di VITTORIO PIO
Inizio colossal per la ventunesima edizione del Festival d’Autunno, diretto da Antonietta Santacroce. Con uno sforzo che ha pochi riscontri anche in ambito nazionale, questo primo w-e della manifestazione, sarà destinato a una serie di celebrazioni in onore di Giacomo Puccini, a cento anni dalla sua morte, che avrà come culmine sabato sera presso il Teatro Politeama, con una suggestiva messa in scena della magnifica Turandot, una co-produzione con il Festival Lirico dei Teatri di Pietra, diretta da Filippo Arlia, con la regia di Salvo Dolce, che ha curato l’allestimento.
La compagnia al completo si è trovata quindi nel foyer del Teatro di città, nel mezzo della febbrile attività di preparazione, per un sold-out maturato già in prevendita, con presenze annunciate da tutta la Regione. Lasciata incompiuta nel 1924, anno della morte di Puccini, l’opera sarà eseguita fino al punto in cui era arrivato il compositore prima della sua dipartita terrena e senza l’ausilio di un qualunque tipo di amplificazione.
Una fiaba senza tempo in tre atti, è proprio il caso di dirlo, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, un’opera meravigliosa che fornisce ampia soddisfazione a tutti: interpreti, musicisti e naturalmente il suo affezionato pubblico. Ma anche una riflessione artistica sui valori incarnati dai protagonisti: Calaf è il sole, Turandot la luna. Il primo è vita, la seconda è morte. Il regista ha optato per una lettura scenica che farà necessariamente a meno delle gigantesche scenografie adottate sin dai primordi eliminando tutto quello che non era strettamente necessario, dando spazio alla musica senza altre distrazioni e di fare indossare il nero al principe impavido – interpretato da Eduardo Sandoval – e il bianco alla principessa di ghiaccio – impersonata da Chrystelle Di Marco, al suo debutto in Calabria –, perché presso la cultura asiatica il colore della morte è il bianco. Sandoval ha ribadito la sua soddisfazione non solo di essere ancora in Italia, che è la culla dell’opera mondiale, ma anche di ritornare al Politeama, dotato di un’acustica portentosa. Insieme ai protagonisti principali sarà molto apprezzata la duttilità interpretativa di Elena Mosuc, ovvero la forza della dolcezza incarnata dal personaggio di Liù. “Siamo pronti ad accogliere il consueto incanto della Turandot -ribadisce la Santacroce- per debuttare al meglio in questa edizione, con un’opera che risiede in una categoria a parte per la sua tracimante forza e bellezza.
Fra poco ci sarà un’importante guida all’ascolto tenuta da Marco Calabrese, domani sera un galà lirico, che andrà a ripercorrere, grazie al trio Fonè, alcune fra le più belle arie di "Boheme", "Madama Butterfly" e "Tosca", ma il Festival d’Autunno omaggia anche la storia della città, partendo proprio dalla Grecìa, il suo quartiere più antico, ricontestualizzando l’epopea dei suoi pregiati damaschi di seta." Tutte le altre info su www.festivaldautunno.com
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