Il comitato evidenzia che "la cronaca recente ci dice, invece, che la vicenda si stia popolando di nuovi personaggi e che, in questi ultimi giorni, sia approdata nelle sale di Palazzo De Nobili"
04 novembre 2020 17:26Nota del Comitato Permanente per la Chiesa del Monte.
"Sembra che qualcosa si stia muovendo nelle ovattate stanze della curia catanzarese e in quelle deserte dell’ex convento dei frati cappuccini di Catanzaro. Anche se il nostro Comitato pro Monte ha avuto indiscrezioni circa l’estemporanea compilazione di non meglio precisati elenchi già da qualche settimana, sembra che in questi giorni, addirittura, il Vescovo di Catanzaro e il Ministro Provinciale dei Cappuccini si stiano avvalendo dell’opera professionale di due avvocati per stilare inventari, censimenti, elenchi, cataloghi e stati di consistenza di un patrimonio mobile sulla cui necessità di esercitare il diritto di proprietà e di tutela noi avevamo più volte sollecitato gli Uffici Diocesani. E non possiamo - scrivono - fare a meno di sottolineare che le nostre azioni di sensibilizzazione le abbiamo messe in campo fin da quando le prime indiscrezioni di quella che, successivamente, sarebbe stata la decisione definitiva dell’Ordine Cappuccino di abbandonare la nostra città, lasciavano presagire che la Curia avrebbe dovuto agire con decisione e oculatezza per regolamentare gli aspetti storici e patrimoniali legati all’uscita dei frati, questa sorta di “Frexit” del saio francescano dalla comunità clergy catanzarese".
"Le nostre preoccupazioni sulle sorti di questo cospicuo patrimonio - formato da ori, argenti, tele, statue, arredi, suppellettili, tessuti in seta catanzarese, paramenti liturgici, documenti d’archivio, rare opere manoscritte e preziosi volumi a stampa – per le quali rivendichiamo oggi la fondatezza e la lungimiranza, sono state purtroppo percepite con inspiegabile fastidio sia dalla Curia Catanzarese, che ha erroneaente considerato ostile il disinteressato impegno del Comitato, sia dal Capitolo dell’Ordine Cappuccino, quest’ultimo invece spiegabilissimo alla luce dei recenti episodi di arbitrario asporto di beni dall’ex convento del Monte".
"Ma questa è ormai storia, e la sanzione del tempo ha già individuato i colpevoli".
2La cronaca recente ci dice, invece - sottolineano - che la vicenda si stia popolando di nuovi personaggi e che, in questi ultimi giorni, sia approdata nelle sale di Palazzo De Nobili. Non in quelle del Sindaco e del Presidente del Consiglio comunale, ma nelle altre di un consigliere e di due assessori che, bontà loro, hanno comunicato al mondo intero che “l’amministrazione guidata dal sindaco Abramo è impegnata a portare avanti un’interlocuzione con l’Arcidiocesi al fine di garantire la massima trasparenza e informazione sulle procedure in atto che riguardano i beni situati all’interno della Chiesa del Monte” e che hanno chiesto “che l’amministrazione comunale venga resa partecipe di tutte le attività che ne seguiranno in vista della ripartizione e della consegna dei beni culturali e artistici ai rispettivi proprietari”.
"Ecco, in nome della invocata garanzia di trasparenza e di informazione e in considerazione dei rilevanti interessi in gioco oltre che della necessità di tutelare sotto ogni aspetto la città di Catanzaro, attendiamo con ansia di apprendere dagli amministratori comunali quale sia l’attuale avanzamento delle operazioni di inventariazione, quali ricerche documentali risultano eseguite per risalire alla provenienza dei beni e se, tra gli inventari consultati, vi sia anche quello redatto da mons. Raffaele De Franco il 18 ottobre 1882 (del quale il Comitato possiede copia), quali siano i criteri utilizzati per l’attribuzione delle proprietà, in quale considerazione sia tenuta l’intesa sottoscritta il 26/01/2005 tra il Ministro per il beni e le attività culturali e il Presidente della Conferenza Episcopale che prevede - aggiungono - il mantenimento dei Beni Culturali di interesse religioso nei luoghi e nelle sedi di originaria collocazione o di attuale conservazione, quale efficacia sia riconosciuta alle disposizioni di natura patrimoniale che il vescovo Bernardo M. De Riso ha inserito, con il beneplacito dell’Ordine, nella propria bolla del 30 aprile 1892 per tutelate la Curia e la città di Catanzaro".
"Sarebbe anche necessario sapere se la Curia catanzarese sostiene il principio, in accordo con le nostre convinzioni, che tutti i beni del convento e della chiesa siano di proprietà della Diocesi di Catanzaro e che ceda a carico dell’Ordine l’onere di provare eventuali diritti di proprietà. In altri termini, crediamo che l’opinione pubblica catanzarese abbia il diritto di sapere se la sbandierata interlocuzione che il Comune asserisce di avere instaurato con la Curia si limiti esclusivamente a momenti di ascolto passivo o se, invece, preveda il pieno coinvolgimento - concludono - anche in ambito interpretativo e decisionale della vertenza instaurata, tenendo presente che la perdita anche di un solo libro, di un manoscritto o di un candeliere è capace di generare l’impoverimento sociale, patrimoniale e culturale della nostra città.
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