Catanzaro, la Camera Penale ricorda il brillante Bruno Dominijanni: “Avvocato, politico, intellettuale”

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  30 settembre 2024 23:39

di MARCO VALLONE

“E' giusto non perdere il contatto con le proprie radici, e con la storia del nostro foro”. In questo modo Stefania Mantelli, componente del consiglio direttivo della Camera Penale di Catanzaro, evidenzia una delle ragioni principali che stanno alla base della seconda edizione del ciclo di incontri incentrato su “I penalisti di ieri, nel ricordo dei penalisti di oggi, come esempio per i penalisti di domani”. Gli appuntamenti si stanno svolgendo settimanalmente presso la sala concerti del Comune di Catanzaro.

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Altro motivo di forte impatto su cui si fonda lo svolgimento di questi incontri risiede nella considerazione secondo la quale la memoria di questi avvocati potrà “essere d'esempio e di monito anche per le nuove generazioni”. Questa volontà di ricordo è una precisa scelta, stando alle parole di Stefania Mantelli, del “direttivo di cui mi onoro di far parte. Si è ritenuto di voler riprendere un'iniziativa che era stata fatta nel 2002, all'epoca, dal presidente della Camera Penale, l'avvocato Ioppoli, proprio in ricordo dei maestri del nostro foro. Indubbiamente, in particolare, in ricordo degli avvocati penalisti. Per cui abbiamo ritenuto, a distanza di più di 20 anni, di dover riprendere questa iniziativa proprio in memoria di questi avvocati”.

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L'incontro di questo pomeriggio, il secondo di questa edizione, è stato dedicato alla memoria dell'avvocato Bruno Dominijanni, che, “come sappiamo, ha avuto un brillante percorso tanto professionale quanto politico. Io introdurrò questi lavori – ha proseguito Stefania Mantelli – e poi sarà l'avvocato Massimo Gimigliano a scendere più nello specifico nel ricordo” di questo grande maestro.

Onorato dalla possibilità di poter farsi fautore della memoria del celebre avvocato Dominijanni, Massimo Gimigliano ha innanzitutto ringraziato la Camera Penale che gli ha affidato questo compito. Ha poi definito Dominijanni come “avvocato, politico, intellettuale: tra le menti più vivaci della nostra civiltà nella nostra regione. Quando l'avvocatura sposa la politica nasce un matrimonio di altissima levatura etica e morale, destinato a durare e a lasciare un segno indelebile tra i consociati. L'avvocato tutela i diritti fondamentali dell'individuo, quelli che non solo la Costituzione, ma anche il nostro comune sentire, ritiene imprescindibili ed inalienabili. Nati con l'uomo ed espressione della sua profonda umanità. Il politico nasce per rappresentare il popolo e le mille esigenze della collettività: è anello di congiunzione privilegiato tra la gente comune e gli apparati dello Stato e le sue articolazioni. Ha l'altissimo compito di portare nelle assemblee i bisogni dei più deboli, che hanno più necessità di affrancarsi dall'oppressione materiale e psicologica generata dal bisogno. L'intellettuale – ha continuato Massimo Gimigliano – è quello la cui mente è affacciata sul mondo: dall'alto del suo pensiero vede quello che gli altri non vedono. E sente e percepisce quello che gli altri difficilmente sentono e percepiscono. E' pioniere, avanguardista di quello che sarà: traccia il futuro, e dipinge le tele della conoscenza. Bruno Dominijanni, con la sua mente fertile e raffinata, ha racchiuso in sé le tre figure che ho richiamato. Avvocato, politico, intellettuale”.

Non avrebbe potuto fare descrizione più incisiva l'avvocato Massimo Gimigliano. Bruno Dominijanni, nella sua ricostruzione, è stato “quello che i mercati, con una terminologia che rende perfettamente l'idea, chiamano 'merce rara' “. Gimigliano ha dunque richiamato qualche tratto biografico di Dominijanni: “Nasce a S. Andrea Apostolo dello Jonio nel 1922. E come gran parte della popolazione maschile dei borghi rurali della fascia ionica emigra col padre negli Usa, dove resterà a lungo, pur con frequenti ritorni in Italia. Quando rientra nel suo Paese, ha già le idee chiare sul proprio futuro. Abbraccia fin da subito le problematiche delle realtà contadine, facendo così una scelta di campo irreversibile sul piano prima ideologico e poi umano e sociale: quella di schierarsi dalla parte dei più deboli, degli oppressi, di chi subisce gli abusi legati al potere economico e all'ingiustizia del latifondo”.

Sulla scia di questo imprinting, Gimigliano si è soffermato poi sulle conseguenze che questo pensiero di Dominijanni ha determinato: “Nel '44 Dominijanni ha preso la prima tessera del partito socialista italiano: diventa quindi un protagonista assoluto del peculiare socialismo calabrese, guidato da Giacomo Mancini. E per alcuni anni assunse la carica di segretario della federazione socialista di Catanzaro, prima di impegnarsi nella politica regionale da Presidente e da segretario di partito. Convinto assertore del principio costituzionale di solidarietà, da assessore alla sanità fu uno dei protagonisti più importanti della riforma legislativa della sanità, che portò nel '78 la ministra Tina Anselmi alla rivoluzione copernicana della materia. La sanità, finalmente, usciva dal ghetto degli interessi privati e diventava espressione di un diritto universale e gratuito”.

Sono stati ricordati inoltre i trascorsi di Bruno Dominijanni quale consigliere comunale a Catanzaro, “dal '56 al '60. Ed è stato anche assessore ai lavori pubblici. Nel prestigioso ruolo di assessore, e da appassionato di architettura, capisce subito l'importanza dell'urbanistica: l'arte di pianificare cioè lo sviluppo fisico delle comunità urbane. Con l'obiettivo generale di assicurare condizioni di vita e di lavoro salubri e sicure, fornendo adeguate ed efficienti forme di trasporto, e promuovendo, attraverso le vie di comunicazione, l'uso del suolo e la realizzazione delle costruzioni. Promuovendo in definitiva il benessere pubblico. Ha voluto per Catanzaro il meglio”.

Ma, stando al ricordo di Massimo Gimigliano, le buone intenzioni di Dominijanni sarebbero state ostacolate dai potentati economici e politici dell'epoca, “per propri biechi fini personali, e la loro lotta privata finalizzata alla speculazione edilizia”. Il risultato, sotto gli occhi di tutti, sarebbe stata la “nascita di quartieri emarginati, che non avrebbero mai dovuto sorgere. E uno sviluppo caotico del territorio. Nel quale, tra l'altro, si sono realizzate zone commerciali e industriali a ridosso delle zone residenziali ed abitative, creando una promiscuità tra destinazioni urbanistiche degne del terzo mondo”. La figura di Dominijanni è stata inoltre elogiata per il suo “ecologismo”, e la sua battaglia, in qualità di presidente della giunta regionale, contro la costruzione della centrale elettrica a carbone nella piana di Gioia Tauro: “quella opposizione, ferma e decisa, rideterminò le scelte del governo nazionale che, poi, approdarono alla costruzione del porto di Gioia Tauro, fonte di economia pulita per tutta la regione Calabria e di apertura della regione stessa ai grandi traffici mercantili internazionali”.

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