di EDOARDO CORASANITI
Non basta il Covid e la difficoltà di affrontare il virus in una condizione di marginalità ed isolamento. Per chi si becca il Coronavirus a Catanzaro c’è un altro problema da tenere in conto, la raccolta dell’immondizia.
Come racconta A.A., una ragazza di Catanzaro Lido affetta dai primi dicembre al Covid, a cui l’azienda che si occupa della raccolta differenziata ha comunicato di non dover più differenziare i rifiuti e inserire tutto in un sacco nero e lasciarlo fuori casa. Vanno smaltiti come rifiuti speciali. Facile a darsi, un po’ di meno nella sua praticità. La giovane infatti vive in un appartamento e non le è consentito spostarsi da un piano all’altro del palazzo, nè utilizzare l’ascensore. Il rischio è di incontrare qualcuno e contagiarlo. Non se lo può permettere e così da 26 giorni i rifiuti continuano ad accumularsi sul balcone.
A.A. resiste qualche giorno e poi inizia a chiedere spiegazioni agli enti preposti: al Comune di Catanzaro che rimpalla all’Asp, che fa ritornare la palla nel campo dell’amministrazione comunale. Insomma, uno scaricabarile di responsabilità che non cambia la situazione: dal 5 dicembre la spazzatura della ragazza di Catanzaro Lido continua a rimanere sul balcone e a nessuno sembra importare qualcosa.
Il 24 aprile scorso ad occuparsene era stato l’ex consigliere comunale di Catanzaro, Gianmichele Bosco. Contattato telefonicamente, Bosco puntualizza: “In casi come questo non ci può essere un rimpallo di responsabilità tra Asp e Comune, in quanto quest’ultimo deve tutelare i suoi cittadini e dovrebbe intervenire anche quando ci sono inadempienze di altri enti”.
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