di IACOPO PARISI
In un clima di ascolto, partecipazione e profondità interiore, si è svolta a Catanzaro, presso il Centro Polivalente "Mario Rossi", la presentazione del libro Essere pace nel mondo, scritto da Davide De Maria, presidente dell’ETS Italia Solidale – Mondo Solidale, realtà attiva da oltre trent’anni nella promozione di uno sviluppo umano integrale, sia nel sud del mondo che del nostro Paese. L’incontro ha visto la presenza non solo dell’autore, ma anche di due volontarie missionarie profondamente radicate nel territorio e nel carisma dell’associazione: Elisabetta Strolla, referente per Calabria e Sicilia, e Palmira Curcio, che ha anche moderato il dialogo con intensità e lucidità, favorendo un confronto intimo e partecipato con il pubblico.
Fondata da Padre Angelo Benolli, missionario, scienziato e antropologo, Italia Solidale – Mondo Solidale è un’associazione di promozione umana e missionaria che si fonda sull’ascolto profondo della persona e sulla convinzione che ogni uomo e donna, ovunque nel mondo, abbia diritto a ritrovare sé stesso, vivere relazioni libere e autentiche, e svilupparsi pienamente. L’associazione opera oggi in 123 missioni di base in Africa, Sud America e India, dove sostiene concretamente oltre 2 milioni di bambini attraverso un modello di sviluppo autoctono e autosostenibile, fondato su piccole comunità di famiglie solidali tra loro. Parallelamente, oltre 60.000 persone in Italia sono coinvolte in un cammino di liberazione personale e relazionale, spesso accompagnato da un sostegno missionario diretto con una famiglia del Sud del mondo, in uno scambio di vita e fede reciproca.
Il cuore del libro e dell’intervento di De Maria si radica nell’esperienza vissuta nei campi profughi dell’Uganda, in particolare durante l’ondata di rifugiati provenienti dal Sudan. È lì che, come racconta, ha visto da vicino non solo la sofferenza causata dalla guerra, ma anche la bellezza inattesa della condivisione, incarnata nel gesto semplice ma rivoluzionario di una bambina che, ricevuto un bicchiere di latte, ne beve metà e offre l’altra metà a lui.
“La missione – spiega De Maria – non è dare, ricevere, accumulare, ma condividere. Quella bambina, che non aveva nulla, mi ha insegnato più di tutti gli anni di università”.
Un episodio che tocca nel profondo e che richiama il messaggio fondante di Italia Solidale: ogni persona è chiamata alla missione, non per vocazione straordinaria, ma per natura umana. Ognuno, nel proprio quotidiano, può scegliere di essere pace, di rompere la catena del negativo condividendo ciò che ha, anche quando è poco.
Ad affiancare e rendere concreta questa visione, la testimonianza intensa e personale di Elisabetta Strolla, volontaria dell’associazione, che ha raccontato il proprio cammino iniziato quasi per caso nel 2006, durante il servizio civile:
“Quando lessi che ogni giorno muoiono 26.000 bambini nel Sud del mondo e ci sono 340 milioni di depressi in Occidente, rimasi sconvolta. Avevo vent’anni e non sapevo nulla. Vivevo in una rimozione profondissima, chiusa in un quadrato, integrata in ciò che volevano gli altri.”
Strolla ha condiviso con coraggio il passaggio da una profonda crisi personale e una forma di depressione giovanile, a un cammino di guarigione che è passato proprio attraverso la partecipazione attiva alla missione, ai gemellaggi, alla relazione concreta con le comunità del Sud del mondo:
“Non è uno slogan dire che salvare un bambino salva anche te. Grazie a questa realtà ho tirato fuori energie che non sapevo di avere, ho ritrovato la mia anima, il mio talento per il canto, le relazioni vere. Ho cominciato a farmi rispettare, a rispettarmi, ad amare.”
Una testimonianza toccante, che ha evidenziato come la missione non sia solo un atto di solidarietà verso chi soffre, ma una via di liberazione per chi la compie, che può finalmente riemergere dalla solitudine e dalle ferite interiori.
Palmira Curcio ha poi sottolineato un concetto centrale del libro: la pace non è assenza di guerra, ma una condizione dell’anima, dell’armonia con sé stessi, con gli altri e con la natura. Tuttavia, questa pace originaria viene infranta spesso. E il punto è proprio lì: "Perché ci facciamo continuamente la guerra, anche se siamo creati per la pace?"
De Maria suggerisce che il negativo entra dentro di noi se non viene affrontato. La guerra non è solo quella delle armi, ma quella che viviamo nei nostri pensieri, nelle relazioni, nel senso di impotenza quotidiana. E se non lo affrontiamo, questo male “ci entra dentro e ci inquina l’anima”. Il punto mancante è la coscienza del negativo e la scelta di fronteggiarlo, invece che subirlo o ignorarlo.
Le parole di Davide De Maria e Elisabetta Strolla si sono intrecciate in una stessa visione: non si tratta di assistenza, ma di comunione. Non di filantropia, ma di vita vera che si incontra, si specchia e si trasforma. Un invito a scegliere ogni giorno la relazione come via per ritrovare sé stessi e cambiare il mondo.
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