Catanzaro, Lepera: "Può un evento sportivo causare disagi e disumanità?"

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  02 maggio 2024 18:51

di MASSIMILIANO LEPERA

Può un evento sportivo causare disagi e disumanità? Non si può che cominciare con questo interrogativo, una domanda retorica, per evidenziare alcune contraddizioni in termini che si rilevano, ormai da tempo, in uno degli sport più praticati e amati di sempre, il calcio. Si premetta però quanto segue. È bellissimo e molto emozionante che una squadra di calcio possa rappresentare un’identità di un popolo, di una città, di un’intera regione, che si riunisce in euforia, gioia e allegria per celebrare le vittorie, ma anche semplicemente partecipare con entusiasmo alle partite e a tutto quello che è il contorno sportivo.

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Lo sport infatti unisce da sempre, sin dall’antica Grecia, in cui addirittura, durante i Giochi Olimpici (le nostre moderne Olimpiadi), nati sin dal 776 a.C., venivano interrotte le guerre per celebrare la pace attraverso l’unità nello sport. Così è e dovrebbe essere anche oggi.  Premesso ciò, premesso che lo sport, compreso il calcio, non sempre però rispecchia questi valori, perché si aggiungono atti di violenza, razzismo, prevaricazione e una serie di negatività che non dovrebbero in nessun caso appartenere allo sport, in questo caso specifico il discorso si concentra anche sul fatto che, tuttavia, non è obbligatorio costringere l’intera città ad adeguarsi a quello specifico evento sportivo. L’ultimo caso riguarda l’1 maggio, giorno in cui si celebra la festa dei lavoratori, durante il quale la gente è adusa fare pic nic, riunirsi, praticare qualunque attività che possa rappresentare una distensione dell’animo lontana da quello che è lo stress quotidiano e lavorativo. Ebbene, in tanti hanno scelto di trascorrere questa pratica in funzione della partita di calcio casalinga che si è tenuta tra il Catanzaro e il Venezia, ma tanti altri no.

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Proprio in quest’occasione, si è manifestato un certo dissenso, da parte di alcuni cittadini, nei confronti di un atteggiamento molto sopra le righe, per usare un eufemismo, non affatto empatico, in particolar modo da parte di alcuni ritenuti addetti al servizio d’ordine e alla sicurezza fuori dallo stadio. Costoro, tuttavia, hanno generato non poco malcontento in diversi civili, i quali non avevano preso parte alla partita, che volevano semplicemente svolgere le proprie funzioni quotidiane, con le proprie esigenze e necessità, che esulano da qualunque evento e vanno a interessare il singolo individuo, la sua stretta persona, i cui diritti restano pur sempre inviolabili, a prescindere da tutto. Tra i disagi, il divieto di usufruire, in maniera semplice, veloce e totalmente innocua, di un passaggio chiave della città, quello adiacente lo stadio e che si dirama verso la zona nord cittadina, in corrispondenza del cimitero, bloccando alcuni pedoni – non in auto, ma a piedi! – e non consentendo assolutamente di poter oltrepassare quelle poche decine di metri per raggiungere le proprie mete, alcuni anche con urgenze particolari. Il passaggio, chiuso e delimitato da cancelli, come di consueto, nel corso dello svolgimento della partita, non avrebbe creato alcun danno lasciando che vi si introducessero alcune persone a piedi, semplicemente per poter accedere ai luoghi sopra indicati con motivata urgenza. D’altra parte, l’atteggiamento che più fa riflettere è la totale mancanza di empatia, di ascolto, di socialità e di umanità nei confronti dell’altro, osteggiando altresì con fare indifferente, altezzoso e fuorviante.

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La rigidità non è mai una caratteristica positiva per l’essere umano, perché bisognerebbe dedicarsi in primis all’ascolto dei singoli individui, in quanto ciascuno possiede un proprio vissuto, una propria anima, ciascuno ha delle sue esigenze – come alcuni, ad esempio, che erano completamente “inzuppati d’acqua” in seguito alla grandinata avvenuta nel corso della partita medesima e avevano manifestato l’esigenza di potersi spostare per asciugarsi, altri invece avevano necessità di raggiungere la propria auto, parcheggiata lì nei pressi, per motivi personali urgenti – ed è assolutamente inaccettabile contraccambiare atteggiamenti di menefreghismo o addirittura ignorare, senza neanche ascoltare, le richieste delle singole persone. Non può dunque in alcun modo un evento sportivo o un evento di qualunque genere paralizzare le attività degli individui che di quel contesto sociale fanno parte, andando oltre quelli che sono i valori base dell’essere umano, della vita, del diritto alla salute e del diritto all’ascolto e alla comprensione di tutti gli esseri viventi. Questo fa comprendere che nessuno ha il diritto di ledere i diritti di nessun altro e il libero arbitrio ci consente di esercitare la propria libertà pur di non prevaricare quella altrui. Quindi, in conclusione, è necessario avere maggiore accortezza, disponibilità e predisposizione verso il prossimo da parte soprattutto di coloro che ricoprono un ruolo sociale, che in un determinato momento può essere determinante, per non incorrere in tutto ciò che è il contrario della sicurezza, della salute, dell’umanità.

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