Catanzaro, la sensibilizzazione per la donazione di midollo ed organi all'Umg: “Sfatiamo falsi miti”

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images Catanzaro, la sensibilizzazione per la donazione di midollo ed organi all'Umg: “Sfatiamo falsi miti”

  25 marzo 2025 20:36

di MARCO VALLONE

La donazione del midollo osseo o degli organi può essere a volte fondamentale per salvare vite messe a repentaglio da bruschi imprevisti non voluti e indesiderati che, purtroppo, possono incorrere nella vita degli esseri umani. Prenderne coscienza ha una certa importanza e, per questo, il sistema bibliotecario di Ateneo dell'Università Magna Graecia di Catanzaro, insieme ai dipartimenti di area biomedica vincitori dei fondi messi a a disposizione dalla Terza Missione (con cui s'intende l'insieme di attività attraverso le quali le università interagiscono direttamente con la società, e che affiancano la prima e la seconda missione degli atenei: cioè l'insegnamento e la ricerca ndr), ha organizzato, presso l'Auditorium dell'università, una due giorni di eventi di sensibilizzazione, per il 25 e il 26 marzo, intitolata “Una donazione per la vita”.

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“E' un progetto in cui abbiamo creduto tantissimo – ha sottolineato Concetta Irace, professore ordinario di scienze tecniche mediche applicate, tra le responsabili scientifiche dell'evento -: arrivare ai giovani per cercare di sfatare tutti quei falsi miti intorno alla donazione d'organo e anche alla donazione di midollo. Noi oggi abbiamo bisogno di persone che sentano dentro la voglia di donare per delle persone che potrebbero avere un cambiamento totale della loro vita. Purtroppo ci sono troppe reticenze: alcune volte culturali, alcune volte anche diffidenze in generale per la tipologia della modalità con cui viene poi espiantato un organo. Quindi questo è un evento un po' misto tra informazioni scientifiche e tecniche riguardo proprio l'espianto e il trapianto di un organo, e lo stesso per il midollo, per far capire come la procedura venga effettuata nel massimo rispetto del soggetto donatore, e quanto vantaggio possano avere quelle centinaia di persone che sono nelle liste d'attesa e purtroppo non riescono ad avere una vita normale”.

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“Quindi noi speriamo veramente di arrivare – è l'auspicio della professoressa Irace – alla mente e al cuore di questi ragazzi, che poi sono il nostro futuro, la nostra anima all'interno dell'università. Vogliamo cercare di sensibilizzarli per una procedura che veramente è fondamentale nella nostra realtà, nel nostro mondo”. Relativamente a quanto incida, nello specifico, nei numeri delle donazioni di midollo, la mancata conoscenza delle modalità concrete con cui queste si effettuano, la professoressa Irace ha evidenziato come questa scarsità di informazioni influisca “moltissimo. Moltissimo perché c'è sempre la paura, che alcune volte è dei giovani, e in altre volte dei genitori dei giovani. Molte volte i giovani si convincono, ma i genitori si oppongono a questa procedura. E' ovvio che solo un maggiorenne lo può fare però, se in un contesto familiare nasce la paura di questo tipo di procedura, ovviamente anche il giovane potrebbe avere dei dubbi e ritornare indietro. Il trapianto di midollo è veramente la cosa più, non vorrei dire semplice, però ormai la procedura più standardizzata, più sicura. Le persone vengono studiate in ogni modo prima che possano diventare dei donatori. Quindi – ha spiegato la professoressa Irace – c'è una selezione delle persone più sane e, lì dove c'è un minimo dubbio, perché il donatore non possa poi effettivamente concretamente donare, allora si fa un passo indietro. Perciò è importante far capire qual è la procedura e come, in realtà, essa non preveda delle tappe che sono estremamente difficili e pericolose”.

In generale, invece, in un'eventuale indecisione per la donazione di organi assume un ruolo anche lo stato di dolore e smarrimento delle famiglie nel momento immediatamente successivo alla morte di un proprio caro. Momento che coincide spesso, evidentemente, con l'eventuale scelta di donare organi: “E' sicuramente una tristezza collettiva quella per cui, purtroppo, una persona si avvicina alla morte per un motivo o per un altro – ha evidenziato Concetta Irace – e anche la necessità di fare la procedura a cuore battente, perché gli organi devono essere mantenuti in vita e in buona salute, lascia le persone perplesse. Per questo motivo, in tutti i centri, ci sono degli psicologi e degli psichiatri che sono dedicati alle persone che sono potenziali donatori d'organo. Proprio perché possano accompagnare nella maniera più corretta, nella maniera più delicata oserei dire, verso questo percorso e verso questa procedura. E' importante che si creino quindi dei team multidisciplinari, dove le persone possano trovare le risposte per i loro dubbi e i chiarimenti per le loro incertezze”

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Presente, tra gli altri, anche il direttore sanitario Azienda Zero Regione Calabria, Domenico Minniti, che si è soffermato in particolare su una convenzione che Azienda Zero ha stipulato con l'ospedale ISMETT di Palermo: “Questa convenzione va a stabilizzare un percorso di cura che i nostri pazienti calabresi trapiantati già avevano intrapreso con l'ISMETT di Palermo – ha spiegato Minniti -. Quindi si va a consolidare questo percorso. Ma attraverso questa convenzione con ISMETT noi cercheremo di facilitare il percorso degli stessi pazienti perché i nostri operatori sanitari, i medici, i collaboratori professionali, gli infermieri, i fisioterapisti, e quant'altro dovesse occorrere, si interfacceranno in modo tale che i nostri pazienti che sono costretti ad un trapianto, e decidono di sottoporsi ad esso a Palermo, siano facilitati nel loro percorso. Cioè gran parte delle procedure verranno fatte a casa loro o vicino a casa loro, e l'intervento verrà poi fatto a Palermo. Quindi, attraverso questa formazione e questo scambio di informazioni tra gli operatori sanitari in ISMETT e i nostri operatori sanitari, gran parte del percorso, tranne evidentemente l'intervento chirurgico, verrà fatto rimanendo a casa propria, con un contenimento dello stress psicofisico dei pazienti e anche con un contenimento delle spese a cui sono sottoposti”.

Di grande impatto nella due giorni sono e saranno anche le testimonianze. Ad esempio quella di Francesco Nusdeo e Giuseppina Davoli, genitori del piccolo Giuseppe Nusdeo, autori del libro dedicato al figlio intitolato “Il principe alato Giuseppe Nusdeo, il nostro piccolo grande angelo”. Il libro narra la storia di un bambino di 12 anni, Giuseppe, che il 16 aprile 1994 è purtroppo venuto a mancare a causa di una leucemia fatale: “Giuseppe era un bimbo di 12 anni – ha spiegato mamma Giuseppina Davoli -. All'età di 8 anni è stato colpito da leucemia linfoblastica acuta. Ha fatto 3 anni di cure, e tutto si pensava potesse essere risolto. Invece una ricaduta ha rimesso in pericolo la vita di Giuseppe. Si iniziò a parlare di autotrapianto e successivamente di trapianto di midollo osseo da donatore non consanguineo in quanto il fratello, unico fratello, non era compatibile. Tutto avvenne in maniera molto veloce, ma il tempo non permette a Giuseppe di fare il trapianto. Perché il donatore era stato trovato: era un cittadino americano. Però ormai il tempo tiranno aveva messo in pericolo la vita di Giuseppe. Giuseppe ha trascorso tutto il periodo della sua malattia con il sorriso: non si è mai abbattuto alla malattia – ha raccontato la mamma del piccolo Giuseppe, in una narrazione molto sentita -, era sempre ogni mattina a lavorare e a fare qualcosa. Si alzava dicendo 'cosa facciamo oggi? Quando arriveranno i miei professori? Quando arriveranno i miei compagni'? E soprattutto si circondava di tantissime persone, tanti compagni di scuola ma non solo. Anche ragazzi più grandi che frequentavano il liceo, sia lo scientifico che il classico di Vibo Valentia. Trascorrevano insieme intere giornate”.

Il piccolo Giuseppe Nusdeo aveva un desiderio: fondare a Vibo Valentia la sede di ADMO (Associazioni Donatori Midollo Osseo) Vibo, che “è conosciuta sia a Bologna che a Genova – ha spiegato Giuseppina Davoli -. Anche contro il volere nostro di genitori, però accompagnato da questi giovani e da tantissimi amici, ha iniziato a fondare l'associazione e soprattutto a creare degli incontri per informare sulla donazione e reperire donatori di midollo. E quindi dare a tanti bambini ciò che a lui era negato. Alla sua dipartita noi abbiamo esaudito il suo desiderio – ha affermato mamma Giuseppina, con l'orgoglio di una madre estremamente fiera, pur nel suo più che comprensibile dolore -. Abbiamo continuato il suo percorso. Abbiamo fatto tantissime attività, tanti protocolli, e soprattutto abbiamo coinvolto tanti giovani da inserire in banca dati. Perché poi la possibilità di essere effettivamente donatori è di 1 su 100mila. Giuseppe ha lasciato questa grande eredità e, a distanza di 30 anni da quando è venuto a mancare, siamo stati invogliati da un sacerdote di Vibo e da tanti amici a scrivere notizie di Giuseppe. L'anno scorso la città di Vibo ha intitolato a Giuseppe una piazza, nella zona storica di Vibo Valentia. Mentre il liceo classico di Tropea gli ha intitolato l'aula dei professori. Il liceo turistico gli ha intitolato l'aula informatica. La scuola media Murmura di Vibo ha intitolato la palestra. E non ultimo il 15 aprile, giorno del suo compleanno, il duomo di San Leoluca intitolerà un'aiuola nel cortile dell'oratorio. Ci hanno quindi invogliato a scrivere, e usando gli scritti di Giuseppe, e le lettere che Giuseppe scriveva agli amici e ai politici sull'importanza della vita, della famiglia, della solidarietà, dell'amicizia vera, sull'essere utile agli altri e sul dono, e sulla base delle testimonianze dei tanti amici, dei medici, dei sacerdoti, abbiamo creato questo libro che abbiamo presentato il 18 marzo a Vibo Valentia per la città e il 19 marzo per i ragazzi delle scuole. Poi sempre il 18 mattina, presso la casa circondariale di Vibo Valentia, per gli studenti ubicati nella casa circondariale. Sono stati – ha concluso Giuseppina Davoli - momenti intensi da trascorrere insieme”.

Ha introdotto i lavori dell'evento l'esibizione del tenore Lorenzo Papasodero, sulle note di "Se" tratto da "Cinema Paradiso", colonna sonora dell'indimenticato maestro Ennio Morricone. Un omaggio, inoltre, è stato dedicato alla memoria della professoressa Rosa Terracciano, recentemente scomparsa: si è voluto sottolineare, con questo piccolo gesto, il grande legame che unisce idealmente la comunità accademica alla professoressa, in un abbraccio affettuoso esploso in uno scrosciante applauso nel ricordo della docente.

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