Il dolore delle donne è un lamento silenzioso che echeggia nei corridoi della memoria, una ferita aperta che continua a sanguinare anche quando il tempo sembra aver lenito altre ferite consumando lentamente ogni briciola di dignità e fiducia.
Lo scorso sabato 16 marzo, il Teatro Hercules di Catanzaro, di Piero Procopio, è stato il palcoscenico di un evento straordinario che ha toccato profondamente il pubblico presente. "Mal di Pietre", un adattamento coraggioso de "I Monologhi della Vagina", diretto con maestria da Anna Macri, ha registrato un sold out eccezionale.
La piece è stata dedicata a Manuela Loi, poliziotta italiana tragicamente scomparsa nella strage di via D'Amelio il 19 luglio 1992. Grazie al sostegno determinante dell'associazione Astarte, guidata con passione da Mariagrazia Muri, una compagnia di non attori ha saputo coinvolgere e commuovere il pubblico presente. Gli applausi scroscianti hanno testimoniato l'apprezzamento e l'emozione suscitati dalla performance. Sul palco, talenti quali Annamaria Marra, Maria Grazia Murace, Nadia Merante, Alessandro Testa, Alessandro Iazzetta, Pietro Tolotta, Benisa Abazi e Terri Boemi hanno dato vita a un racconto coinvolgente, in cui le diverse voci si sono unite in un coro di dolore e speranza. Questa eccezionale performance non solo ha segnato il debutto alla regia dell’attrice catanzarese Anna Macri, ma ha anche tracciato una nuova direzione per l'associazione Astarte, attiva nella lotta contro la violenza di genere da quasi vent'anni. Attraverso il teatro e il contributo essenziale di utenti e volontari, l'associazione continua a superare le barriere della incomunicabilità in un tessuto sociale complesso, e ad affrontare con determinazione un tema di grande attualità, ponendosi l’obiettivo di promuovere una società più equa e solidale. Nonostante la sua potenza distruttiva, il dolore delle donne, può anche trasformarsi in una forza titanica di resilienza e determinazione. Quando trovano voce e sostegno nella solidarietà e nell'empatia degli altri, le donne possono elevarsi al di sopra delle loro sofferenze, trasformando il loro dolore in un'arma potente per combattere le ingiustizie e per costruire un futuro migliore.
“Cosa vogliamo ora presto prima che ce ne andiamo prima che le nostre storie lascino questo mondo e le nostre teste, dovete dirlo! Ditelo ora, a me, a me. Ora! Guardatemi e ditemi che vi dispiace. Ci dispiace”
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