di IACOPO PARISI
Dopo l’intenso avvio della giornata inaugurale, il Road to Pride a Catanzaro è entrato nel vivo con una seconda mattinata ricca di spunti, emozioni e riflessioni. Un percorso non solo di avvicinamento alla parata del Pride, ma soprattutto di approfondimento culturale, politico e umano, che coinvolge cittadine, cittadini, attivisti e istituzioni in una serie di incontri distribuiti sul territorio.
Questa seconda giornata ha messo al centro due momenti fortemente simbolici e complementari tra loro: da un lato la presentazione di una testimonianza personale dolorosa e coraggiosa, quella dell’avvocata Rita Parentela attraverso il suo libro L’altra verità; dall’altro, una discussione puntuale e appassionata sull’omobitransfobia nell’epoca digitale, guidata dalla psicologa Annalisa Zumbo. Due appuntamenti diversi nei contenuti ma uniti da un obiettivo comune: contrastare l’ignoranza, promuovere la consapevolezza, e dare voce a ciò che troppo spesso viene silenziato.
Il primo appuntamento è stato dedicato alla presentazione del libro L’altra verità di Rita Parentela, avvocata e autrice, che ha dialogato con Giuseppe Apostoliti, presidente di Arci Calabria, Enzo Scalese, segretario CGIL Area Vasta, Giovanni Carpanzano, presidente Arci Equa, e Amanda Mirarchi, vicepresidente della stessa associazione.
Il libro racconta una vicenda giudiziaria e umana che ruota attorno alla figura di Ivan, uomo affascinante e libertino, e alla sua relazione con Marika, una ragazza che si rivelerà avere solo 14 anni. Il racconto si snoda tra passione, errore, consapevolezza e condanna, ponendo domande profonde sul confine tra legalità e sentimento, colpa e comprensione.
«Questo libro – ha raccontato Parentela – non è mai stato accettato nelle scuole. Considerato scomodo, eppure utile, per far capire ai giovani quanto certe relazioni, vissute senza consapevolezza, possano essere pericolose».
La vicenda diventa allora un pretesto per riflettere sul confine tra verità giudiziaria e verità soggettiva, tra legalità e passione. Un tema trattato anche dal punto di vista deontologico, ma senza mai perdere il nodo centrale: l’urgenza di una educazione affettiva e sessuale nelle scuole, che possa formare cittadini più consapevoli e capaci di leggere sé stessi e gli altri.
La seconda parte della mattinata ha visto la Dott.ssa Annalisa Zumbo e nuovamente Giovanni Carpanzano, per affrontare un tema purtroppo sempre attuale: l’omobitransfobia, in particolare nei linguaggi e nei comportamenti che si diffondono attraverso i social media.
A dare l’avvio all’incontro è stata la proiezione di alcuni dei commenti apparsi sotto i post riguardo il Pride, alcuni provenienti persino da esponenti della politica locale. Un campionario di odio, ignoranza e pregiudizio che ha spinto Zumbo a un’analisi puntuale e senza sconti.
«Io li chiamo antisocial – ha detto la psicologa – perché danno sfogo all’antisocialità, alle credenze, alle convinzioni infondate che vengono vomitate online come fossero verità scientifiche. Ma nella scienza non ci sono opinioni: ciò che è stato dimostrato, è dimostrato».
Zumbo ha ricordato come l’omosessualità sia stata rimossa dai disturbi mentali dall’OMS già nel 1990, sottolineando che l’orientamento sessuale non è patologico, ma una delle molteplici varianti dell’espressione umana.
«È fondamentale portare la scienza, e non le opinioni personali, dentro le scuole. Come fanno certi politici a occuparsi delle persone se non conoscono nemmeno le basi della scienza?», ha domandato provocatoriamente.
Il talk ha visto anche l’intervento del pubblico, con testimonianze autentiche e toccanti. In particolare, quella di alcuni genitori di persone LGBTQIA+ che hanno raccontato con emozione quanto i propri figli li abbiano fatti crescere, arricchiti e resi più umani. A chiudere il momento, il presidente del consiglio comunale Gianmichele Bosco e la consigliera comunale Daniela Palaia, insieme al presidente di Arci Catanzaro Rosario Bressi, hanno espresso soddisfazione per la riuscita dell’evento, rigettando con fermezza le critiche ricevute e ribadendo la necessità di continuare su questa strada, nonostante gli attacchi.
A concludere la mattinata, un momento più informale ma altrettanto significativo: il pranzo sociale, occasione per proseguire i dialoghi in un clima conviviale e solidale.
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