili in visita a Catanzaro.

"Lo splendido palazzo in stile Liberty, risalente ai primi anni del XX secolo, - proseguono - è stato completamente ristrutturato e, per conservarne l’identità storica è stata restaurata e preservata la facciata principale (che oggi ospita l’I.T.I. E. Scalfaro e ospitava la Regia Scuola di Arti e Mestieri, istituita per l’insegnamento delle arti della tessitura, ceramica, falegnameria e meccanica), in stile eclettico, dalle linee semplici ed eleganti, adorna di bassorilievi simbolici, tra cui l’ape operaia, che si ripete più volte, e rappresentazioni di mestieri. In quest’area venne costruita la stazione della tranvia, che collegava Catanzaro Centro con Catanzaro Sala, e che oggi è divenuta uno spazio espositivo. Ci avviamo, poi, sul Terrazzo del Complesso Monumentale San Giovanni (che sorge sull'area del Castello Normanno – che fu convento, ospedale e carcere  - in pietra locale, eretto nell’XI secolo da Roberto il Guiscardo, simbolo del potere feudale, parzialmente distrutto nel Quattrocento durante una sommossa popolare durante la quale scoppiò un vasto incendio nel quartiere vicino, al tempo chiamato Borgo Paradiso".

"Le fiamme distrussero l’intera zona, che da quel momento fu ribattezzata Case Arse e che si può oggi notare dal terrazzo, - spiegano - con i suoi vicoli stretti e i muri antichi), che sovrasta il centro storico e si affaccia sul cuore pulsante della città. Linda ci mostra i frangivento, serigrafie su vetro, poste nel 2017, opera dell’artista spagnolo Gonzalo Borondo, contenenti circa 70 figure rifinite a mano, purtroppo danneggiate, raffiguranti sagome femminili che con fierezza trasportano dei pennoni, il cui drappo è il cielo, e che rappresentano la libertà. Mentre ammiriamo il panorama sottostante, Linda ci delinea la storia di Catanzaro, che, già nel nome, mostra le sue origini medievali: deriverebbe, secondo autorevoli ipotesi, dal bizantino katantza'rion, ossia “città posta sotto un rilievo terrazzato” e il centro storico testimonia parte della sua originaria struttura viaria e alcune costruzioni, per lo più chiese, rimaneggiate, conservano tratti tipicamente bizantini e normanni".

"Proseguiamo la nostra passeggiata, sul bellissimo corso principale, sede di molti palazzi che ospitano uffici (il Comune, la Provincia, il Convitto Galluppi, la Prefettura, il Tribunale, la Camera di Commercio) e di altri come l’elegante Palazzo Fazzari, - proseguono ancora -  caratterizzato dal bugnato fiorentino, passione del suo proprietario. A Palazzo De Nobili, sede del Comune dal 1863, veniamo accolti dalla consigliera Daniela Palaia, delegata alla valorizzazione del centro storico, e da Sarah Procopio.  Linda ci racconta la storia della famiglia e del palazzo, costruito nel 1784, subito dopo il sisma del 1783, da Emanuele De Nobili e dalla moglie Olimpia Schipani, riprendendo a modello una residenza estiva della Petrizia appartenente alla stessa famiglia. In questo edificio, fu ricevuto con grandi onori Giuseppe Bonaparte. Gli elementi di maggiore pregio, e che visitiamo, sono: la Sala del Consiglio, oggi Sala Rossa, completamente ristrutturata, ornata dagli affreschi di Tarcisio Bedini (su disegno di Ugo Ortona) che riprendono alcuni momenti centrali della storia cittadina (la resistenza della città all’assedio francese nel 1528, resistenza premiata da Carlo V Re di Napoli con il titolo di Fedelissima, e scene relative all’arte della seta); il Salone di Rappresentanza che, abbellito da stucchi e da un soffitto a cassettoni in legno al centro del quale spicca lo stemma della città (opera del pittore catanzarese Guido Parentela), concesso da Carlo V, raffigurante l’aquila imperiale con una sola testa e i tre colli, simbolo della città (collo del Vescovato, di san Trifone e del Castello), contiene i ritratti a olio dei sindaci, alcuni dei quali sono firmati da Cefaly e la Sala delle Commissioni, abbellita da opere del maestro Sandro Russo. 

"La nostra interessantissima visita prosegue alla “Casa della Memoria” dove aveva sede l’atelier della famosa modista Teresa Curcio, che creava cappelli di altissima qualità, tanto da diventare un punto di riferimento fondamentale per molte signore di Catanzaro. Aveva quattro figli, uno dei quali particolarmente affascinato dal lavoro della madre, dagli accostamenti di colore e dalla scelta dei tessuti. Stiamo parlando di uno dei più grandi Maestri dell’arte contemporanea: Mimmo Rotella che qui porrà nel 2005 la sede della “Casa della Memoria” che ospita alcuni ricordi familiari, fotografie e documenti dell’artista, alcuni décollages e opere provenienti dalla Fondazione, le sperimentazioni creative dell’artista e la biblioteca specializzata sulla sua attività e la storia delle arti contemporanee. Oggi ha aperto solo per la visita delle Città Visibili il Teatro Politeama Mario Foglietti. Linda ci affida a Viviano Veraldi, che ci dà il benvenuto nella città delle tre V (San Vitaliano, il Patrono; il vento, che solitamente la fa da padrone, e il velluto, a ricordare l’importante tradizione serica) e con grande passione ci racconta la storia di questo splendido teatro e dei grandi nomi che ne hanno calcato le scene L’edificio, opera dell’architetto Paolo Portoghesi, presenta una struttura compatta, articolata nelle tre sezioni funzionali del foyer, della sala a ferro di cavallo e della torre scenica".

"Vari sono i richiami al mondo biologico e botanico, con elementi dell'architettura classica e rimandi a sperimentazioni avanguardistiche. Veraldi ci fa notare la lira o il violino che decorano le balconate e le stoffe, il continuo richiamo del mare nelle forme sinuose delle onde, che si ritrovano negli schienali delle poltrone e nei battiscopa delle scale che conducono ai piani superiori, nel parterre che si sviluppa con un movimento ondulatorio su una superficie quasi concava su cui si affacciano i palchi, decorati con stelle a sette punte (simbolo delle sette note musical), a cinque punte (richiamo alle stelle marine). Il soffitto è una splendida candida conchiglia che sovrasta il pubblico, che ne diventa quasi la perla, e al contempo, ai lati, abbraccia dall’alto gli ospiti dei palchetti. Un enorme palcoscenico vanta le dotazioni ipertecnologiche che consentono di ospitare vari generi di spettacolo, dalla grande lirica alla sinfonica, dalla danza all'operetta, dalla prosa al musical. Dopo questa immersione nel fantastico mondo degli abissi marini, ci rechiamo per pranzo al Lounge Bar “Tichè”, dove assaporiamo piatti della tradizione regionale e ci riposiamo un po’, dopo le interessanti scoperte catanzaresi. Successivamente, ci avviamo a visitare il Museo Archeologico Provinciale, MARCH, primo museo istituito in Calabria, all’interno della bellissima Villa Margherita, inaugurata alla fine del 1800 come primo giardino pubblico della città. Ultimamente sono stati restaurati i busti di noti studiosi e intellettuali, molti di questi opera di Francesco Jerace, e si prevede un rilancio con ulteriori novità. All’interno il Museo ospita una collezione preistorica (molti reperti sono doni di collezionisti) che comprende utensili dell’età della Pietra, del Ferro e del Neolitico, lucerne, armi e monili, un piccolo e raro calcofono (antesignano degli strumenti a percussione) e una importante collezione numismatica, che conta più di 8.000 monete antiche e moderne. Di notevole interesse quel che rimane di una statua equestre in bronzo di epoca romana raffigurante Manio Megonio Leone, notabile di Petelia (l’attuale Strongoli) e una bellissima lamina d’oro, probabilmente sigillo di uno scrigno, ritrovata nella zona di Tiriolo e raffigurante i tre Magi con i loro doni. Entriamo, poi, nella Basilica dell'Immacolata, edificata nel XIII secolo e rimaneggiata durante i secoli XVIII e XX. L’interno è a croce latina con tre ampie navate in cui si possono ammirare, oltre agli altari dell’Immacolata e di San Vitaliano, suggestivi affreschi, splendidi altari barocchi realizzati in marmi policromi che impreziosiscono le cappelle laterali e la sua singolare cupola: ottagonale all’esterno, se vista dall’interno presenta una forma è cilindrica. Di grande rilievo la statua lignea della Vergine, alta più di due metri e avvolta in un abito di seta rossa con ricami d’argento e oro. Questa Chiesa è famosa, inoltre, per gli “scarabattoli”, suggestive miniature in cera realizzate da Caterina De Julianis, suora napoletana e raffinata scultrice, vissuta tra il XVII e il XVIII secolo. Sono quattro e raffigurano “La Natività”, “L’Adorazione dei Magi”, “Il Tempo e la Morte” e “Il Compianto sul Cristo morto”. Custodite nella basilica dell’Immacolata da almeno un paio di secoli e fissate molto in alto lungo le navate laterali, erano opere pressoché sconosciute al grande pubblico, anche perché sostanzialmente nascoste alla vista, proprio per via dell’altezza. Prima di una passeggiata tra i vicoli intorno al Castello, visitiamo l’ottocentesco Palazzo della Filanda “Biamonte - Marincola S. Floro”, una delle ultime filande cittadine e attuale sede del MARCA (Museo delle Arti di Catanzaro), che ospita una pregevole collezione pittorica (opere di Andrea Cefaly, Alfi, De Saliba e tanti altri) e scultorea (la Gipsoteca Francesco Ierace di grande impatto) legata a Catanzaro e alla Calabria, che va dall'arte antica all’arte contemporanea. L’ultima tappa è la passeggiata tra i vicoli della parte medievale, i ruderi del castello, Largo Prigioni, Palazzo Ferrari De Riso, la Chiesetta di Sant’Omobono, di cui Linda ci riassume la storia, Largo S. Angelo. Il nostro itinerario ha intersecato la memoria storica e le testimonianze artistiche contemporanee: dalle antiche tradizioni e alla street art, il centro storico di Catanzaro si è rivelato un tessuto urbano in cui passato e presente dialogano costantemente", concludono.

 


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