Catanzaro riscopre Corrado Alvaro: raccontare l’uomo per comprendere lo scrittore

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Da sinistra: Raffaele Nisticò, Giusy Staropoli Carafati, Francesco Mazza

  19 dicembre 2025 16:04

di IACOPO PARISI

Raccontare Corrado Alvaro partendo dall’uomo, prima ancora che dallo scrittore, significa interrogarsi sul rapporto tra radici, memoria e futuro. È attorno a questa esigenza che si è costruito l’incontro dedicato all’intellettuale calabrese, promosso dall’Associazione Teatro di Calabria Arnoldo Tieri, occasione di confronto e riflessione sulla sua figura e, al tempo stesso, momento di presentazione del libro “Alvaro. Più di una vita” di Giusy Staropoli Carafati.

Un dialogo che ha messo al centro il valore civile e umano di Alvaro, moderato sapientemente dal giornalista Raffaele Nisticó, e che ha visto confrontarsi l’autrice con Francesco Mazza, regista e direttore artistico dell’associazione organizzatrice. Un incontro pensato non come celebrazione formale, ma come spazio aperto di riflessione sul modo in cui oggi si raccontano — o non si raccontano — le grandi figure della cultura calabrese.

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La serata si è aperta con la proiezione di un filmato dedicato a Corrado Alvaro, realizzato nel 1994 da Francesco Mazza su testo di Aldo Fiale. Un documento che, nonostante il tempo trascorso, conserva una forza visiva sorprendentemente attuale. Le immagini accompagnano lo spettatore nei luoghi che hanno segnato in modo decisivo la vita di Alvaro in Calabria: paesaggi, borghi e strade che raccontano il legame profondo, spesso complesso e sofferto, tra lo scrittore e la sua terra d’origine. Un racconto per immagini che ha immediatamente creato un clima di ascolto e partecipazione, preparando il terreno al confronto che sarebbe seguito.

A partire da queste suggestioni, il dialogo si è concentrato sul libro di Giusy Staropoli Carafati, un’opera che nasce da una scelta precisa: raccontare Corrado Alvaro non attraverso un saggio critico, ma attraverso una narrazione capace di restituirne prima di tutto l’umanità. L’autrice ha spiegato come “Alvaro. Più di una vita” sia pensato come una biografia, lontano dall’accademia e vicino alle persone, con l’intento di avvicinare lettori diversi, in particolare i più giovani, a una figura spesso percepita come distante.

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Nel corso della conversazione è emersa con forza l’importanza dell’infanzia di Alvaro e del ruolo del padre, Antonio, che con una scelta dura e lungimirante lo strappa giovanissimo all’Aspromonte per offrirgli un futuro diverso. Un passaggio che segna profondamente la vita dello scrittore e che diventa, nel libro, una delle chiavi di lettura fondamentali per comprendere la sua opera e la sua inquietudine. È da lì che prende avvio quella che è stata definita un’emigrazione intellettuale, un distacco mai del tutto sanato dalla Calabria, ma necessario alla costruzione dell’Alvaro che il mondo avrebbe poi conosciuto.

In questo senso, Mazza ha evidenziato anche il valore del linguaggio audiovisivo come strumento di memoria e divulgazione. Il filmato proiettato all’inizio della serata nasce proprio dall’esigenza di rendere Corrado Alvaro accessibile, concreto, legato a immagini e territori riconoscibili, capaci di parlare anche a chi non lo ha mai letto. Un lavoro che si inserisce coerentemente nel percorso dell’Associazione Teatro di Calabria Arnoldo Tieri, impegnata nella valorizzazione della cultura e dell’identità regionale.

A scandire il ritmo della serata, le letture teatrali di Anna Maria Corea e Aldo Conforto, dell’Associazione Teatro di Calabria Arnoldo Tieri, che hanno intervallato i momenti di dialogo con interpretazioni intense dei testi di Corrado Alvaro. Le loro voci hanno dato corpo e profondità alle parole dello scrittore, trasformando la riflessione critica in esperienza emotiva e restituendo al pubblico la forza espressiva di una scrittura ancora capace di parlare al presente.

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A fare da filo conduttore all’intero incontro è stato un messaggio condiviso: Corrado Alvaro non appartiene a pochi, né a una cerchia ristretta di studiosi, ma è patrimonio di tutti. Restituirne la figura significa restituire dignità a una storia culturale spesso trascurata, offrendo strumenti di consapevolezza soprattutto ai più giovani. L’incontro si è così configurato non solo come una presentazione di un libro, ma come un momento di riflessione collettiva, capace di tenere insieme passato e presente, parole e immagini, memoria e futuro.


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