"Catanzaro rubata", l'incontro della città con gli artisti nelle grafiche di Giuseppe Rotella

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images "Catanzaro rubata", l'incontro della città con gli artisti nelle grafiche di Giuseppe Rotella

Un giovanissimo grafico fonde pittura, fotografia e poesia in un progetto tutto in divenire

  09 febbraio 2021 17:57

di VALENTINA CELI

Catanzaro è un museo a cielo aperto, tela su cui dipingono i pittori preraffaeliti inglesi, set dei fotografi di moda americani, scenografia perfetta per i cineasti italiani. L’incontro fra la città e gli artisti avviene nelle opere grafiche del giovanissimo Giuseppe Rotella, che scatto dopo scatto omaggia il capoluogo fra raffinati riferimenti culturali e suggestioni emozionali.

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Foto “Dolce Vita”

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Nato nella città dei tre colli nel 1996, dopo il liceo classico si trasferisce a Milano, per studiare Design del prodotto industriale al Politecnico. Appena laureato ritorna a Catanzaro e ispirato dalla “splendida decadenza” che gli fa da cornice, comincia a fotografare gli angoli della città natale. Scorci e panorami su cui riflette e che ri-immagina come possibili sfondi per i capolavori della storia dell’arte.

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Foto “Vento, velluto, e...”

Nasce così il progetto “Catanzaro rubata”, cioé sottratta al passare impietoso del tempo, salvata dall’oblio, per essere riscoperta e valorizzata. Una serie di grafiche che il giovane creativo condivide su Instagram, su un profilo ribattezzato col suo nome d’arte, giurot, e che ci ha raccontato in esclusiva.

Foto “Tentazione, pudore, piacere”

Cosa ti ha spinto a creare questo progetto?

“Il motore è stato la mia voglia di unire mondi apparentemente lontani - racconta Giuseppe Rotella - che se mischiati assumono un significato nuovo. Creare un senso di straniamento, di essere qui e altrove. Io sono un grande amante di Catanzaro: volevo dimostrare che non è vero che non c’è niente da fare o niente da vedere”.

Qual è l’obiettivo di “Catanzaro rubata”?

“Quello di far conoscere molti angoli della città che non tutti conoscono. Per ora mi sono concentrato sul centro storico, ma presto passerò a scenari più moderni e alle periferie, per avere una visione d’insieme. Spesso si passa e non ci si ferma ad osservare, ma c’è sempre del bello intorno a noi. Vorrei spingere i miei concittadini ad appassionarsi, a scoprire davvero il capoluogo”.

Foto “Nuovo Cinema Paradiso”

Le tue grafiche presentano una fusione fra luoghi fisici e arte. Come avviene l’abbinamento?

“La scelta delle opere d’arte in sé e per sé è abbastanza laboriosa. Opto per le immagini più adeguate allo stile di quello scorcio cittadino e alle sensazioni che mi evoca. Le seleziono fra quadri, fotografie d’epoca, ma anche scene di film. Ad esempio, per il Politeama ho voluto unire arte e temi sociali. Il problema dei teatri e dei cinema chiusi mi ha ricordato un momento struggente, come quello della lenta morte di Ophelia, dipinta dal pittore inglese Millais”.

Foto “Fine dello spettacolo”

“Per Palazzo de Nobili ho scelto delle foto d’epoca, degli anni ‘50. Era il 27 gennaio, Giorno della Memoria, e mi hanno ispirato le parole della senatrice Liliana Segre. Lei ha descritto la libertà come una farfalla che vola sopra al filo spinato. E io ho unito gli scatti in bianco e nero di una donna che indossa un abito chiamato “Butterfly”, che sembra spalancare le ali mentre distoglie lo sguardo. Un modo per rappresentare anche l’indifferenza di alcuni verso quell’orrore”.

Foto “Indifferenza”

“Ho provato ad andare oltre il concetto standard dell’immagine. Vorrei che chi guarda al mio progetto si soffermasse abbastanza da interpretarne i vari livelli. Io suggerisco delle parole chiave per ogni opera, ma spero che lo spettatore si possa immedesimare e aggiungere anche i suoi significati”.

 Qual è il futuro del progetto?

“Mi piacerebbe raccogliere le mie opere in una mostra, magari itinerante, per realizzare un percorso di scoperta. Il mio sogno? Vedere riprodotte le mie grafiche accanto ai luoghi che ho ritratto, accostare la mia visione alla realtà urbana. Esistono già dei cartelli che illustrano la storia dei monumenti, ma vengono letti in predominanza dai turisti. Corredarli con le mie opere magari potrebbe catturare di più l’attenzione dei cittadini. Può sembrare un po’ autocelebrativo, ma sarebbe bello creare una dimensione artistica a cielo aperto, un nuovo modo di comunicare il territorio”.

Foto “Sirena”

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