E’ venuto a mancare ieri Benedetto Arcuri, un imprenditore di Catanzaro che per tanti anni ha operato nel settore sanitario.
Il ricordo di Vincenzo Speziali
Benedetto Arcuri, è stato un grande signore.
Soprattutto, era un marito devoto e un padre dolcissimo. Ma Benedetto, fu pure, assieme a sua moglie Gabriella, intimo amico dei miei genitori, come io sono amico del figlio Matteo, a cui con commozione, verso lui e nei confronti di sua madre Gabriella, rivolgo le sincere condoglianze.
Ordunque, se ne va, con stile non chiassoso, un altro pezzo di questa vecchia, cara, aristocratica, signorile e generosa Catanzaro, cioè un pezzo importante, talmente grande da non potersi considerare una scheggia.
E ricordo, nel mentre scrivo i tanti momenti, passati assieme, nelle occasioni belle o nei molti viaggi, con Agazio e Maria Loiero, i meravigliosi Giovanni e Marcella Squillace, con zio Carlo de Lellis ed Elio Colosimo -altri due 'monumenti' morali, civili e portatori coerenti di pubbliche virtù- con zia Gabriella Celestino e Cio Pugliese.
Scrivere è difficile, allorquando con gli occhi si sorride pensando a questi eventi e alla comitiva descritta, poiché il cuore piange, sapendo che pure lui ormai si è 'congedato'.
Difatti, vado con la mente ai nostri viaggi 'nell'Austria felix', ovvero ai capodanno a Vienna o Salisburgo, cioè 83/84 e 85/86, oppure al Ferragosto 89 sulla barca di Papà, laddove c'era pure Nicola Fiorita e ci ritrovammo con una rete intorcinata all'elica del motore.
Già ho avuto modo di raccontare questo episodio, poiché si gettarono in acqua alfine di 'dipanare la matassa' mio padre, Michele Proto e un pescatore del luogo, di cui ricordo ancora il nome: Bertoldo.
E per dirla tutta, sino in fondo, nel mentre io con Nicola, Valentina e Francesca Loiero, con Agazio e Maria -con noi in quel viaggio c'era pure il Sen. Gianni Fontana, poi divenuto Ministro dell'Agricoltura- e con Benedetto e Gabriella, scrutavamo stando a bordo quanto accadeva lì di sott'acqua, ad un certo punto, vedemmo riemergere Papà, con Michele (Proto), piuttosto sconsolati, perché la rete era quasi impossibile da togliere a mani nude dall'elica in cui si era avvolta.
Invece fu proprio Bertoldo che riuscì nell'impresa e allora Benedetto disse "l'avrà presa a morsi" con me di rimando "Bertoldi` a dentera".
A quel punto Benedetto e Gabriella, con tutti gli altri, si mise a ridere a crepapelle, dandomi atto del mio senso dell'umorismo e degli esempi plastici con cui ero cresciuto, tra gli amici paterni, che sicuramente avevano fatto sì di agevolarmi in tal modo.
Eppure, se certamente in questo momento di tristezza preziosi ricordi alla stregua delle gemme potrebbero dar sollievo, rimane intatta e predominante la tristezza verso chi ci lascia, giammai per sempre, bensì, da credenti avendo la sensazione che 'siano nella stanza affianco'.
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