Il caso della presunta “fattucchiera” Cecilia Faragò si colloca in un periodo storico di poco precedente al Risorgimento, specificamente nella seconda metà del Settecento, al Sud della Penisola Italica, la quale aveva ancora una organizzazione amministrativa frammentaria (in quanto preunitaria) suddivisa in Regni, Repubbliche, Stati e Granducati. In quel tempo la “caccia alle streghe” era una perdurante realtà, che affondava le proprie origini già dalla fine del Medioevo. E per quanto nel diciottesimo secolo stesse sviluppandosi il pensiero illuminista, venivano ancora celebrati processi con accuse per delitti di ”stregoneria ed impiego di arti magiche”. Le “fattucchiere” o “streghe”, peraltro, oltre ad essere torturate durante lo svolgimento del processo penale, al fine di costringerle a confessare, venivano poi (in caso di condanna) pubblicamente bruciate sul rogo, quale agghiacciante sanzione penale per i loro reati.
Le vicende di Cecilia Faragò si inseriscono nella cornice storico-geografica di una cittadina collinare del Regno delle Due Sicilie di metà Settecento, che (ora come allora) dista pochi chilometri dal capoluogo catanzarese: si tratta di Soveria Simeri.
Come un romanzo storico, senza però alcuna invenzione, nel casodi Cecilia – basato su ricerche scientifiche e attendibili reperti storici – si fondono la dipartita del coniuge della protagonista, una cospicua eredità che Cecilia avrebbe dovuto ricevere, intrighi, venalità, dicerie, accuse infondate e un vero e proprio abuso del processo penale ad opera di ecclesiastici, strumentale ad eliminare una “donna scomoda” che ha avuto l’ardire di porsi in contrasto con il potere spirituale.
Ma Cecilia Faragò è stata più forte, ha creduto di poter vincere e, grazie all’opera magistrale di un giovane e appassionato Avvocato penalista catanzarese - Giuseppe Raffaelli, ha ottenuto l’assoluzione anche in secondo grado, dalla Gran Corte della Vicaria di Napoli (il primo grado si era celebrato presso la Regia Udienza Provinciale di Catanzaro). Dopo di allora nel Regno delle Due Sicilie non vennero più celebrati processi per stregoneria.
Di questa suggestiva storia si parlerà l’11 agosto 2025, dalle ore 18:30, presso la Villa “Cecilia Faragò” del Comune di Soveria Simeri (CZ).
L’evento è stato organizzato dalla Amministrazione comunale di Soveria Simeri insieme alla Associazione “Prima o poi” che ha sede in quella stessa cittadina.
L’apertura dei lavori avverrà con i saluti istituzionali del Sindaco di Soveria Simeri e Presidente della Provincia di Catanzaro, Mario Amedeo Mormile, a cui occorre riconoscere il pieno merito di aver sostenuto economicamente l’evento, agevolandone una organizzazione compiuta e repentina.
Il coordinamento scientifico del convegno è stato affidato a Marco Grande, Docente di Procedura penale presso l’Università di Torino, Avvocato cassazionista del Foro di Catanzaro e«Avvocato specialista» in Diritto penale (nominato dal C.N.F.),che si occuperà di introdurre e moderare il convegno e che traccerà una parabola storico-normativa nella quale si inserisce il processo celebrato a Cecilia Faragò, illustrando le differenze di sistema tra il processo penale settecentesco e quello contemporaneo.
Seguirà l’intervento di Rossana Talarico, Studentessa presso l’Università della Calabria, che parlerà di come la storia di Cecilia Faragò abbia influenzato la propria vita di donna, di studentessa e di attrice teatrale.
Prenderà poi la parola Antonella Bongarzone, Professoressa presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria e ricercatrice di Storia del Diritto italiano, che curerà gli aspetti storico-giuridici dell’opera difensiva dell’Avvocato Giuseppe Raffaelli, quale difensore di Cecilia.
In ultimo, interverrà Giuseppe Ionà, Consigliere comunale con delega alla cultura, che entrerà nel vivo della vicenda umana e processuale che ha visto protagonista Cecilia Faragò, anticipando anche ulteriori e molto interessanti sviluppi esegetici che la riguardano. La serata poi continuerà con una rappresentazione teatrale sulla storia di Cecilia nonché con la degustazione di alimenti tipici del periodo storico in cui ha vissuto la protagonista della vicenda.
L’evento si interpone a pieno titolo in una logica di rivalutazione del territorio catanzarese e di promozione del turismo, per divulgare la conoscenza di una storia calabrese che ha avuto rilevante incidenza nello studio del Diritto moderno e più in generale delle Scienze penalistiche.
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