di ROSA DANIELE GREMBIALE
La discussione su dove allocare l’ospedale COVID ha messo in luce l’ennesima dimostrazione che i commissari imposti da Roma, piuttosto che avere a cuore la sanità calabrese, dall’alto della loro supponenza, credono di parlare a persone con l’anello al naso.
Al coro dell’uomo del nord, che arriva in terra di Calabria e vi rimane per pochi giorni alla settimana facendo la spola tra Nord e Sud, capace di gestire l’ASP di Cosenza, l’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio e l’Azienda Universitaria “Mater Domini”, si uniscono personaggi vari, che pur ignorando le normative che regolamentano i rapporti tra Università e Regione in materia di sanità, scrivono, parlano, commentano, come se si stesse discutendo al bar dello sport.
E’ mio dovere, quale Presidente Nazionale del CIPUR, il maggior sindacato dei Docenti Universitari, rammentare che i rapporti tra Università e Regione sono regolamentati da leggi dello Stato e che quelli inerenti la sanità sono disciplinati dalla legge 517/1999.
Art.4 comma 2, Il direttore generale e' nominato dalla Regione, acquisita l'intesa con il Rettore dell'Universita'.
E’ sulla base di questa palese violazione della legge che il Magnifico Rettore ha inteso ricorrere al TAR.
Informiamo correttamente i cittadini perché sappiano che oltre a scavalcare i poteri del Magnifico Rettore, sono stati scavalcati i poteri della Regione Calabria, quindi la volontà di noi calabresi che abbiamo eletto i nostri rappresentanti.
Nel 2015, in un dibattito tenutosi nella sede della Provincia di Catanzaro, feci presente al commissario Scura che nell’anno precedente la Regione Calabria si era indebitata per mobilità passiva nei confronti delle regioni, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, per una cifra che andava ben oltre i 400 milioni di euro. Con questa cifra, non solo si sarebbe impedita la chiusura di molti presidi ospedalieri e di postazioni di emergenza territoriale, non sarebbe stato necessario ridurre i posti letto esistenti e bloccate le assunzioni, piuttosto si sarebbero potuti utilizzare per far diventare TUTTI gli Ospedali calabresi, centri di eccellenza.
Gli “stranieri” imposti dall’alto ignorano che le condizioni orografiche e le vie di comunicazione della nostra Regione sono tali che, chiudere un ospedale periferico, chiudere una postazione di emergenza, può significare anche la morte di un paziente.
In Calabria non mancano certamente i sanitari eccellenti ciò che manca sono le strutture che permettono a chi ci lavora di operare al meglio delle proprie capacità.
Il mio ex allievo Luigi Camporota, quando ci siamo sentiti per gli auguri di Pasqua, con la modestia che lo ha sempre caratterizzato, mi ha detto: "Io lavoro al Saint Thomas Hospital di Londra, il miglior centro di terapia intensiva ventilatori polmonare sono il responsabile di una struttura che ha 25 apparecchi ECMO, in questo momento insufficienti per gestire il distress respiratorio associato alla COVID-19, non oso immaginare cosa potrebbe succedere a Catanzaro con un solo ECMO disponibile al Policlinico”.
In questo sciagurato Paese e maggiormente in questa nostra martoriata terra, siamo sempre in uno stato di continua emergenza. Dei problemi si discute senza mai risolverli. Vale per questa pandemia, ma vale anche per il dissesto idrogeologico o per la prevenzione delle conseguenze dei terremoti.
Credo che sia giunto il momento di rialzare la testa, di abbandonare inutili campanilismi e di trovarci TUTTI i Calabresi pronti a rispondere agli attacchi di chi ha come unico interesse il proprio beneficio.
Ecco perché chiedo a tutti i politici calabresi di associarsi al Magnifico Rettore chiedendo la fine del commissariamento e l’istituzione dell’ospedale COVID presso l’ex Villa Bianca.
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