di CLAUDIO MARIA CIACCI
Don Roberto Corapi ha ragione. Il suo invito ai giovani a tornare a servire la Messa è voce profetica in un tempo sordo. Richiama la forza di Cristo che, senza esitazioni, scacciò i mercanti dal Tempio. Non un gesto simbolico, ma un atto di verità: il sacro non si mercanteggia.
Ecco il punto. I giovani si allontanano non perché Dio tace, ma perché vedono altari contaminati, scandali senza vergogna, comunità tiepide. L’appello di don Roberto coglie nel segno: bisogna tornare all’autenticità, alla radicalità, alla fede viva.
Eppure, mentre una voce sacerdotale grida la verità, altrove ci si perde in speculazioni vuote. Lo dimostra l’articolo intitolato “Dov’è Dio? Nonostante le incertezze e le ingiustizie, Dio non è sparito”. Parole altisonanti, ma fragili. Domanda mal posta. Come se Dio fosse un’ombra che appare e scompare a seconda delle circostanze. Questa è ignoranza mascherata da filosofia, religione deformata in psicologia.
Dio non si nasconde. Non è mai sparito. È sempre presente: nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, nella vita e nella morte. Se non Lo vediamo, la colpa è dell’uomo, non Sua.
Don Roberto lo sa bene: servire la Messa non è un gesto esteriore, ma un atto di fede, un incontro con l’Eterno. I suoi appelli non sono nostalgici, ma rivoluzionari: chiedono di purificare la Chiesa, di ridarle credibilità, di ricondurre i giovani non all’abitudine, ma all’ardore.
La lezione dei santi e dei papi del secolo scorso è la stessa: Padre Pio con la croce, Giovanni Paolo II con il coraggio, Benedetto XVI con la denuncia della “sporcizia”. Tutti, in modi diversi, hanno gridato la stessa verità: Dio non si misura con i nostri dubbi, ma con la nostra fedeltà.
Per questo l’appello di don Roberto deve essere accolto. Deve scuoterci. Perché non basta parlare di Dio, bisogna testimoniarlo. Non basta filosofeggiare, bisogna vivere la fede.
Dio non è mai sparito. Siamo noi che dobbiamo ritornare a Lui, con cuore puro, con fede ardente, con il coraggio di dire: Eccomi.
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