di FRANCO CIMINO
Forse è proprio vero che il mondo nuovo può nascere dai ragazzi. Questi, i nostri, che pensiamo troppo pigri o troppo timidi, o troppo disimpegnati. Ovvero, molto superficialmente ondeggianti tra la schiena curva su quegli aggeggi della tecnologia avanzata e la schiena piegata su falsi modelli della modernità bugiarda. I nostri ragazzi, che con la più rapida digitazione credono di comunicare col mondo e invece si imprigionano nella stanzetta del proprio piccolo mondo.
Un mondo chiuso anche a sé . Al proprio io nascosto. Agli altri, che non siano il like sulla piazza virtuale dell’ inesistente. Ma, sorprendentemente sono loro a “ scandalizzarci” del bene che fanno e che di più possono fare. A stupire del Bene che sono. Del Bello che nasce dalle loro mani e si proietta dai loro occhi illuminati. Come la fantasia che vola sulle ali dei sentimenti. Ché i nostri ragazzi ce l’hanno davvero. Fantasia, sentimenti, creatività, intelligenza. Stupore. Hanno lo stupore, sì. Dentro. Sono così belli i nostri ragazzi quando hanno la possibilità di credere nella loro bellezza e nella capacità di poterla mostrare al mondo. Questa possibilità che si può definire opportunità o spazio di conoscenza dell’altro e della realizzazione di sé, si chiama Scuola. La nostra, quella italiana, da tempo in crisi. Anche per la confusione di ruolo. Anche per l’eccessivo carico che le viene imposto dalla famiglia in difficoltà già di suo per colpa di una società che ha indebolito il valore della famiglia, per “deizzare”solo quello del mercato, in cui le stesse persone sono individui sugli “ scaffali”. Questi ragazzi belli e questa scuola bella, li ho visti stamattina. Al teatro Comunale, dove per due ore, pubblico centinaia di altri ragazzi, hanno portato in scena un lungo racconto della vita vera attraverso una lingua universale, il francese. La lingua per quanto trascurata e sacrificata a quella più economicamente utile al globalismo economico. La giustizia, i diritti delle donne in quelli della persona, i poveri come prodotto della povertà e questa della ingiusta ricchezza, la patria come diritto della terra dei padri. E le patrie. E le terre da conservare non più da occupare. E il mare che è di tutti, come la terra che è una sola. Unica. Intera. E la Pace, quella vera, che è il campo fiorito in cui vivono tutti quei valori. Tutte queste tematiche in un racconto solo. Unitario. Narrato con semplicità e snellezza tanto che le ore stanno passando senza che l’orologio protesti. L’emozione sala impetuosa e dolce in sala. Sale come le grida di giubilo e gli applausi della platea. Un racconto per immagini, recitazione, balletti, poesie, musiche e canzoni. Tutti rigorosamente in lingua francese. Tutti provenienti dalla cultura e dall’arte di questa magnifica Nazione, che se si liberasse dei fuochi di ritorno dell’antica grandezza, sarebbe davvero la sorella più bella dell’Italia. Impressiona la capacità artistica e la preparazione di tutti gli interpreti. Chi li ha preparati tra i loro professori, ha dimostrato di che qualità magistrale e di quali cattedre si componga la Scuola nuova che desideriamo. Qui, oggi, ne abbiamo sperimentato la certezza che possa realizzarsi presto, se i governi la smettessero finalmente di mettere sempre le mani su di essa, saltando per intero il Parlamento e il mondo della cultura e della stessa scuola, mai finora chiamati a discuterne e a offrirne idee e proposte di valore. Bravi bravi bravi a non finire. Tutti. Io che non interrompo l’emozione profonda per questo spettacolo straordinario mi incanto, mentre dal teatro scrivo, quando sul finire vedo salire sul palcoscenico Marie Crhistine Vadoonne, la scrittrice immensa che avevo, tre giorni fa, incontrato con l’altro grande scrittore di origine marocchina, Kebir Ammi, al Grimaldi della sensibile preside, Cristina Lupia, per discutere di due loro libri tanto poetici quanti attuali. Ringrazia Marie Cristine con la finezza dei suoi sentimenti. E poi legge, con l’eleganza e la bellezza della sua persona, un testo intenso in ogni suo passaggio. Bella Marie, proprio bella. Una bellezza, la sua, che fa tanto bene alla Calabria. Tanto che ci verrebbe voglia di trattenerla qui. Per sempre! Ma tutto questa meraviglia oggi non avremmo potuto goderla senza la grandezza di una Donna tra le più belle. La signora della Città.
La principessa di Catanzaro per eleganza e finezza uniche. E per l’umiltà con cui indossa tutte queste straordinarie qualità. É Fernanda Tassoni, che attraverso la sua Associazione” Alleance Francaise”, anche oggi regala al capoluogo e alla Calabria, pezzi d’anima di arte della cultura francese. E gratuitamente, come lei ama ripetere perché la “ cultura” non si commercializza, aggiungerei io. Giornata bellissima, grazie al Liceo socio-pedagogico-linguistico-coreutico Campanella di Lamezia, della tanto apprezzata preside Susanna Mustari che ha offerto per intero i ragazzi “ spettacolari” e lo spettacolo preparato con molta cura. E grazie al Galluppi di Corso Mazzini, all’IC Don Milani, al De Nobili, al Grimaldi. Al liceo di Locri. Elegante e brava, come sempre la conduttrice della giornata, Eugenia Ferragina, che di Alleance é molto di più che l’addetto stampa. Ah, dimenticavo: dei brani recitati e dei testi delle canzoni ho capito tutto e non perché avessi recuperato dalla memoria il francese della mia lontana scuola media. Ho capito per merito della rappresentazione, delle capacità espressive dei protagonisti. E di questa lingua che, unita all’arte, parla un linguaggio universale. Il che ci restituisce la più vecchia delle domande: “ma perché gli uomini e i popoli e le razze non si capiscono e non si parlano se parliamo tutti la stessa lingua, la lingua dell’Umanitá?” Ecco, in questa domanda finale la lezione odierna.
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