Chiarella (Petrusinu ogni minestra) sull’Archivio di Stato: “Responsabilità politica trasversale”

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  24 agosto 2020 10:09

di AMEDEO CHIARELLA*                                                                                    

                                                  “Quinta colonna”. Questa espressione è attribuita ad un sottoposto del generale Francisco Franco, dittatore spagnolo: il generale Emilio Mola, che durante la guerra di Spagna comandava l’Armata del Nord. Infatti, durante una conferenza stampa con i giornali stranieri gli fu chiesto quale delle “quattro colonne che componevano la sua Armata avrebbe conquistato per prima Madrid; al che il generale rispose che detto intento sarebbe stato raggiunto dalla “Quinta colonna” che si trovava già a Madrid, con implicito riferimento ai traditori che si trovavano nella capitale spagnola.

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Secondo altre fonti, sempre il generale Mola avrebbe affermato in una trasmissione radiofonica del 1936 : “Abbiamo quattro colonne che avanzano su Madrid. La quinta colonna si solleverà al momento giusto”, cioè quella dei traditori madrileni. Oggi, quindi, l’espressione “Quinta colonna” viene usata in senso dispregiativo, per indicare gruppi di personaggi sleali che aiutano il nemico; costituiscono, pertanto, una quinta colonna coloro che collaborano, consapevolmente o no, con il nemico che minaccia il loro Paese.

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Nel rispolverare tali frammenti di storia noi “petrusiniani” abbiamo ripercorso le tappe significative(sic!) degli ultimi cinquant’anni di vita politica catanzarese e non abbiamo potuto fare a meno cheaccostare il citato comportamento spagnolo a quello diben individuati politici locali, che hanno un nome ed un cognome (spesso sono sulla bocca di molti frequentatori di Corso Mazzini). Questi ultimi con il loro comportamento, in alcuni casi addirittura complice, senza rossore in faccia, hanno assecondato coloro che hanno studiato a tavolino spoliazioni, sottrazioni e ridimensionamenti nei confronti della città capoluogo di regione. Anche un immotivato silenzio è servito allo scopo poco nobile!

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A Catanzaro in questi giorni qualcuno si è destato dal lungo letargo, non rendendosi conto, però, che siamo nel 2020, ed ha tirato fuori l’annosa vicenda dell’Archivio di Stato. Questo ritardato risveglio (in tutti questi anni questi soggetti dove sono stati?) potrebbe però servire a rimuovere eventuali rami secchi (a livello politico e amministrativo) che hanno determinato il vergognoso ritardo di dare l’opera finita alla collettività. Non ci vuole molto ad individuare i responsabili! Si sa che quando si rinvia il completamento di una struttura pubblica si va incontro ad ulteriori costi dovuti a prezzi originari successivamente lievitati con un possibile sperpero di denaro pubblico. Ma questo è un problema che dovrebbe riguardare le istituzioni preposte al relativo controllo il cui agognato mirato intervento servirebbe soprattutto a garantire, tra l’altro, il rispetto dei tempi previsto dalle normative vigenti in materia.

Noi ci limitiamo a dire che per quanto concerne la nuova sede dell’Archivio di Stato, c’è una responsabilità politica trasversale (sinistra e destra) che non si può negare per come accade, del resto, per tutte le esecuzioni delle opere pubbliche di Catanzaro, dove è notorio che ci vogliono tempi biblici per portarle a compimento.

Nel Consiglio Comunale degli ultimi anni non vi è traccia di alcuna spinta tendente a risolvere il caso in questione ed il tempo, fino ad oggi, è passato in maniera irritante e sconcertante. Anche il Duomo sta prendendo tale piega e chissà se i nostri nipoti potranno fruire della Cattedrale. Dalla nostra rassegna stampa emerge che nel corso degli anni l’Associazione Culturale Petrusinu ogni minestra più volte è intervenuta relativamente al problema dell’Archivio di Stato e gli accorati appelli lanciati al riguardo sono caduti nel vuoto. In contrapposizione a quanto succede a Catanzaro potremmo citare i tempi brevi voluti per il nuovo ponte realizzato in tempo record a Genova, ma restando in loco potremmo ricordare che agli inizi degli anni 70, in sole 59 giornate lavorative, è stato ristrutturato ed ampliato lo stadio comunale in occasione dello promozione in Serie A della squadra di calcio. In quell’occasione sono stati bruciati i tempi sia per quanto concerne le relative ed indispensabili autorizzazioni(calcoli statici etc.) sia per la realizzazione complessa dei lavori.

E allora! Perché non si è continuato su quella scìa? Anche se ad onor del vero dobbiamo riconoscere che i soggetti politici di circa cinquant’anni fa erano di tutt’altro spessore! Catanzaresi sveglia!

*Componente dell’Associazione culturale catanzarese “Petrusinu ogni minestra”

 

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