Catanzaro. Un banchetto sul ciglio della strada: è il rito dell'oferenda, un'antica magia afrobrasiliana

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Il rito dell'oferenda in via Milelli a Catanzaro

La segnalazione perviene dai residenti di via Milelli, in centro città, preoccupati che si trattasse di un rito di magia nera. In realtà è un antichissimo rito propiziatorio latino-americano.

  29 aprile 2021 11:46

di ANNA TRAPASSO

Una composizione di mele, peperoncini, sigari, candele e vino, adagiati a bordo strada. Un misterioso banchetto sul marciapiedi di via Milelli, in pieno centro ed in prossimità di un incrocio molto trafficato, ha suscitato tra i passanti ma, soprattutto, tra i residenti, in primo luogo la curiosità ma, subito dopo, il timore che si trattasse di un rito di magia nera. 

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Non è la prima volta, infatti, che nel centro storico e, in particolare, nei pressi del vecchio ospedale civile, si rinvengono tracce di riti satanici e simili.

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Fortunatamente non si tratta di satanismo. E' un rito propiziatorio afrobrasiliano, conosciuto come oferenda. Già apparso sul ciglio della strada di varie città d'Italia, in particolare in Veneto e in Romagna, è comparsa un'oferenda per la prima volta anche a Catanzaro.  

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Bando ad ogni inquietudine, quindi, vediamo cos'è l'oferenda secondo la storia delle religioni e perchè si realizza a bordo strada.

Si tratta di un rito afrobrasiliano che risale ai tempi della deportazione degli schiavi. Il piatto-dono viene lasciato ai bordi di una strada, lungo la riva di un fiume o in mezzo a un campo per ottenere in cambio un desiderio richiesto. È una richiesta di grazia a divinità afrobrasiliane dette «oferende».

Le origini di questa tradizione sono antichissime e vengono fatte risale a metà del XVI secolo: durante il periodo delle deportazioni di schiavi neri in Sud America (intorno al 1549) ed a causa della forte repressione bianca nei loro confronti, i riti africani si mescolarono con la religione cattolica, dando luogo ad un sincretismo fra culti dei neri e il cattolicesimo. Le pratiche indigene furono tramandate grazie a questo espediente, che ne permise la diffusione eludendo cosi lo sguardo vigile dei negrieri per lo più portoghesi. Ecco spiegato perché queste «oferende» sono una tradizione che si può notare frequentemente nei Paesi dell’America Latina.

Le entità portanti del Pantheon Afrobrasiliano, vengono chiamate Orixas. Ognuno di loro, dispone di alcune entità sottoposte, che secondo il credo afro, lavorano a livello energetico, formando cosi un ponte fra l’uomo e la divinità. Mentre nel caso degli Orixas, si richiede l’Axè (benedizione, grazia, dono) in cambio di un Ebò, ossia la preparazione di un piatto più o meno complesso da lasciare nei luoghi di potere pertinenti e per lo più legati alla natura, di cui sono i padroni, per i loro subordinati, si prepara l’oferenda

L’oferenda consiste nel despacho, ossia il depositare nella dimora dell’entità o luoghi che sono ritenuti idonei dove evocare l’entità (incroci a X o a T) alcuni doni, per ottenere in cambio il favore richiesto. In genere si tratta di sigari, sigarette, grappa, rose rosse, spumante, monetine, specchietti, nastri, candele, profumi, gioielli e frutta, disposti quasi sempre con le stesse modalità.

Tali pratiche non hanno nulla a che vedere con il satanismo o con il demonio. Parliamo di culti antichissimi, sopravvissuti alla schiavitù, al dolore e alla repressione, pertanto si tratta di una fede molto antica e piena di speranza, da conoscere e rispettare. 

 

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