"Ci abbiamo messo qualche giorno a capire che il post del Senatore Bianca Laura Granato, già professoressa ed educatrice (ruolo ben più importante di quello che ricopre
oggi, perché come politico ceffa di orientare le coscienze, come docente avrebbe l’alto compito di formarle) in merito alle celebrazioni del 2 giugno, era effettivamente stato scritto dalla sua tastiera. Avremmo preferito che ci dicesse che le avevano rubato l’identità social, così da poterle esprimere un minimo di solidarietà". Così in una nota il consigliere comunale di Catanzaro,
Eugenio Riccio.
"La stessa che
oggi abbiamo il dovere di riservare a noi stessi e al popolo italiano rappresentato anche da lei in seno alle istituzioni. Il Senatore, nel citare il primo articolo della Costituzione, non parte dal comma più importante “ L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” quello che per essere scritto è valso il sangue di tanti , ma si limita a citare l’inizio del secondo comma “La sovranità appartiene al popolo”, e, abdicando anche al suo ruolo di insegnante della lingua italiana, omette di citare ciò che c’è dopo la virgola, pur dovendo sapere che quel che viene dopo è strettamente legato (grammaticalmente e idealmente) a ciò che è scritto prima. E cosa c’è scritto dopo quella virgola? “che la esercita ( la sovranità n.d.r.) nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ecco professoressa, senatore Granato, sono le stesse forme e limiti che le consentono
oggi di cercare la stessa vuota passerella che lei calca allo stesso modo di coloro che critica. I social, caro senatore, sono le moderne piazze e quando qualcuno ha un ruolo pubblico e scrive qualcosa, in fondo sta facendo esattamente ciò di cui accusa gli altri. Sta cercando popolarità, ben sapendo che i giornalisti dovranno quanto meno impaginare il suo post dandogli dignità di notizia, pur se lei in maniera sprezzante, li ha definiti paparazzi, disconoscendo anche il contributo fondamentale di immagini che “i paparazzi” hanno dato agli archivi storici di questo Paese.
Ma torniamo alla piazza, o alle piazze se vuole, del 2 giugno. Quelle piazze caro Senatore, sono gremite in ogni angolo del Paese, non da persone, ma da istituzioni. Prime tra tutte quelle Militari e delle forze dell’ordine che, proprio per permettere anche a lei di parlare liberamente, garantiscono, con la loro presenza quotidiana, la tenuta dei principi di quella Costituzione di cui lei ricorda a mente solo metà del secondo comma del primo articolo.
In quelle piazze c’è l’associazionismo sindacale militare, quello civile, le associazioni d'Arma, quello che è citato nel secondo articolo “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita`, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta` politica, economica e sociale”.
Nelle piazze del 2 giugno c’è tutta la laicità dello Stato e la libertà di professare ogni tipo di culto, come previsto dalla Costituzione", scrive Riccio.
"Quindi caro Senatore , cara professoressa, con le sue parole ha tradito le due funzioni che la società le aveva assegnato, quella di rappresentante delle istituzioni e quella di educatrice.
Mi piacerebbe anche spiegarle cosa è storicamente il sovranismo e perché non contrasta con i principi europeisti. Lo farei per lei, che dimostra di avere le idee confuse, per i suoi elettori che rischiano di sentirsi smarriti e ancor di più per gli alunni che prima o dopo incontrerà ancora, loro si che sono cittadini dell’Europa e del mondo. Le dimostrerei come angora una volta ha dimostrato di disconoscere la storia. Se lo desidera sono disposto ad un confronto pubblico e aperto in una piazza in cui io e lei potremmo esprimere le nostre diversissime idee. E sa perché? Perché esiste una Costituzione, quella italiana, che ci permette di fare ciò. La stessa che lei, nella fretta di esprimere sprezzanti giudizi sulle persone, ha vilipeso e offeso un un delirio di egocentrismo che, ribadisco, mi preoccupa di più se penso che un giorno qualcuno, con fiducia nelle istituzioni come è anche la scuola, le affiderà il futuro dei propri figli", conclude.