Il campione calabrese di mountain bike Luigi Bevacqua ci svela un retroscena in occasione della presentazione della tappa calabrese del Giro d’Italia che si è svolta la settimana scorsa a Mileto: “Pochi giorni fa – racconta - ho avuto il piacere di incontrare nuovamente Francesco Moser e Giorgio Martini. Era già successo altre volte. In particolare, ricordo che nel 2010, grazie al Presidente del Comitato Regionale della Federazione Ciclistica, Mimmo Bulzomì, vennero entrambi a farmi visita nel mio comune a Tiriolo per onorare la mia persona e i miei record conquistati sull’Himalaya e vennero assieme alle loro mogli. Quella fu una bellissima giornata ricca di sport e di emozioni. Feci pedalare assieme a Francesco tutti i ragazzi della S.C. Gli Arditi, i miei allievi, gli esordienti, i juniores e gli amatori.
Partimmo da Pasqualazzo e raggiungemmo San Pietro Apostolo in bici dove ad accoglierci c’era tutto il paese. Fu una giornata unica e memorabile. La sera poi proseguimmo la festa cenando in un ristorante nei dintorni con gastronomia locale petrese e dopo esserci scambiati vari regali e scattata qualche foto, ci furono una serie di interventi toccanti. Prima parlò Giorgio, poi io, e infine Francesco che raccontò in sintesi le corse a lui più care. Subito dopo iniziammo a cenare e a scherzare rendendo la serata armoniosa e piacevole. Così l’altro giorno, appena ci siamo rivisti, abbiamo ripreso il dialogo lasciato tempo fa, ricordando proprio quei momenti. Entrambi si ricordavano bene di quella magnifica serata passata insieme nel mio territorio. Ancora una volta Francesco ha saputo scaldarmi il cuore, dicendomi che le mie imprese sull’Himalaya non sono cose da poco perché oltre ad avere bisogno di una buona preparazione fisica e mentale, è necessario avere molto coraggio ad affrontare i 6000 metri di quota dove la mancanza di ossigenazione rallenta la condizione fisica. E confidandomi un'altra grossa problematica che tutti a volte dimenticano, cioè che la mancanza di ossigenazione comporta talvolta anche la perdita della cognizione e della ragione, con l’aggravante che il freddo e il vento distrugge la forza di volontà se non sei abbastanza forte. Infine mi ha sussurrato una frase molto bella: “Ricorda, io e te, abbiamo una cosa in comune: i record…”. Perché i record – ha aggiunto - anche se non simili, in ogni caso hanno in comune le sofferenze, il carico di lavoro degli allenamenti, le capacità condizionali, coordinative.
Secondo Francesco, per ottenere grandi risultati da soggetti talentuosi, non basta solo avere un fisico allenato ma occorre raggiungere il top e riuscire a mantenerlo per tutta la prova, ma soprattutto bisogna avere la consapevolezza di crederci e di credere in se stessi, e io risposi che in quei momenti mi sentivo proprio così capace, e libero, al punto d’affrontare tutto ciò mi si poneva davanti. E consapevole che solo l’allenamento non mi sarebbe bastato, e che avrei avuto bisogno di tutti gli ingredienti necessari a superare me stesso, e tutto ciò lo si ottiene allenandoti da vero campione.
Quella sera a Mileto, dopo aver fatto questa bellissima conversazione con Francesco, nasce a un certo punto un qualcosa di carino tra me e lui. Spontaneamente a uno di noi due viene la brillante idea di alzare le mani unite in alto rivolte verso il cielo in segno di vittoria. Un gesto che mi ha ricordato lo scambio di borraccia tra Coppi e Bartali e che avrà sempre un’incognita: chi passò la borraccia tra i due? Così anche noi avremo sempre un segreto: chi tra noi due ha preso la mano dell’atro alzandola in cielo?
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