di MARIA PRIMERANO
“O mio dio! Ma quello è … sì quello è proprio lui … Guardate là! Totò è vivo! Totò non è morto! È resuscitato!”. Siamo a Napoli, 17 aprile 1967, giorno del funerale di Totò, in piazza Mercato, davanti alla Basilica di Santa Maria del Carmine Maggiore. Scorrono su uno schermo le immagini del funerale …
Si apre così in scena, in prima nazionale, al Teatro Comunale di Catanzaro, nell’ambito della stagione teatrale Ama Calabria, per proseguire in tournèe in tutta Italia, “L’OMBRA DI TOTO”, di Emilia Costantini, con Yari Gugliucci e Annalisa Favetti, coprotagonisti, e Vera Dragone.
In un interno, un appartamento di Napoli, un pianoforte, un divanetto, un tavolo con due sedie, quadri di attori appesi alle pareti.
L’uomo che non dorme si rifiuta, più o meno consapevolmente, di affidarsi al flusso delle cose, scriveva Marguerite Yourcenar nelle sue “Memorie di Adriano”.
E L’OMBRA DI TOTO’ è pièce teatrale dal flusso continuo di immagini di un sogno, anzi, proprio il risultato di un sogno, di un incubo, per l’esattezza, che attanaglia e trascina la controfigura di Totò indietro nel suo passato, e che, se da un lato la esalta per il ruolo di appoggio all’attore, dall’altra soprattutto la “macina”, la stritola, la mortifica, per non aver potuto imporre il proprio talento indipendentemente da quest’ultimo, ricoprendone il ruolo di controfigura. Il sonno e i sogni, si sa, alimentano le emozioni, e in questo caso producono fantasmagoriche fantasie. Nell’onirico scambio di ruoli - Totò reale e Totò controfigura -, infatti, si inserisce tutta la vita del Principe De Curtis, i suoi amori, la sua famiglia, la sua carriera, gli amici attori e per finire anche il trauma non risolto relativo al suicidio di Liliana Castagnola, soubrette genovese popolare degli anni Venti, bellissima e innamoratissima di lui, la cui prepotente bellezza aveva ispirato al romanziere Guido da Verona il famoso personaggio di Mimi Bluette “fiore del mio giardino”, morta suicida ingoiando un tubetto intero di Veronal, il barbiturico, per essere stata abbandonata.
Coprotagonisti: Annalisa Favetti, bravissima, che si muove elegantemente sul palcoscenico sfoderando tutta una gamma di emozioni, dalla malinconia, alla gioia, dalla tristezza alla gaiezza, nel ruolo di una giornalista del Il Messaggero, Rosa Spatafora, intervistando l’ombra di Totò, Dino Valdi, (al secolo Osvaldo Natale, sua controfigura), e Yari Gugliucci, pure molto bravo, nel ruolo di quest’ultimo, accompagnati dalla delicata e brava Vera Dragone, nel ruolo di Liliana Castagnola.
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