di FRANCO CIMINO
Non conosco Padre Rocco Predotii, ma dall’appello che ha lanciato attraverso una semplice omelia in una normale Messa serale davanti alla spiaggia, ho capito che è una coscienza limpida e una intelligenza pura. Coscienza limpida, perché è riuscito con intensità a percepire il dramma della nostra società. Un dramma che si articola, in forme diverse, su tutto il territorio di Marina. Intelligenza pura, con la quale ha analizzato le ragioni profonde che hanno creato questo enorme disagio giovanile. E nel contempo guardando alle ragioni per le quali questo disagio debba essere immediatamente superato, offrendo altresì, attraverso le stesse parole del Vangelo, e quelle della della sua personale umanità, le vie per uscire da questa situazione drammatica. La prima è quella di avviare subito un nuovo progetto di società improntato sulla valorizzazione della persona e sulla difesa della vita umana. Un discorso, un’omelia, di questo semplice frate, di forte spiritualità. Ma anche di robusto senso politico. Allora, facciamolo Sindaco. Subito! E perché no? anche Vescovo. Perché la Città ha bisogno di una guida che abbia questa coscienza umana e questa sensibilità politica, nello stesso momento. E lo stesso coraggio con il quale, attraverso pure una una lucida visione politica, avanzare su questo terreno del riscatto della società catanzarese. Ma le parole di padre Rocco erano state ascoltate soltanto dai fedeli che hanno partecipato alla Messa. Vi avrei partecipato anch’io se, nonostante le affettuose sollecitazioni di Giuseppe Brugnano, mio amico, non mi fossi costretto moralmente a partecipare a una bellissima manifestazione d’arte, che si sarebbe tenuta a poche decine di metri da quell’altare sulla spiaggia. Era un impegno che aveva assunto da tempo e io mi sono educato al religioso rispetto degli impegni assunti. Se è peccato, il buon Dio mi perdoni. E, però, grazie alla nota stampa che il generoso Giuseppe, anche segretario nazionale del sindacato di polizia, delle parole belle di padre Rocco si è largamente potuto apprendere. I primi ad averle udite, leggendole, sono stati molti politici catanzaresi. Tanti di loro, a partire dal Sindaco, hanno fatto a gara per solidarizzare non tanto con le vittime della questione sollevata dal sacerdote, ma incredibilmente, e prevalentemente, con lo stesso Brugnano. Se questa gara gli amministratori di Catanzaro, invece che farla per chi abbia scoperto, solo oggi, una situazione di degrado sociale che almeno da venti anni cresce in un quartiere dominato dalla criminalità ben conosciuta che opera da un quartiere generale inaccessibile, poco distante, si fossero messi insieme, almeno in questi ultimi anni, come da promesse fatte,sempre a gara, in campagna elettorale, molto di questo degrado degrado sarebbe già stato ridotto. Scoprono oggi, e dall’appello di una bella persona, onesto cittadino, valoroso operatore di Polizia, che già altre volte, di suo pensiero e da sua esperienza, aveva lanciato analogo appello, che molti giovani, in particolare quelli meno tutelati dalle agenzie educative, e per esse anche dalle istituzioni politiche, sono a rischio di perdersi nei meandri oscuri delle molteplici violenze. E, allora, se Brugnano ha avuto il grande merito di far aprire gli occhi a quanti recano, per mandato elettorale, la responsabilità di tutto ciò che accade nella nostra Città e di sollecitare le loro coscienze ad una nuova sensibilità, come le loro intelligenze ad un nuovo e più responsabile impegno politico, facciamo Giuseppe Brugnano Questore e Prefetto, insieme, di questa nostra realtà. E facciamolo subito! Altrimenti, si taccia. E se si ha coscienza ci si mette all’opera. Subito! È unitariamente. Il tempo delle bugie e delle ipocrisie, dovrebbe essere già sparito da tempo. Almeno da quello in cui, io ne sono stato testimone, si prometteva a Catanzaro nuovo inizio.
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