Si rinnova, dopo sette anni dall’ultima rievocazione, il triduo di preghiera in onore della Santa Croce. Un evento organizzato dalla Reale Confraternita del Santissimo Rosario del quartiere di Gagliano, l’antico quartiere ad ovest della città capoluogo.
Il programma: venerdì 11, alle 17,30, dopo la recitazione del Santo Rosario e la celebrazione della Santa Messa, alle 21 la via Crucis;
sabato 12 si replica con il Santo Rosario (17,30) e la S. Messa (18).
domenica 13 e lunedì 14, ancora due giorni di preghiera. Domenica 13 il programma prevede ancora la recitazione del Santo Rosario (17,30) e la celebrazione della Santa Messa (18). Lunedì14 l’esaltazione della Santa Croce.
Alle 18, dopo il Santo Rosario, sulla piazza centrale del quartiere, la celebrazione della Santa Messa solenne con il saluto al Crocifisso.
Il triduo di predicazione sarà condotto dal sacerdote Vincenzo Majuri. Le funzioni liturgiche saranno presiedute dal padre spirituale, don Orazio Galati. I canti delle funzioni liturgiche, invece, saranno interpretate dal Coro parrocchiale guidato dal confratello Francesco Costa.
«Quello della Santa Croce – ha detto il priore della Reale Confraternita, Eugenio Antonio Lanzo -, è un appuntamento molto atteso dalla nostra comunità. I confratelli e le consorelle, manifesteranno la loro gratitudine a Maria Vergine del SS Rosario, per la grazia di avergli fatto vivere, insieme alla comunità di Gagliano, dei bei momenti di vita spirituale».
Il Crocifisso ligneo, di circa un metro e cinquanta di altezza, è sistemato all’interno di una cappella, al centro dell’altare in un’edicola affrescata insieme alle statue di Santa Lucia e di Santa Elena. La figura del Cristo possiede insolite caratteristiche. Non è dato conoscere l’autore dell’opera, né, con esattezza, il periodo di realizzazione; la soprintendenza regionale fa risalire il lavoro al XVII secolo.
La storia della Santa Croce racconta che “….agli inizi del 1800 – si legge sul sito della Confraternita -, le truppe napoleoniche dilagarono in tutta l’Europa e giunsero anche nell’estremo sud Italia. La gente del posto li accolse con grande entusiasmo. Fu vana l’illusione, giacché ben presto ai vecchi e prepotenti padroni si sostituirono i nuovi predoni che non mancarono di distruggere ed incendiare quei pochi beni rimasti, saccheggiando chiese, conventi e palazzi. Nostro malgrado, i fanti francesi giunsero anche in Gagliano e, nella loro follia raziatrice, fecero incetta delle residue opere d’arte scampare al terribile terremoto di pochi anni prima. Tra le opere d’arte trafugate prese posto con forza su di un carro anche il Crocifisso per essere trasportato verso Catanzaro ma “… quando fu al pendino diventò molto pesante ed i soldati non riuscirono a portarlo al loro colonnello. Più andavano avanti e più pesante diveniva, invece ridiveniva leggero quando facevano qualche passo indietro”. In questa circostanza la preziosa statua subì una menomazione: le dita dei piedi si ruppero e non furono più ritrovate. Fu così che i francesi furono costretti a riportare indietro la santa effige. A seguito dell’avvenimento, accaddero numerosi fatti che la popolazione assegnava al miracoloso intervento dalla Santa effige. Da allora, la cappella, custode del sacro legno, fu dotata di una balaustra di marmo ed un cancello di fero battuto, sgradevoli da vedere, ma efficaci contro qualunque malintenzionato. Per ricordare l’episodio ogni sette anni una solenne processione si snoda per le vie del quartiere…..”.
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