Chiaravalle, Foti contro Donato: “Basta menzogne"
05 settembre 2025 08:23
"Donato - scrive Foti - ancora una volta tenta, invano, di arrampicarsi sugli specchi pur di nascondere la verità ai cittadini chiaravallesi. Dimentica il suo passato politico, dimentica chi lo guidava e gli indicava la strada, dimentica persino chi fissava gli obiettivi. Oggi, pur di non ammettere i fatti, sceglie menzogna e vittimismo. La coscienza, evidentemente, non è un dono per tutti".
Così in un nota stampa dell’ex assessore di Chiaravalle Centrale Claudio Foti, in replica al sindaco Domenico Donato.
"Il sindaco - prosegue Foti - attraverso una sua nota, ha avuto cura di sottolineare ciò che più teme: il confronto pubblico e diretto dinanzi alla comunità chiaravallese. Preferisce altri mezzi, più congeniali a lui, anche perché nelle poche occasioni di Consiglio comunale viene puntualmente smentito dai fatti o addirittura per paura non li convoca proprio Nella sua ultima uscita (04.09.2025) ha definito la minoranza “schizofrenica”. Un’accusa grottesca che finisce per descrivere più lui che gli altri: chi urla, minaccia e tenta persino aggressioni nei Consigli comunali; chi perde il controllo contro dipendenti; chi, davanti a un’attività commerciale, ha inveito contro una cittadina colpevole solo di chiedere chiarimenti su una denuncia relativa a un utilizzo improprio di acqua potabile rimasta senza seguito. Questi sono i fatti. Il sindaco conferma un vecchio adagio: “si accusa l’altro di ciò che si è incapaci di ammettere di sé stessi”. È lui a manifestare comportamenti squilibrati, tentando invano di trasferirli sugli altri".
"Quanto alla paternità del progetto di messa in sicurezza delle strade - attacca Foti - credo di essere già stato chiaro nella mia precedente nota stampa. Ho illustrato nei dettagli obiettivi, coperture finanziarie e iter tecnico-amministrativo, raccontando la verità dei fatti. Le registrazioni del Consiglio comunale del 2021 (a ridosso delle consultazioni elettorali), riprese dalle telecamere di Telejonio, lo confermano senza possibilità di smentita. In quella seduta, stimolato da un’azione di pungolo della minoranza, fui io, da Assessore al Bilancio, Programmazione e Lavori Pubblici, a dover intervenire entrando nel merito, chiarendo ogni dubbio e mettendo in evidenza l’azione già intrapresa e avviata dalla maggioranza, illustrando nei dettagli obiettivi, coperture finanziarie e iter tecnico, amministrativo. In quell’occasione il sindaco non fece altro che ripetere parola per parola il mio intervento, senza alcun contributo personale né politico. Gli atti parlano chiaro. Ma l’onestà intellettuale non è di casa ovunque, e certamente non appartiene al sindaco Donato che continua a negare la realtà anche sulle questioni e tematiche vitali, come la Casa della Salute, i debiti comunali che continua a nascondere, al fermo delle opere pubbliche.
Non convoca i Consigli per paura del confronto, ma intanto segue con ossessione i post della minoranza. Un paradosso che conferma un vecchio principio, chi fugge dal confronto reale si rifugia nell’illusione virtuale. E allora cosa fa? Alza la voce su un progetto che non può rivendicare, perché lo ha condiviso e insieme al sottoscritto portato avanti. Sul resto sceglie il silenzio: tace sui conti, tace sui debiti fuori bilancio, tace sui fondi esclusi per mascherare gli squilibri, tace sui ritardi delle opere pubbliche. Tace perché sa che i documenti lo smentiscono.
Arriva persino ad accusarmi di aver “tentato solo di rimandare”. La verità è un’altra: io ho scelto la prudenza, la responsabilità, la trasparenza, doveri istituzionali all’indomani del dissesto. Lui invece ha preferito scorciatoie e artifici contabili. C’è chi amministra con serietà e chi con illusioni: la differenza è tutta qui".
"La prudenza non era un alibi, caro Donato - ribadisce Claudio Foti - ma un dovere istituzionale. Un dovere che tu hai scelto di ignorare, preferendo espedienti e artifici finanziari per mascherare i numeri. Perché? Perché la poltrona pesa più della verità. Ecco il punto: non l’interesse della comunità, ma la tua sopravvivenza politica. Hai barattato la trasparenza con la convenienza, sacrificando la verità e il futuro di Chiaravalle sull’altare del potere.
Oggi i fatti parlano chiaro: per ottenere un mutuo agevolato l’amministrazione ha certificato l’inesistenza di squilibri di bilancio, quando invece gli squilibri erano noti, discussi e documentati. Non un errore, ma una scelta politica consapevole: occultare la realtà per piegarla alle proprie convenienze. Se il sindaco ha coraggio, denunci pure le mie parole. Io non temo la verità, altri evidentemente sì. In sostanza, è stata fornita una rappresentazione addomesticata dei conti, un quadro “abbellito” per ottenere ciò che con trasparenza non sarebbe mai arrivato. Non amministrazione, ma manipolazione: ecco il vero marchio di questa gestione.
Questo significa piegare i principi della contabilità pubblica, che dovrebbero essere improntati a chiarezza, veridicità e responsabilità, a logiche di mera sopravvivenza politica. Ed è qui che emerge la gravità: non un errore tecnico, ma un falso istituzionale che ha minato la credibilità dell’Ente, ingannato i cittadini e compromesso la fiducia degli stessi organi di controllo. Tutto questo non per l’interesse generale, ma per garantire a pochi il mantenimento della poltrona.
Ecco perché suggerivo prudenza. Perché era chiaro, allora come oggi, che la strategia adottata, approvare documenti contabili inattendibili, negando gli squilibri reali, avrebbe potuto sì condurre al mutuo, ma al prezzo di un grave inganno istituzionale e di un rischio concreto per la comunità. Non è questo il modo di amministrare: la politica non è ingannare gli istituti di credito né costruire una realtà parallela per nascondere i problemi, ma assumersi la responsabilità di fronte ai cittadini e alle leggi. La sua nota, ancora una volta, non è altro che un attacco personale, quando mancano gli argomenti, si ricorre agli insulti.
E infatti, come chiunque può notare, non vi è la minima traccia di una risposta nel merito. Sul punto più grave, la dichiarazione resa in atti pubblici pur di ottenere il mutuo, il Sindaco si è guardato bene dall’entrare nel dettaglio, ha evitato accuratamente qualsiasi chiarimento, ha preferito tacere. Un silenzio che pesa più di mille parole e che conferma, ancora una volta, la sua responsabilità. Una scelta consapevole, ma profondamente scorretta, che ha ignorato i dati oggettivi e le reali condizioni economiche del Comune. E oggi, pur di restare incollato alla poltrona, continua a negare, a mistificare e ad attaccare sul piano personale chi gli ricorda le sue responsabilità. Di fronte alla realtà, la butta in caciara e liquida la minoranza come “opposizione sterile”. Ma sterile sarebbe un’opposizione fatta di chiacchiere: qui ci sono fatti, atti e documenti che parlano da soli. La politica, caro Donato, non è propaganda ma serietà, responsabilità e trasparenza. Ti consiglierei un corso accelerato di formazione politica: chissà, magari ti aiuterebbe a distinguere la verità dalla menzogna. Ma temo che, per te, resti un livello irraggiungibile. Io, al contrario, rinnovo il mio invito a un confronto pubblico, aperto e democratico, davanti alla cittadinanza. Un invito che non dovrebbe spaventare nessuno, se non chi ha davvero paura della verità.
Un confronto pubblico dovrebbe essere la regola di chi amministra, un atto di trasparenza e rispetto verso la comunità. Ma Donato continua a fuggire: la paura ha preso il posto della responsabilità, il timore di essere smascherato vale più di un dialogo utile ai cittadini. Chi ha la coscienza pulita non teme mai il confronto; chi lo evita dimostra soltanto di non avere argomenti e di temere la verità. La menzogna corre veloce, ma la verità arriva sempre e non ha bisogno di rincorse".
"Messa da parte questa mia doverosa risposta a un soggetto menzognero - si avvia a conclusione Foti - resta una certezza che non ha bisogno di arrampicate sugli specchi: per onestà intellettuale, rigore morale e rispetto istituzionale, la paternità di questo progetto è chiara, trasparente e documentata. Da parte mia non c’è nulla di personale: c’è soltanto la volontà di difendere fino in fondo la verità dei fatti e l’interesse della comunità. Il mio operato è stato tangibile, concreto ed evidente, tradotto in atti ufficiali, decisioni amministrative e progettualità reali che restano agli atti come testimonianza oggettiva del lavoro svolto. Un percorso che i cittadini possono verificare con mano, perché non si fonda su parole o insinuazioni, ma su risultati concreti e documentati. Se adesso il sindaco Donato vuole organizzare la sua campagna elettorale rivendicando questo progetto, lo faccia pure: le bugie possono aiutare a fare propaganda, ma non costruiscono credibilità. L’onestà morale è un’altra cosa.
Il potere si misura con la durata di una poltrona, l’onestà con la forza della memoria collettiva. E i cittadini, alla fine, ricordano sempre da che parte stava la verità. Donato lo sa bene: la strategia delle poltrone non mi è mai appartenuta, a differenza sua che ha costruito la sua azione politica rifugiandosi nella propaganda e nell’inganno".