Catanzaro. La Commissione Pari Opportunità e quella strada da intitolare a "zia Rosaria", sopravvissuta ai bombardamenti del '43

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Palazzo De Nobili
  06 marzo 2021 19:26

La proposta di intitolare più vie e piazze di Catanzaro alla memoria delle donne che hanno inciso sulla storia della città è stata presentata ieri dall'Ande al vicesindaco Gabriella Celestino. Una richiesta che trova le sue fondamenta in quella che era già stata fatta un anno fa dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Catanzaro, presieduta da Maria Rita Bulotta, dopo che la storia era stata raccontata proprio a Palazzo De Nobili dalla delegata CPO Sandra Castagna: intitolare una strada alla memoria dell'infermiera Rosaria Veraldi, la cui storia merita di essere ricordata e conosciuta per ciò che successe in quel 27 agosto del 1943, quando gli aerei anglo-americani bombardarono il capoluogo.

Nata a Soveria Simeri nel 1911, decana delle infermiere di Catanzaro, chiamata da tutti “Zia Rosaria”, testimone e protagonista di un importante momento storico per la città, deceduta nel 2013 alla veneranda età di 102 anni, la sua storia è narrata dallo storico Nando Castagna. Rosaria, giovanissima, aveva preso servizio nell’Ospedale Civile di Catanzaro, nella vecchia struttura di via Acri, dove ha lavorato per quarant’anni della sua vita.

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"Quel fatidico 27 agosto – racconta Castagna – poco prima delle dieci di mattina, preceduto dal sinistro suono delle sirene di allarme aereo, iniziò il bombardamento della città, gli aerei alleati sganciarono sul centro di Catanzaro, il loro carico di morte. La struttura dell’Ospedale, già piena di ammalati e feriti, non rimase indenne dalle bombe e dai mitragliamenti che ne seguirono, zia Rosaria, quando tutti scappavano, rimase al suo posto, per assistere i suoi ammalati, fino a quando l’inferno di fuoco ebbe termine. Una bomba, per come raccontava la stessa zia Rosaria, aveva terminato la sua discesa nei locali della cucina dell’Ospedale, incredibilmente senza esplodere. Era, dunque, necessario sfollare il nosocomio e trasferirlo, urgentemente, di sede. La Prefettura di Catanzaro e le autorità militari dell’epoca, in quella emergenza, optarono per i locali della nuova Scuola Media di Petronà, paese arroccato sulle pendici della Sila, a 900 metri sul livello del mare; la scuola, più di ogni altra, sembrava assicurare una momentanea sistemazione, anche perché non sembrava costituire un obiettivo da colpire, in attesa di un ritorno a Catanzaro una volta che gli artificieri del Genio militare rimuovessero la bomba inesplosa nei locali dell’ Ospedale civile catanzarese. Zia Rosaria assieme ai pochi infermieri e ai medici di “trincea”, insieme agli altri accompagnò il convoglio militare, costituito da ben diciassette camion della Wehrmacht germanica presente in città (ancora nostri alleati), per  trasferire degenti ed attrezzature ospedaliere presso la scuola media di Petronà, paesino della Presila. Qui li attendeva una dura realtà perché trovarono una condizione drammatica, si rese necessario condividere i locali con il personale ed i degenti dell’Ospedale di Crotone, anch’esso trasferito, per necessità, nell’ edificio scolastico, non solo, ma il paese di Petronà mancava di tutto, compreso l’approvvigionamento idrico, ci si dovette industriare per reperire acqua da bere e qualcosa da mangiare per i feriti e per loro stessi; per il materiale sanitario occorrente, si fece ricorso a quel poco che la Sanità Militare riusciva a far pervenire, scarseggiavano anche le bende per i numerosi feriti di guerra che affluivano quotidianamente a Petronà da tutta la provincia, per cui le infermiere erano costrette ad utilizzare sempre le stesse bende dopo averle sterilizzate tramite bollitura. Notevoli erano quindi le difficoltà operative e scarseggiavano anche i viveri. In seguito, la bomba inesplosa sita all’interno dell’Opedale Civile di Catanzaro, fu disinnescata dagli artificieri militari presenti in città, consentendo, in tal modo, il ripristino della struttura ospedaliera. L’anno successivo, tornò la calma e fu possibile il rientro all’Ospedale, dove la nostra eroina Rosaria Veraldi, riprese la sua attività lavorativa che poi ultimò all’Ospedale Pugliese".

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La Commissione Pari Opportunità per esprimere gratitudine a "questa professionista speciale che, insieme ad altri sanitari, ai militari dell’epoca, alla popolazione civile, ha vissuto momenti drammatici della nostra storia, rischiando la vita pur di compiere il proprio dovere, lasciandoci in dono un bellissimo esempio di umanità e professionalità al servizio del prossimo”, ha proposto di intitolarle una strada a futura e perenne memoria.

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