di FRANCO CIMINO
"Abbiamo assistito, i presenti in sala e quelli, non so se pochi o tanti, che, come me, hanno visto la diretta streaming, alla odierna seduta del Consiglio Comunale. Credo che per tutti la sensazione sia stata di fastidio e di un trattenuto, forse, senso di fisica indignazione. Un’altra brutta seduta, che, diversamente da quelle della passata legislatura lascia immaginare solo che la lingua italiana non sia, per la stragrande parte dei consiglieri, una lingua straniera, come l’ex sindaco Abramo ebbe a dire quasi testualmente, riferendosi ai componenti la passata legislatura.
Per il resto, il timore che si proceda con lunghe discussioni intorno al nulla nel mezzo inserendoci rancori, sfide personali, ammonimenti minacciosi a questo e a quello, regolamento di conti personali, mandate a dire a quel “fantasma” che, quale trentatreesimo consigliere, viene evocato in aula, si fa sempre più concreto. Oggi, purtroppo, un’altra brutta pagina, che umilia quel luogo sacro e la funzione della istituzione più vicina, e perciò anche più solenne, al cittadino. Un luogo sacro, che è anche lo spazio in cui recuperare quel rapporto necessario con la Città e i catanzaresi. E con la Politica, con la maiuscola, da lungo tempo assenta dalle dinamiche sociali, comprese quelle del potere. L’unica novità ancora interessante sono i numeri e l’aritmetica che li sostanzia. Poca cosa, purtroppo, in un contesto in cui servono più le idee e la coerenza intorno a esse, più il coraggio di sostenerle, che non la sommatoria di elementi, utili più a restare nel palazzo che non a governare.
L’interesse per i numeri odierni, rivela che ai diciotto voti serviti per eleggere il presidente del Consiglio se n’è aggiunto un altro, il diciannovesimo, finora sconosciuto come il diciottesimo di Gianmichele Bosco. E che tali ambedue restino, per mancanza di interesse della pubblica opinione. Fatto( unico e interessante )è, però, che la maggioranza inventata dai risultati elettorali ben noti, si è consolidata. Di diciannove consiglieri sarebbe stata formalmente da una vittoria completa, diciannove dovrebbe essere questa. Francamente, oggi, non so se è un bene o un male. Parimenti, non so se augurare al Sindaco che gli cresca ulteriormente attorno, considerato che nelle dinamiche di potere si inserisce quella psicologia del “contagio”, che va ben oltre la fatica, qui pressoché inesistente, di cercare nuovi consensi o di trattenere quelli già in dotazione.
Speriamo che chiunque si “ responsabilizzi” lo faccia per il bene esclusivo della Città, e non per se stesso o i suoi amici. Così come si spera che il Consiglio sia convocato nella forma più economica e sostanziale possibile, perché ogni seduta costa e non poco alle casse comunali e alle tasche dei cittadini. E, di questi tempi, non solo un comune povero, come il nostro, ma la democrazia indebolita, non se lo può permettere. In conclusione, mi “piace” dire che questo nuovo presidente del Consiglio comincia davvero a piacermi, anche se mi sarebbe piaciuto che lui stesso o altro consigliere o consigliera venisse eletto dalla più larga unità possibile dell’aula. Tranne, comunque, quei momenti in cui ha ammonito un consigliere intervenuto e non chi lo stava disturbando, la sua condotta della seduta l’ho molto apprezzata. Autorevolezza, quasi severa, conoscenza e applicazione del regolamento, gestione dei tempi, tutto gestito molto bene. E a me, democristiano e, perciò, cultore delle istituzioni non può che rassicurarmi tutto ciò. Aggiungo che ho pure molto apprezzato il suo primo intervento, quello della sua elezione.
Ben costruito e ben pronunciato. In tutti quei contenuti mi sono riconosciuto. Fanno parte della mia cultura politica e delle battaglie che ho sempre fatto nella mia vita politica. Fiducioso, attendo che egli possa metterli tutti in opera e produttivamente. Le condizioni ci sono, anche per la presenza in aula di consiglieri, di eguale sensibilità, che lo sosterranno, al di là dello loro collocazione politica. Oggi, in particolare, ho molto apprezzato le sue perentorie richieste. Quella che gli scranni siano occupati solo dai consiglieri comunali( troppi estranei, infatti, entrano ed escono dall’aula con disinvoltura e parlottano con consiglieri e assessori). E quella di indossare un abbigliamento consono per rispetto della istituzione e dei cittadini “ che ci guardano”.
Con altrettanta ferma coerenza mi piacerebbe che invitasse il sindaco a sedere nei banchi della giunta, affinché sia plasticamente visibile la distinzione dei ruoli apicali e la più assoluta autonomia degli stessi. Sono certo che il presidente non si sia accorto che la vicepresidente, da lui stesso chiamata a sedere al suo nuovo posto, non abbia potuto farlo perché trovato occupato dal sindaco stesso. Non è stato bello a vedersi. E adesso, solleciti tutti a rendere il più proficuo servizio alla Città e si impegni a rendere l’aula consiliare il luogo della discussione e del confronto democratico. Ché è da lì, che Catanzaro può riprendere a volare, come L’Aquila reale che campeggia sul suo gonfalone".
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