“Che il sistema sanitario italiano sia al collasso, è ormai un fatto notorio che la pandemia ha evidenziato in tutti i suoi aspetti. Ed infatti una larga fetta di fondi del Pnrr saranno destinati al comparto sanitario al fine di rafforzarne la territorialità (con particolare riferimento agli ospedali di comunità e assistenza sanitaria intermedia), migliorare l’assistenza domiciliare e la telemedicina e ammodernare la tecnologia digitale ospedaliera”. Lo affermano in una nota Gregorio Buccolieri, commissario Cittadino Psi Catanzaro e Vito Mellace, segretario Nursing Up Pugliese-Ciaccio Catanzaro.
“Specialmente in alcune regioni, come la Calabria, nelle quali purtroppo si registra un ritardo ormai ultra decennale, non si può più aspettare. Se la situazione è stata, a fatica, tenuta sotto controllo è solo e soltanto merito dell’estrema professionalità e dello spirito di abnegazione degli operatori sanitari che si sono letteralmente immolati per la comunità a volte a mani nude (e non è un eufemismo). Eppure, costoro, che nella prosaica e teatrale narrazione di questo triste e difficile biennio, vengono definiti “angeli ed eroi” ancora non hanno ottenuto il giusto riconoscimento per il loro sacrificio come dimostra, ad esempio, la circostanza in ordine alla quale nel pieno della quarta ondata i dipendenti dell’Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio, avanzano ancora il premio covid relativo alla prima ondata. Sarebbe utile conoscere, a tal proposito, che fine abbia fatto al pari del già maturato e non ancora corrisposto budget afferente al premio produzione per l’anno 2019”, continuano Buccolieri e Mellace.
“Come se non bastasse, essi pagano la disorganizzazione del management preposto che, ed è sotto gli occhi di tutti, non riesce neanche ad ottimizzare le energie del personale - assunto con manifestazione d’interesse proprio per fronteggiare lo stesso Covid - attesa la cronica mancanza di personale alimentata, tra l’atro, dal limite massimo di tremila ore di straordinario imposto per tutto il dipartimento di urgenza emergenza (Rianimazione, Pronto Soccorso, Medicina d’Urgenza, UTIC, emodinamica e blocco operatorio). Una situazione esplosiva quella del principale ospedale della Calabria, paradigmatica della fitta ed intrecciata trama esistente trai basilari diritti al lavoro ed alla sanità. A tutto ciò deve aggiungersi, nelle ultime ore, la chiusura del bar dell’ospedale, da sempre presidio necessario alle più basilari esigenze, non solo dei pazienti e delle famiglie, ma anche per tutto il personale ospedaliero che vede acuirsi la precarietà delle proprie condizioni lavorative sensibilmente peggiorate dalla cessazione del servizio ristoro dalla cui disponibilità, giusta previsione dell’art. 27 comma 4 CCNL, dipende il beneficio della pausa di almeno 30 minuti e la sua collocazione temporale, qualora la prestazione di lavoro giornaliera ecceda le sei ore”, scrivono.
“Pertanto, vigileremo, come sempre avvenuto finora, affinchè si ripristini subito il servizio ristoro dell’Ospedale Pugliese, consapevoli che quanto si è portato all’attenzione dell’opinione pubblica, in realtà, rappresenta il prezzo di una politica sanitaria inesistente, piegata da un quarto di secolo a logiche contabili/aziendali e di bilancio e, come tali, distante dal fornire i complessivi livelli di prestazioni sanitarie contemperati alle reali esigenze della popolazione”, concludono.
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