Catanzaro, minacce di morte al dirigente veterinario Asp Macrì: da anni vittima di intimidazioni

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L'ingresso dell'Asp di Catanzaro e dell'ex Pugliese (dove c'è una parte rilevante di amministrativi della Dulbecco)
  10 agosto 2023 12:56

di STEFANIA PAPALEO

Muri imbrattati, minacce di morte, buste con proiettili a chiaro sfondo intimidatorio. Sul muro di casa una croce con la scritta: “Questo è l’ultimo avvertimento”. In precedenza, davanti all'abitazione di Chiaravalle una testa di capretto mozzata. Nel mirino anche il casolare di campagna, dove molti anni fa ha trovato una bottiglia incendiaria con accendino, per poi restare bersaglio di proiettili sparati da un’auto in corsa.

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Da oltre 20 anni per il dirigente veterinario dell'Asp di Catanzaro Roberto Macrì non c'è pace. Il braccio esecutivo della criminalità si fa sentire a cadenza regolare. Irrompe nella sua abitazione via posta. Fa vacillare la serenità familiare. Ma non riesce a togliere comunque voce al professionista che, puntualmente, varca la soglia dei carabinieri e denuncia quanto subìto. Così come accaduto qualche giorno fa, quando Macrì, dirigente veterinario del Dipartimento di Prevenzione - Igiene e sicurezza degli alimenti di origine animale (Area B) dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro (sede di Soverato) in servizio da ben 33 ani, ha ricevuto una lettera contenente gravi minacce, alquanto dirette, indirizzate alla sua persona.

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La missiva, da quanto si apprende, è stata inviata da fuori regione e recapitata presso la sua abitazione di Chiaravalle Centrale, dove Macrì e la sua famiglia si sono ritrovate tra le mani la pericolosa lettera, finalizzata presumibilmente a porre un freno all'attività delicata portata avanti dal dirigente nell'ambito del servizio veterinario di Soverato che comprende un vasto bacino di utenza che va dall'area del Basso Jonio fino alle Preserre. Da lì l'apertura di un ennesimo fascicolo d'indagine da parte del magistrato di turno della Procura della Repubblica di Catanzaro, sulla cui scrivania sono destinate a confluire tutte le carte relative all'escalation criminale del quale Macrì è rimasto vittima fin dai primi anni 2000.

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Carte e foto allegate, quelle della bombola di gas con un accendino lasciata davanti al portone della sua casa a Chiaravalle, di una rudimentale molotov lanciata presumibilmente da una macchina in corsa che, fortunatamente, non è esplosa. Poi le scritte ingiuriose sulle pareti esterne di casa, crivellate di colpi. Atti criminali sempre più gravi, commessi contro un professionista conosciuto per svolgere in maniera integerrima il suo lavoro particolarmente delicato in quanto legato al controllo degli allevamenti, della macellazione e della distribuzioni delle carni animali e del pesce in una larga porzione di territorio, tanto che, di volta in volta, i carabinieri impegnati nelle indagini hanno spulciato a pieno ritmo tra i provvedimenti emessi dal dirigente Asp, allo scopo di individuare possibili moventi legati appunto al suo lavoro. Lo faranno anche adesso, alla luce delle recenti minacce da condannare in ogni sede.

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