C’è un filo che unisce prevenzione, coraggio e fiducia: è quello raccontato da Rossella Nasso nel suo nuovo libro “Prevenire, marciare, restare”, presentato questa mattina nella Sala Multimediale del presidio ospedaliero Pugliese dell’Azienda ospedaliero-universitaria “Renato Dulbecco” di Catanzaro. Un’opera che va oltre la testimonianza: è un atto d’amore verso la Calabria, verso le donne, verso una sanità che funziona e che merita di essere raccontata.
Sostenuto dal consigliere regionale Ernesto Alecci, il libro raccoglie le storie di quattro donne calabresi che hanno affrontato la sfida del carcinoma mammario scegliendo di curarsi nella propria terra, all’interno della Breast Unit dell’Azienda Dulbecco. Donne che non sono emigrate, che non sono fuggite, ma che hanno deciso di restare. E che oggi, con le loro parole, testimoniano quanto sia fondamentale una sanità capace di essere vicina, competente, umana.
All’incontro, moderato dalla giornalista Maria Rita Galati, sono intervenuti, insieme all’autrice, il consigliere Alecci, il dottor Francesco Abbonante, coordinatore clinico della Breast Unit, e la commissaria straordinaria dell’AOU Dulbecco, Simona Carbone. Presenze significative per ribadire che quando esiste una rete tra istituzioni, professionisti e cittadini, il sistema funziona.
«Questo libro è un messaggio di speranza e di fiducia – ha dichiarato Ernesto Alecci –. È la dimostrazione che, anche in Calabria, si può fare buona sanità. Non bisogna mai smettere di investire e credere in chi lavora con passione e competenza. Oggi ho percepito forte la partecipazione e l’impegno di tutto il personale sanitario, pronto a continuare a sacrificarsi per migliorare le prestazioni della Breast Unit della Dulbecco. La lettura di questo libro, che sarà distribuito gratuitamente negli ambulatori, potrà rappresentare un sostegno concreto per tutte le donne che si trovano ad affrontare una delle sfide più dure della vita».
Una realtà, quella della Breast Unit catanzarese, nata nel 2019 tra difficoltà e incertezze, ma che oggi ha conquistato risultati importanti. «All’inizio – ha spiegato il dottor Francesco Abbonante – il numero di casi trattati era inferiore agli standard minimi per il riconoscimento ufficiale. Oggi, nel 2025, abbiamo superato quei numeri e siamo in piena crescita. Questo è stato possibile grazie a un’équipe competente, appassionata, capace di lavorare insieme. L’integrazione con i colleghi di Germaneto ha consolidato il progetto e rafforzato il modello. Ringrazio la Commissaria per aver creduto nella coesione interna e nel valore del lavoro di squadra. La sanità non si costruisce da soli: servono medici, istituzioni e cittadini uniti, per offrire risposte concrete alla popolazione».
Concetti ripresi anche dalla commissaria straordinaria Simona Carbone, che ha sottolineato il valore strategico dell’integrazione tra le due ex strutture ospedaliere, Mater Domini e Pugliese. «Oggi – ha dichiarato – lavoriamo in sinergia, con l’obiettivo non solo di mantenere i volumi di attività raggiunti negli anni, ma di posizionare la nostra Breast Unit nella rete nazionale. Questo ci permette di contrastare la migrazione sanitaria e di offrire cure di qualità nella nostra regione. Il nostro ingresso nel circuito delle Breast Unit nazionali è un riconoscimento autorevole all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Eventi come questo rappresentano un’occasione preziosa per raccontare quanto di buono si sta costruendo e per valorizzare l’esperienza di donne come Rossella Nasso, che ha saputo raccogliere e restituire con sensibilità storie di sofferenza, coraggio e rinascita».
Con una scrittura limpida, poetica e intensa, Rossella Nasso ha dato voce a quattro donne, a quattro battaglie uniche, ma legate da un inizio comune: la diagnosi. «Ho sempre fatto prevenzione – ha raccontato – ma so bene che basta un attimo per entrare in un’altra realtà. Ho scritto questo libro perché credo nel valore della vicinanza. Quando una donna affronta la malattia, deve sapere che c’è qualcuno che ci è già passato e che può trasmetterle fiducia. È un gesto d’amore verso il mio territorio e verso quei medici che ogni giorno lavorano con dedizione, senza nulla da invidiare ad altri centri d’Italia. La migrazione sanitaria è una ferita per chi parte e per il sistema. Non si tratta di obbligare, ma di dire: “Se vuoi, puoi restare”».
“Prevenire, marciare, restare” è molto più di un titolo. È un invito alla consapevolezza, all’azione, alla speranza. È la dimostrazione che un’altra Calabria è possibile. E già esiste, dentro corsie silenziose e mani esperte che ogni giorno lavorano per il bene comune.
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