Cimino: "Di Donald, di Francesco, delle comiche e dei drammi, del conclave storico e dell'attesa del nuovo papa"

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images Cimino: "Di Donald, di Francesco, delle comiche e dei drammi, del conclave storico e dell'attesa del nuovo papa"
Franco Cimino
  06 maggio 2025 11:55

di FRANCO CIMINO

Francesco, il Santo già da qui era e oggi Santo Lassù, ha fatto due miracoli grandi. Il primo, fatto grande la Chiesa, che stava, non per colpa del suo predecessore, riducendosi a piccola cosa. A religione quasi minore, nel confronto difficile con le altre minori. Una religione di gran lunga più piccola di quella sempre più grande estesa delI’Islam. Gli storici delle religioni e della Chiesa, unitamente agli storici in generale, chiariranno molto presto il Pontificato di Francesco, straordinaria figura considerata da più parti controversa. Ci diranno se è stato un Papa o un politico. Ovvero, se un Papa politico o teologo. Un pastore autentico convertitore d’anime o un persuasore sottile di menti e di pensieri altri che i suoi. Un rinnovatore coraggioso, che ha aperto la strada a radicali cambiamenti nella Chiesa, o un conservatore abile che ha saputo mascherare la volontà di lasciare la più resistente istituzione ferma alle sue vecchie credenze e ai suoi vecchi principi. Insomma, una sorta di Tommaso di Lampedusa, che predicava il “tutto cambi perché tutto resti com’era” o un sincero distruttore di vie muove. Un prete di campagna o un filosofo semplice per gli uomini e le donne di questo tempo privo di pensieri alti e di discussioni profonde intorno alle grandi questioni della modernità incerta, ferma a un passato ancora poco illuminato da saggezza, ragione, fede. La storia ci dirà. Chi vivrà sopra.

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Ma Francesco il miracolo l’ha fatto. Ha portato l’intero mondo davanti a sé. E non soltanto quel mondo ipocrita del potere politico che è andato in San Pietro per i funerali, con il miserevole intento di strumentalizzare l’evento per mero scopo propagandistico. Qualcuno, uno in particolare, però, si è lasciato colpire dalla maestosità, anche monumentale, della Chiesa di Roma, della sua storica e simbolica immagine di potenza. In particolare, della Basilica di San Pietro. Il più ambizioso, capriccioso, e infantile, di quei potenti, addirittura l’avrebbe pensata quale ufficio presidenziale. E quando, tornato a casa, qualcuno gli ha fatto capire che non sarebbe stato possibile ottenerlo, ché solo il Papa può disporne e per l’attività religiosa, ha deciso “farsi” Papa. Ancora il Conclave non era stato fissato e chissà che la cosa non potesse essere possibile, avrà pensato. Molti osservatori ci hanno riso su. Altri, assai pochi, ne hanno temuto l’effetto “psichiatrico” per la presunzione umana dell’uomo, in cui l’elefantiasi dell’io prevale sulla stessa corposa fisicità della persona. Non hanno, tutti loro, compreso, invece, l’atto più alto di una umiltà davvero imprevista. Quel potente voleva essere Dio, o quantomeno il suo fratello gemello che gli ha salvato la vita per salvare l’umanità, e invece si accontenta di essere soltanto Papa. Cioè , il successore di Pietro, anche qui ricevendo l’informazione che non si tratti di un lontano parente del vicino di ombrellone al mare di Miami.

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Questa mia ironia, della quale mi scuso anche con me stesso, sicuramente non gradita ai trumpisti di casa nostra, che non sono pochi, si ferma però davanti a quella foto montaggio, l’immagine costruita dall’intelligenza artificiale, che vede quel potente vestito da Papa, seduto sul trono pontificio. E con il dito indice lanciato in alto, non so se per imitazione del gesto dei talebani o per scimmiottare una delle tante immagini sacre del Dio onnipotente e imponente, forse minaccioso, che dalle sacrestie e dalle vecchie lezione di catechismo ai tempi della mia fanciulle venivano diffuse. Se c’erano dubbi sulla rozzezza e arroganza di quel capo della Nazione più potente, che già aveva propagandato il “miracolo” di far cessare le guerre in solo ventiquattr’ore dalla sua elezione(dopo cento giorni gli attacchi su Gaza e Ucraina sono ancora più pesanti), adesso tutto è chiaro. Della sua disinvoltura caratteriale, che strumentalmente nasconde, con la guerra commerciale più violenta che si conosca, il progetto, condiviso con i pochi autocrati che lo affiancano, di annettersi il mondo intero e le sue ricchezze ancora salve, concedendo una piccola porzione solo a Russia e Cina, se staranno buoni evidentemente. Tutto questo, nella debolezza dell’Europa, già nel mirino del super potente oltre che debole di suo, e nell’ assordante silenzio del nostro Paese e del suo governo.

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La caricatura del Papa non è solo una sciocchezza vergognosa. È assai di più. Quasi tutti, commentatori e politici, sono spariti dal radar democratico. Come se il mondo avesse dimenticato quella violenza esercitata da quel potente nel violare il corretto trasferimento dei poteri al nuovo presidente eletto nel voto del 2021, con l’incitamento ai rivoltosi che hanno attaccato Capitol Hill. Altrimenti, si potrebbe agevolmente comprendere che dall’oltraggio alle istituzioni del proprio paese e all’offesa di quella Costituzione, è disinvoltamente passato all’oltraggio della fede religiosa di un miliardo e mezzo di fedeli. Mi domando se questo atteggiamento di disprezzo verso la chiesa Cattolica, il presidente della nazione più democratica del mondo avrebbe il coraggio di ripeterlo nei confronti dell’Islam. Oppure, di quella ebraica dei potenti magnati cittadini americani che l’hanno sostenuto. Ovvero, di Israele dello scatenato Netanyahu. Ecco, ho detto ciò che sentivo. Avevo un nodo in gola, anzi un “nocciolo” di oliva che non mi scendeva. Finalmente, me lo sono cacciato! Torniamo a Francesco, il Santo dei miracoli. Dicevo della forza attrattiva, irresistibile direi, che ha portato l’attenzione di tutto il mondo sulla Chiesa di Roma. Un’attenzione che si è estesa come febbre epidemia o come un virus buono, che, dalla folla incontenibile dei funerali e della quotidiana visita alla sua tomba nella chiesa di Santa Maria Maggiore, si è nell’ultima settimana, concentrata sui 200 cardinali delle Congregazioni e sui centrotrentatré che domani entreranno in Conclave. Intanto, sulla domanda di chi sarà il nuovo Papa. Tutti gli occhi e tutte le telecamere e gli obiettivi fotografici sono puntati ormai Sulla Cappella Sistina. E sul cunicolo che emetterà nei giorni a seguire il fumo bianco o nero. E bianco in quale tempo record rispetto alle due ultime elezioni del Pontefice. Sarà che davvero lo lo spirito Santo soffia sulla mano dei Cardinali che votano. Infatti, almeno dalla seconda metà del secolo scorso sembrerebbe che i “ fratelli cardinali” non abbiano mai sbagliato eleggendo sempre il Papa giusto.

Quello che il tempo richiedeva. Sarà così anche questa volta, ne sono certo. E ancora più facilmente, essendoci sulla lista dei papabili nomi di personalità tutte valide. Tutte capaci di assolvere a un compito assai difficile. Un Papa di transizione? Che faccia riposare la chiesa dalle fibrillazioni e dai forti sommovimenti che ha creato Francesco? Un Papa del tempo necessario alla riflessione sui temi importanti che egli Egli ha lasciato sul campo? Si vuole, invece, un Papa più di governo e meno pastore? Un diplomatico esperto, capace di portare sul tavolo della diplomazia e della politica il lavoro intenso che Bergoglio ha prodotto in favore della Pace? Ovvero, un Pontefice proveniente dall’Europa e dalla cultura occidentale, che rallenti la corsa verso le periferie lontane e i continenti ancora più lontani? Oppure un asiatico, magari? E perché no un Papa nero, la più grande delle rivoluzioni, oggi, non solo nella Cattolicità? Sono domande alle quali io non saprei rispondere. Ma neppure altri, essendo ancora tute aperte. Da qui l’unica certezza. È che ancora non vi è nulla di scontato. Davvero tutto può accadere. Anche la più clamorosa delle sorprese. Due cose, però, non sono da scartare. La prima, una copia di Francesco non c’è. Egli è irripetibile, anche nelle figure che più gli rassomigliano. La seconda, trovarne una che possa rompere con il magistero di Bergoglio(perché di questo si tratta anche se gli eruditi principi della Chiesa pensano il contrario), sarebbe gravemente sbagliato. Francesco ha tracciato un solco nuovo da quale non si deve deviare. Un Papa “giusto”sarebbe una personalità che abbia un po’, un po’ e un po’ e un po’ , delle diverse caratteristiche di cui sopra. E tra i Cardinali ve ne sono alcuni che le possiedono tutte insieme. Saremo in buone mani. La Chiesa lo sarà. Il mondo, che piange ancora Francesco, lo sarà.

Ma occorre che i Cardinali e il Conclave facciano attenzione e si mantengano prudenti. Attenzione al fenomeno popolare di Bergoglio, uomo e pastore. Prudenza nel non interpretarlo come una fideistica adesione, quasi conversione cosmica, a questa Chiesa, alla religione cattolica, al potere temporale che ancora essa esprime. Il mondo orfano da decenni di un Padre morale e politico, cercava e ha trovato, come quarant’anni fa con Wojtyla, un leader credibile che coprisse il vuoto lasciato dalla Politica e dai suoi uomini mediocri. La gente di tutto il pianeta, i popoli di tutte le nazioni, specialmente i deboli e gli aggrediti da tutte le guerre, quella della povertà e della fame soprattutto, hanno visto in Francesco il leader dell’Umanità, di cui questa dolente affamata e assetata di tutto aveva fortemente bisogno. La Chiesa di Roma, non la lasci orfana. Ché e morirebbe. Davvero.

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