“Ma come si può parlare con la gente, addirittura andare nelle piazze, a esaltare la meritocrazia quando poi il potere applica regolarmente la logica spartitoria non appena si presenta l’occasione. Me lo chiedo in maniera retorica, perché non è un interrogativo. Affatto. Bisognerebbe infatti sempre essere coerenti, soprattutto in politica e in un periodo come questo in cui il valore personale e il sacrificio sono i soli mezzi per ottenere una sistemazione tanto agognata da migliaia di giovani. Ragazze e ragazzi che hanno studiato per qualche decennio, fra lauree e master, trascorrendo gli anni migliori sui libri allo scopo di farsi un cultura e un’istruzione. E dietro di loro, le famiglie che magari hanno compiuto grandi rinunce per mandarli nelle scuole e nelle Università migliori”.
La netta presa di posizione è del consigliere comunale di Fare per Catanzaro, Fabio Celia, che attraverso un comunicato stampa ricordando i prossimi concorsi al Comune ha lanciato un ammonimento, in poche parole: “Giù le mani dai concorsi pubblici”. “Non è tollerabile – ha sentenziato Celia – che qualcuno abbia già pensato a come applicare una sorta di Manuale Cencelli nell’assegnazione dei posti previsti. Un comportamento deprecabile, che mortifica le qualità o persino un pizzico di fortuna, per carità potrebbe pure starci, dei candidati meritevoli della vittoria del concorso. Pretendenti all’impiego nell’ente che devono poter contare esclusivamente sulle proprie risorse e non certo sulla classica, insopportabile, ‘spintarella’ di questo o quel politico amico. Nessuno, quindi, dovrà spendersi per perorare le cause personali o le situazioni particolari, che nella circostanza non hanno, e non devono avere, rilevanza alcuna. Chi sa, passi. Gli altri dovranno invece farsi una ragione dell’esclusione. Senza se e senza ma”. Celia, però, non si ferma alla propaganda: “Voglio si sappia che non mi limiterò a inviare qualche nota agli organi d’informazione, poiché sono pronto a inoltrare una missiva al nostro procuratore capo Nicola Gratteri e a lanciare la proposta di un metodo di correzione degli elaborati scritti fuori città, come avviene ad esempio per gli esami di avvocato, e dell’istituzione di una commissione di garanzia esterna. Un organismo terzo, insomma, che chiuda le porte alle raccomandazioni”.
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