di MARIA MARINO*
Inizia questa settimana il tempo in cui i cattolici riflettono sulle loro convinzioni, sulle loro gesta, sulle loro scelte di vita ed iniziano un cammino verso quella che sarà la Resurrezione di Cristo dalla morte. E’ un periodo a volte molto sentito e di profondo cambiamento, altre volte invece vissuto con superficialità quotidiana, che nulla toglie e nulla aggiunge alla routine di una vitta fitta d’impegni e anche di guai, il più delle volte, una vita alle prese con i tanti problemi materiali, che poco o nulla hanno a che fare con la vita spirituale dell’uomo; oggi purtroppo diventa anche di sopravvivenza, se si pensa alla follia della guerra in atto , alla distruzione e alla morte di ormai troppi esseri umani, bambini pure, e chi potrebbe scegliere di “andare oltre l’odio e la sopraffazione” e seminare la pace, preferisce continuare a seminare bombe e a minacciare orrendi preludi di morte.
Basterebbe poco, però, per ricomporre la propria esistenza nel solco della pace e dell’aiuto solidale, basterebbe dare risposta a quelle domande che il compianto Don Dino Piraino, ritornato alla casa di Dio il 5 marzo di quattro anni fa, scriveva nei suoi messaggi, che inviava a quanti in lui, nelle sue parole, nelle sue gesta, nel suo grande e caritatevole spirito e nella sua testimonianza vocazionale operosa, trovavano conforto.
Don Dino, per la prima Domenica di Quaresima, scriveva: “La tentazione ci svela cosa veramente ci sta a cuore, ancora una volta ci spinge a scegliere: Essere o Avere? Potere o Servizio? Fiducia o arrogante Pretesa?
La tentazione: cosa tenta e seduce la nostra mente oggi, mettendo a dura prova le nostre convinzioni? Ciò che scegliamo diventa ciò che è importante per noi, e le convinzioni del “io,mai”, “io non posso far nulla” e tante altre si sbriciolano davanti ai nostri occhi impotenti nel guardare e con ancora meno voglia di vedere ciò che al nostro fianco accade, ciò che intorno a noi muore per sempre: l’umanità, quella che faceva dell’uomo il signore della terra, fin quando non ha sconfinato nel sentimento di onnipotenza e di padronanza di quanto aveva ricevuto dal momento della sua creazione.
Non serve al mondo un’umanità contabile, attenta al profitto e alla finanza, serve l’umanità che Don Dino trasmetteva a tutti coloro che incontrava, a quanti portava il suo sorriso e i suoi immensi e profondi occhi blu, capaci di legger la sofferenza dell’altro anche se nascosta nei più bui meandri dell’anima; occhi sempre ricchi di compassione per i più fragili e di benevolenza verso la nostra Madre Terra, da proteggere e curare perché spettacolo di bellezze uniche ed irripetibili.
Non serve un’umanità fatta di grande cultura e di illustri citazioni, serve un’umanità costruita con la cultura dell’amore solidale, come quella cultura che Don Dino sapeva testimoniare non solo con semplici parole accessibili a tutti, ma operando ogni giorno con spirito caritatevole ed pieno di umiltà, capace di conquistare anche il cuore più arido; le parole pronunciate erano sempre testimonianza del grande amore che nutriva dentro e che sapeva trasmettere a quanti hanno ricevuto il dono d’incontrarlo almeno una volta nella vita. Era magica in lui la trasfigurazione di quell’amore che nutriva per Dio, capace di trovarlo in ogni cosa che lo circondava, anche in quelle più brutte che la vita certo non gli risparmiò, ma che il Don seppe comunque accogliere con la sua ineguagliabile fede, testimoniando fino all’ultimo attimo, quel suo confidare in ciò in cui credeva senza mai dubitarne, ma dando sempre a quanto accadeva il senso più profondo della vita spirituale che aveva sempre testimoniato di possedere.
Quaresima dunque per scegliere cosa essere veramente e senza infingimenti, come proporsi al mondo, in funzione di servizio alla vita stessa, con fiducia o con la pretesa di avere tutte le verità già disponibili e pertanto ormai inconfutabili?
Sono domande, quelle che poneva Don Dino, oggi più che mai indispensabili, e non solo per i cattolici, ma per quanti ritengono sia necessario schierarsi oggi nel mondo, nella società di riferimento, nei luoghi di lavoro e nella stessa famiglia. Non è forse come la Quaresima dei cattolici, l’attesa del mondo che i potenti della terra decidano il “cessate il fuoco”? E quando accadrà, non sarà forse come la festa di Pasqua? Sarà sempre un passaggio dalla morte e dalla distruzione della guerra, alla vita e alla pace, e sarà festa per il popolo ucraino e non solo. E’ questo tempo un tempo d’attesa e di speranza, perchè si attende la conversione delle menti e dei poteri di forza contrapposti verso strade di pace, quella conversione che tutti stiamo invocando, cattolici e non, perché i buoni sentimenti non sono cattolici, sono delle persone che al tetro credo nella morte, preferiscono il gaudio della vita e della pace tra i popoli tutti che abitano la terra.
Ricordare Don Dino Piraino oggi, non è dunque la commemorazione di colui che non c’è più, ma diventa dare testimonianza del suo esempio e di quanto egli scelse sempre il valore alto della vita e mai quello della morte, il valore della pace e mai quello della guerra, in qualsiasi forma o natura essa si presentasse, il valore della carità per sconfiggere l’emarginazione e l’offesa alla dignità dell’essere umano.
Ricordarlo oggi, dunque, significa elevare in cielo il suo essere profondamente un “costruttore di pace” anche dopo la morte, perchè il suo esempio di vita sia guida sui sentieri della fratellanza e della pace tra tutti gli uomini di buona volontà.
*Docente
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