di TERESA ALOI
Anche quel giorno fu una lite a scatenare la tragedia. Ieri come oggi, quando ha aperto la portiera dell’auto e si è buttato dal ponte della tangenziale zona Agraria di Catanzaro (LEGGI QUI).
Era il pomeriggio del 2 novembre del 2004 quando Stefano Costantino, allora 21enne uccise la madre Anna Russo, dipendente dell’Azienda sanitaria di Catanzaro.
Oltre 50 coltellate e, secondo una prima ricostruzione fatta dai Carabinieri della compagnia di Sellia Marina, al termine di una lite scoppiata per futili motivi. Il giovane soffriva di crisi depressive e per questo era stato più volte ricoverato.
Raccapricciante la scena che si presentò ai carabinieri quando entrarono all’interno dell’appartamento dove si consumò la tragedia familiare.
Il corpo della donna nella cucina al piano terra di un fabbricato a due piani, dove il figlio si era stabilito da circa una settimana, dopo esser uscito dal centro psichiatrico dell’ospedale Mater Domini.
In una pozza di sangue. Tutt'attorno la tragedia.
Fu il padre di Stefano a dare il via all’inchiesta che ha portato alcuni medici in aula, con una denuncia sporta perché si verificasse se potessero configurarsi responsabilità nei loro confronti per le dimissioni del figlio nonostante fossero molto preoccupati poiché ritenevano che potesse essere un pericolo per sé e per gli altri.
Fu l’allora sostituto procuratore Luigi de Magistris a coordinare le indagini dei carabinieri di Sellia Marina. Stefano entrò nella struttura sanitaria il 9 ottobre e ne usci’ il 22 ottobre, qualche giorno prima di uccidere sua madre con un impressionante numero di coltellate, dopo che lei si era recata a trovarlo nella casa al mare della famiglia.
L’11 dicembre del 2005 il giovane è stato assolto perché inimputabile, in quanto ritenuto totalmente incapace di intendere e volere. Per dieci anni è stato in un ospedale psichiatrico.
Stasera l'ennesima tragedia. Il corpo è stato recuperato con non poche difficoltà dai vigili del fuoco, consegnato alla polizia di Stato e trasportato a Germaneto
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