di IACOPO PARISI
Ieri sera, all’interno dell’edizione 2025 della rassegna "Da Margherita", la suggestiva cornice di Villa Margherita ha ospitato un incontro d’eccezione: Alessio Mariani, in arte Murubutu, rapper e docente di filosofia noto per il suo stile narrativo e letterario, è stato protagonista di un dialogo intenso con Giuseppe Procopio, davanti a un pubblico numeroso, prevalentemente giovane.
L’incontro ha seguito il format tipico di Murubutu, Letteraturap, in cui la parola si fa ponte tra musica e cultura, tra strada e scuola, tra versi e vita. Mariani ha riflettuto su diversi temi legati al rapporto tra rap e letteratura, sostenendo con forza che "anche la scrittura su musica è letteratura", purtroppo spesso considerata meno dignitosa rispetto a forme più “alte” come la narrativa o il teatro.
Secondo l’artista, il rap può diventare uno strumento didattico e culturale, capace di avvicinare i ragazzi a contenuti che normalmente respingerebbero. In questo senso, il linguaggio musicale diventa una chiave per comprendere meglio anche la letteratura tradizionale. Non sono mancati i riferimenti alla trap, definita da Murubutu come un fenomeno più antropologico che artistico, che andrebbe criticato con intelligenza ma non censurato.
Il cuore dell’intervento ha toccato la responsabilità dell’artista, specialmente quando si parla a un pubblico giovane. “Se la mia forma d’arte contiene provocazioni o immagini forti, non posso fingere di non sapere che parlo a chi non ha ancora gli strumenti per distinguere la finzione. Non sei un artista libero, sei un artista che se ne frega”, ha detto senza mezzi termini.
Murubutu ha poi raccontato del suo percorso, del rapporto con la musica vissuto in piena libertà, senza la necessità di inseguire il grande pubblico: "Non ho bisogno di fare musica per vivere. Lo faccio per piacere, non per necessità commerciale". E ha lanciato anche una frecciata: "C'è chi è andato a Sanremo per allargare il pubblico e invece lo ha ristretto."
Durante la serata, ha letto e interpretato brani ispirati a correnti letterarie come il naturalismo, il realismo magico sudamericano e il neorealismo italiano, omaggiando anche Italo Calvino. È stato un momento di grande intensità, dove la parola ha costruito “mondi abitabili”, come lui stesso ha detto, sottolineando la parola chiave che unisce rap e poesia: l’immagine. Il suo approccio nasce anche dalla sua esperienza di insegnante, che gli ha permesso di unire passione, lavoro e contatto diretto con le nuove generazioni. A proposito dei ragazzi di oggi, ha osservato: “Sono sempre più autoesiliati, vivono dentro bolle virtuali e spesso non vengono raggiunti neanche dalle informazioni fondamentali. La scuola resta un grande baluardo per un sapere non superficiale, ma graduale e di ricerca.”
A chiudere l’incontro, Murubutu si è esibito con due brani, che hanno messo in luce la sua straordinaria capacità metrica, l’intensità interpretativa e l’espressività unica che lo contraddistinguono come artista. Un momento di musica autentica che ha confermato quanto la sua arte sia radicata nella parola e nel pensiero.
L’evento ha confermato che format come Letteraturap funzionano, quindi un plauso a chi l'ha ospitato: l'affluenza è stata massiccia, e la presenza di tanti giovani ha dimostrato che esiste ancora fame di contenuti autentici, profondi e accessibili. La cultura, quando sa parlare il linguaggio del presente, sa ancora coinvolgere.
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