di TERESA ALOI
Sarà l’autopsia, disposta dalla Procura di Catanzaro, a chiarire le cause della morte di un neonato di 8 mesi deceduto la mattina del 31 dicembre scorso, all’ospedale “Pugliese Ciaccio” di Catanzaro.
Una tragedia per la mamma e il suo papà, entrambi del Crotonese, difesi dall’avvocato Giampiero Mellea, che in quel bambino aveva riposto tutta la loro felicità.
La corsa in ospedale e poi la notizia che il bimbo che portava in grembo era morto.
Tutto inizia qualche giorno prima, nello studio del ginecologo della donna, un professionista crotonese iscritto nel registro degli indagati, per una visita di routine. Una delle tante alle quali le donne in gravidanza si sottopongono regolarmente. Dopo aver effettuato l’ecografia, il medico l’ avrebbe, secondo il racconto della donna confluito nel fascicolo processuale, rassicurata che la gravidanza procedeva bene e che il nascituro, un bimbo, non presentava alcuna anomalia e che sarebbe nato sano.
Passano alcuni giorni e arrivano i primi dolori alla pancia. Il bimbo non scalcia più e per questo, di corsa, la donna ricontatta il suo medico di fiducia che, fuori sede, dopo aver capito i sintomi accusati, invita la donna ad andare in ospedale a Crotone.
Per problemi personali, la donna, anziché Crotone, scegli l’ospedale catanzarese e dopo aver effettuato un tampone per escludere la positività al covid 19, arriva nel reparto di Ginecologia dove dopo aver effettuato una visita con tanto di ecografia, i sanitari le comunicano la triste notizia che il bambino, non aveva alcun battito. Poi, il parto, indotto, e quel cuoricino che non batte più.
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