di STEFANIA PAPALEO
Tre anni, tre anni di lacrime e dolore, tre anni di dubbi sul destino di Sara Pedri, la ginecologa poco più che trentenne scomparsa nel nulla il 4 marzo del 2021. La sua storia ha attraversato l'intera Italia, dalla Calabria al Trentino, lasciando dietro di sè una lunga scia di inquietanti interrogativi rimasti a tutt'oggi senza risposta. Unico punto fermo, la lettera di dimissioni che la giovane professionista aveva consegnato proprio quel tragico 4 marzo alla direzione generale dell'ospedale "Santa Chiara" di Trento, dove era giunta da qualche mese in cerca di un contratto a tempo indeterminato che l'Università Magna Graecia di Catanzaro non era riuscita a garantirle.
Un trasferimento obbligato che, tuttavia, avrebbe cambiato tragicamente il suo destino, così come sostiene la Procura di Trento nelle carte delle indagini chiuse a carico dell'ex primario Saverio Tateo e della dottoressa Liliana Mereu (difesi dagli avvocati Andrea De Bertolini, Stefano Daldoss e Paolo Demattè), chiamati a comparire, i prossimi 18 marzo e 19 aprile, davanti al Gup che dovrà giudicarli con il rito abbreviato per i reati di maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione e disciplina. E sarà in quella data che si ritornerà a parlare di un caso doloroso, che ancora oggi non ha trovato un epilogo.
La vettura di Sara era stata ritrovata nei pressi del lago di Santa Giustina, nella Val di Non, dove i cani molecolari altamente specializzati, e arrivati dalla Germania, avvertono qualcosa. I Carabinieri subacquei setacciano metro per metro la parte meridionale dello specchio d'acqua, vicino alla frazione di Banco. Ed è lì che gli animali si allertano sempre. Il fondo fangoso rende però difficili le operazioni dei sommozzatori, che risalgono in superficie senza una salma per l'ultima volta a fine 2022, a ben 19 mesi dalla scomparsa della ginecologa 31enne.
Ma questo non fa demordere i familiari. Che continuano a sperare nel ritrovamento di Sara. E che oggi, a tre anni dalla sua scomparsa, chiedono ancora giustizia, così come gli ex colleghi di Catanzaro che aspettano ancora di conoscere la verità sul destino di Sara che, bagagli alle mani, aveva lasciato il capoluogo calabrese, dove aveva trovato la sua dimensione personale e professionale, per raggiungere l'ospedale di Cles, dove i suoi sogni si sarebbero infranti contro un atteggiamento a lei ostile da parte di colleghi e superiori che l'avrebbero sempre di più relegata in un angolo, quasi a farla sentire incapace a tenere un bisturi in mano.
Ma a parlare di una Sara diversa, di una Sara determinata, brillante e capace, era stata invece la professoressa di ginecologia universitaria di Catanzaro, Simona Venturelli, che l'aveva affiancata durante la specializzazione presso il Policlinico di Catanzaro, fino a quando il mancato rinnovo del contratto aveva costretto Sara a cercare altrove il suo futuro. E invece ancora oggi, a 3 anni dalla sua scomparsa, di Sara resta solo l'auto trovata dai carabinieri in località Mostizzolo, nel Comune di Cis, al confine con quello di Cles, nel Trentino, e il cellulare sul sedile, oltre al profondo dolore di chi ha avuto la fortuna di conoscerla e apprezzarla per le sue qualità sia umane che professionali.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736