La pandemia ridimensiona il programma di scambio universitario: metà dei giovani scelgono di posticipare l’esperienza
29 marzo 2021 22:52di VALENTINA CELI
Nato nel 1987, il programma di studio all’estero Erasmus è probabilmente il progetto più amato dell’Unione europea. Nei suoi 34 anni di vita sono stati 580mila gli studenti italiani che hanno trascorso uno o più semestri accademici in uno dei Paesi Ue, e 162mila i ragazzi stranieri che hanno scelto un’università italiana, supportati da una borsa di studio. Un’esperienza di vita che i partecipanti definiscono fondamentale, ormai parte integrante del percorso universitario.
Ma dal 2020 anche l’Erasmus ha subìto una brusca frenata. Quando il primo lockdown ha fatto chiudere le frontiere, molti universitari si sono trovati ad affrontare scelte difficili: da chi è rimasto in quarantena nel Paese ospitante, a chi ha dovuto interrompere gli studi all’estero per tornare a casa, fino a chi ha rinunciato a partire.
E nel 2021? La situazione rimane incerta. Il programma è ripartito lo scorso settembre, con l’inizio del primo semestre. Ma fra le lezioni in Dad e l’arrivo della seconda ondata in autunno, l’Erasmus ha subito grossi cambiamenti. L’Unione europea ha deciso che gli studenti potranno rimandare la partenza fino al 2022, senza perdere la borsa di studio. E questa sembra essere la scelta più gettonata al momento. Ma c’è una clausola: i soldi verranno erogati solo nel momento dell’effettivo raggiungimento del Paese ospitante. Per questo alcuni ragazzi sono partiti ugualmente o si apprestano a farlo.
Per dare maggiore sicurezza a studenti e famiglie, l’Università Magna Græcia di Catanzaro ha attivato un servizio di vaccinazione per i ragazzi che decidono di andare all’estero. Una scelta obbligata, dato che molti Paesi europei richiedono che gli universitari dimostrino l’avvenuto vaccino e/o i risultati negativi di un test molecolare prima di accoglierli.
Nel frattempo i ragazzi seguono le lezioni a distanza, con tutte le difficoltà che questo comporta. Grazia Carnevale, studentessa al 4° anno di Giurisprudenza all’Umg, fra pochi giorni partirà per Jaen, in Spagna. Ma il suo Erasmus è cominciato online. “Sarei dovuta partire all’inizio di febbraio – racconta Grazia - però la situazione pandemica era critica in Andalusia, ed è stato impossibile. Per ora studio in Dad, ma è complicato seguire i corsi in un’altra lingua. È stata un’impresa anche reperire il materiale di studio. E poi manca il contatto con persone di altre nazionalità.”.
La sua prospettiva è raggiungere la Spagna tra fine marzo e inizio aprile, ma la cautela è d’obbligo: dalla cancellazione di viaggi e prenotazioni, a lockdown estensivi in Italia e all’estero, la partenza non è assicurata. Grazia ha scelto di rischiare: “Non potevo rinviare ulteriormente l’Erasmus: l’anno prossimo sarò impegnata con la tesi. Spero che vada tutto bene”. Proprio questa insicurezza ha determinato la decisione di molti giovani di dire addio all’Erasmus, almeno per quest’anno.
Fra loro c’è Domenico Mardente, studente di Graphic Design all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. “L’Accademia che avevo scelto a Castillo, nel sud est della Spagna, premeva perché fossi lì già a febbraio – spiega – ma tutti i voli erano stati cancellati: la prima disponibilità era a fine marzo. Ho rinunciato, però mi auguro di poter partire l’anno prossimo. Non voglio trascorrere i miei mesi in Erasmus dietro a un computer, voglio godermi quest’esperienza al 100 percento”.
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