di FRANCESCO IULIANO
A poco più di tre anni da quel doloroso 13 gennaio del 2020, la famiglia della Federazione Italiana Giuoco Calcio ha ricordato Nuccio Tolomeo.
Lo ha fatto organizzando il Memorial ‘Nuccio Tolomeo - Sport ed inclusione sociale’. Un appuntamento al quale hanno partecipato, moderati dal giornalista Gianluigi Mardente, il presidente del Comitato Regionale della Figc - Lnd, Saverio Mirarchi, il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, il direttore generale dell’Us Catanzaro, Diego Foresti, l’assessore comunale allo Sport, Nino Cosentino, il rappresentante della Fondazione Città Solidale, Bruno Talarico ed il calciatore dell’Us Catanzaro Nana Welbeck.
L’incontro, allestito nella sala congressi del Centro Federale di via Contessa Clemenza, è stato preceduto, nel pomeriggio, dal triangolare ‘Nuccio Tolomeo’ al quale hanno partecipato la Rappresentativa Lnd Under 17, la Rappresentativa Sai Fondazione Città Solidale e l’Under 16 dell’Us Catanzaro.
Un triangolare vinto ai rigori dall’Under 16 dell’Us Catanzaro contro la rappresentativa della Fondazione Città Solidale .
Non è possibile parlare del calcio catanzarese senza che la mente non ti faccia pensare ad un nome su tutti. Quello di Nuccio Tolomeo.
Per lui il calcio è stato la vita, una seconda famiglia. Una passione che ha saputo trasmettere a quanti hanno avuto la fortuna di averlo come collaboratore, come allenatore, come maestro di sport. Di Nuccio Tolomeo, oggi, ci rimane la sua eredità fatta di consigli, di opinioni, di decisioni, di teorie, di tecniche di gioco.
Non era difficile incontrarlo e vederlo all’opera sul campo di calcio. Bastava andare nella struttura del ‘Federale’ (il vecchio campo di Sala), per rendersi conto della passione che ci metteva nell’insegnare il gioco del calcio ai ragazzi. Quante generazioni di calciatori sono passate attraverso i suoi insegnamenti, le sue sfuriate, le paternali ma anche attraverso le sue parole di conforto, di sostegno, di incoraggiamento.
Di lui, tutti, hanno sempre riconosciuto quella che era la sua grande caratteristica: l’umanità.
Un tecnico, come si dice nel gergo calcistico, “sanguigno”. Una sorta di doctor Jekyll and Mister Hyde. Allenatore nei minuti che scandivano un incontro di calcio, protettivo ed affettuoso non appena tutto finiva.
“Un allenatore vecchio stampo”. Così lo ha definito Saverio Mirarchi in apertura dell’incontro. “Ricordare Nuccio in quello che è stato sul suo habitat naturale nella sua breve vita, credo che sia il modo migliore per ricordare Nuccio. Un campo di calcio ed un torneo tra ragazzi. Tra le squadre che abbiamo voluto invitare anche la rappresentativa della Fondazione Città Solidale, un centro di accoglienza che ospita ragazzi stranieri.Un momento sociale importante, di aggregazione che, in definitiva, era quello che Nuccio ha fatto per i ragazzi su un campo di calcio. Personalmente ho molti ricordi di Nuccio avendolo avuto come arbitro prima ma anche come allenatore. Una presenza, la sua che, a distanza di tre anni di assenza, si sente in ogni metro di questa struttura”.
“Una persona meravigliosa, disponibile con tutti: con la famiglia e con con i ragazzi che sono stati la sua vita - ha detto la sorella Rosetta . Una sorta di fratellone. La sua vita, Nuccio, l’ha dedicata a loro. Una presenza, la sua che, a distanza di tre anni di assenza, si sente in ogni metro di questa struttura”.
Alla famiglia, Saverio Mirarchi, ha consegnato una targa ricordo nelle mani della nipote Morena Devenuto ed un omaggio floreale.
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